In questi giorni nelle famiglie inglesi non si parla certo di Berlusconi, come crede chi si limita a leggere la sezione Europe del Times, perché i sudditi brits hanno problemi ben più gravi: la criminalità infantile. Due fratelli di 10 e 12 anni sono sotto processo per avere torturato e umiliato sessualmente due bambini di 9 e 11 anni a Edlington, un villaggio del South Yorkshire. Il processo dei due ragazzini di Edlington ha traumatizzato la Gran Bretagna, dove episodi di sadismo infantile e adolescenziale si ripetono con frequenza sconcertante. Le vittime sono state trovate nude in un lago di sangue: in coma, dopo torture di waterboarding, sigarette accese schiacciate sulla pelle, bastoni affilati conficcati in gola e altri parti del corpo. A Edlington due ragazzini hanno applicato a due coetanei crudeltà finora parte soltanto della realtà estrema della guerra, come appunto le immagini delle torture di Abu Ghraib. “The uncommon evil”, è il titolo dell’editoriale di James Harding per i crimini commessi dai bambini su altri bambini nel Regno Unito. Harding ribalta il titolo del libro di Hannah Arendt sulla banalità del male. Si fatica a credere – scrive sconcertato – che in una società ricca e ben educata come quella british dei bambini possano arrivare a commettere azioni così barbare. Purtroppo sono accadute altre volte, come nel delitto agghiacciante commesso nel ’93 da due ragazzini, che uccisero un bambino di due anni in uno shop center. I moralisti antibritannici di tutto il mondo – afferma il direttore del Times, che in quanto a moralismo non ha niente da invidiare a nessuno – diranno anche questa volta che simili episodi sono il risultato di un’Inghilterra a pezzi e criticheranno duramente la società moderna. Harding sottolinea il fallimento dei servizi sociali inglesi: i due ragazzini erano noti agli assistenti sociali, venivano da una famiglia con madre drogata e padre alcolizzato, che non li nutriva e li mandava a cercare cibo fuori casa. Harding conclude che la giusta risposta a questi orrori è combattere chi parla di una Gran Bretagna sfasciata e affrontare il problema reale delle famiglie sfasciate, ma parecchi lettori inglesi del Times obiettano nei commenti, con una logica diversa da quella di Harding, che se le famiglie sono a pezzi anche il paese è a pezzi. Chi conosce un po’ la Gran Bretagna, sa purtroppo quanto faccia acqua l’immagine patinata della società british tutta fair play di Oxbridge o tutta snob di Ascot. Anche senza andare troppo lontano da Central London si trovano punti della zona two dove non si parla neppure inglese. In quartieri come Notting Hill, a Holland Park, con strade signorili e belle case in mezzo al verde, come nei più ricchi Highgate o Hampstead, basta poco per rendersi conto come si alternino benessere e degrado. L’alcolismo è una piaga british e le facce di bianchi disoccupati, malvestiti, capelli sporchi, inequivocabilmente poveri, con i segni dell’alcol e della droga, sono familiari a ogni uscita della metropolitana e presenze regolari di ogni quartiere di Londra. Come la realtà british della violenza sui bambini e dei ragazzini criminali, di cui i nostri media informano raramente. Nessun giornale italiano ha una riga per il caso di Edlington, che ha scioccato gli inglesi. Repubblica riporta sul sito web qualsiasi articolo inglese dedicato al gossip su Berlusconi, descrive l’Italia vista da Londra come un paese perduto, ma non ci dice niente delle angosce della società inglese. Dai bambini assassini ai soldati britannici male equipaggiati che muoiono ogni giorno in Afghanstan, gli inglesi affrontano quotidianamente la crisi di un paese in declino. L’orgoglio rende ancora più difficile affrontare la realtà, come si è visto nel caso della liberazione di Ali al-Megrahi, il responsabile dell’attentato di Lockerbie. Prima di ammettere di avere liberato il terrorista libico per il petrolio e rapporti commerciali indispensabili all’economia inglese, è stata recitata una commedia piuttosto triste dal Times, come dai media brit, malati di nazionalismo. Mentre i vignettisti si sbizzarrivano a disegnare Berlusconi con la faccia di Gheddafi e il Colonnello con quella del Cav., James Harding ha usato la solita retorica melodrammatica deprecando, di volta in volta, Gordon Brown e Berlusconi. Dalla politica estera alla cronaca, purtroppo con la retorica dell’orgoglio british si risolve poco, perché una società che produce orrori come i bambini di Edlington ha il dovere di cominciare a guardare a cosa accade in casa propria e a pensare ai propri bambini.
domenica 6 settembre 2009
Gran Bretagna
Il declino della Gran Bretagna. Piccoli barbari crescono nel paese dell'orgoglio british e della lotta al Cav. di Daniela Coli
In questi giorni nelle famiglie inglesi non si parla certo di Berlusconi, come crede chi si limita a leggere la sezione Europe del Times, perché i sudditi brits hanno problemi ben più gravi: la criminalità infantile. Due fratelli di 10 e 12 anni sono sotto processo per avere torturato e umiliato sessualmente due bambini di 9 e 11 anni a Edlington, un villaggio del South Yorkshire. Il processo dei due ragazzini di Edlington ha traumatizzato la Gran Bretagna, dove episodi di sadismo infantile e adolescenziale si ripetono con frequenza sconcertante. Le vittime sono state trovate nude in un lago di sangue: in coma, dopo torture di waterboarding, sigarette accese schiacciate sulla pelle, bastoni affilati conficcati in gola e altri parti del corpo. A Edlington due ragazzini hanno applicato a due coetanei crudeltà finora parte soltanto della realtà estrema della guerra, come appunto le immagini delle torture di Abu Ghraib. “The uncommon evil”, è il titolo dell’editoriale di James Harding per i crimini commessi dai bambini su altri bambini nel Regno Unito. Harding ribalta il titolo del libro di Hannah Arendt sulla banalità del male. Si fatica a credere – scrive sconcertato – che in una società ricca e ben educata come quella british dei bambini possano arrivare a commettere azioni così barbare. Purtroppo sono accadute altre volte, come nel delitto agghiacciante commesso nel ’93 da due ragazzini, che uccisero un bambino di due anni in uno shop center. I moralisti antibritannici di tutto il mondo – afferma il direttore del Times, che in quanto a moralismo non ha niente da invidiare a nessuno – diranno anche questa volta che simili episodi sono il risultato di un’Inghilterra a pezzi e criticheranno duramente la società moderna. Harding sottolinea il fallimento dei servizi sociali inglesi: i due ragazzini erano noti agli assistenti sociali, venivano da una famiglia con madre drogata e padre alcolizzato, che non li nutriva e li mandava a cercare cibo fuori casa. Harding conclude che la giusta risposta a questi orrori è combattere chi parla di una Gran Bretagna sfasciata e affrontare il problema reale delle famiglie sfasciate, ma parecchi lettori inglesi del Times obiettano nei commenti, con una logica diversa da quella di Harding, che se le famiglie sono a pezzi anche il paese è a pezzi. Chi conosce un po’ la Gran Bretagna, sa purtroppo quanto faccia acqua l’immagine patinata della società british tutta fair play di Oxbridge o tutta snob di Ascot. Anche senza andare troppo lontano da Central London si trovano punti della zona two dove non si parla neppure inglese. In quartieri come Notting Hill, a Holland Park, con strade signorili e belle case in mezzo al verde, come nei più ricchi Highgate o Hampstead, basta poco per rendersi conto come si alternino benessere e degrado. L’alcolismo è una piaga british e le facce di bianchi disoccupati, malvestiti, capelli sporchi, inequivocabilmente poveri, con i segni dell’alcol e della droga, sono familiari a ogni uscita della metropolitana e presenze regolari di ogni quartiere di Londra. Come la realtà british della violenza sui bambini e dei ragazzini criminali, di cui i nostri media informano raramente. Nessun giornale italiano ha una riga per il caso di Edlington, che ha scioccato gli inglesi. Repubblica riporta sul sito web qualsiasi articolo inglese dedicato al gossip su Berlusconi, descrive l’Italia vista da Londra come un paese perduto, ma non ci dice niente delle angosce della società inglese. Dai bambini assassini ai soldati britannici male equipaggiati che muoiono ogni giorno in Afghanstan, gli inglesi affrontano quotidianamente la crisi di un paese in declino. L’orgoglio rende ancora più difficile affrontare la realtà, come si è visto nel caso della liberazione di Ali al-Megrahi, il responsabile dell’attentato di Lockerbie. Prima di ammettere di avere liberato il terrorista libico per il petrolio e rapporti commerciali indispensabili all’economia inglese, è stata recitata una commedia piuttosto triste dal Times, come dai media brit, malati di nazionalismo. Mentre i vignettisti si sbizzarrivano a disegnare Berlusconi con la faccia di Gheddafi e il Colonnello con quella del Cav., James Harding ha usato la solita retorica melodrammatica deprecando, di volta in volta, Gordon Brown e Berlusconi. Dalla politica estera alla cronaca, purtroppo con la retorica dell’orgoglio british si risolve poco, perché una società che produce orrori come i bambini di Edlington ha il dovere di cominciare a guardare a cosa accade in casa propria e a pensare ai propri bambini.
In questi giorni nelle famiglie inglesi non si parla certo di Berlusconi, come crede chi si limita a leggere la sezione Europe del Times, perché i sudditi brits hanno problemi ben più gravi: la criminalità infantile. Due fratelli di 10 e 12 anni sono sotto processo per avere torturato e umiliato sessualmente due bambini di 9 e 11 anni a Edlington, un villaggio del South Yorkshire. Il processo dei due ragazzini di Edlington ha traumatizzato la Gran Bretagna, dove episodi di sadismo infantile e adolescenziale si ripetono con frequenza sconcertante. Le vittime sono state trovate nude in un lago di sangue: in coma, dopo torture di waterboarding, sigarette accese schiacciate sulla pelle, bastoni affilati conficcati in gola e altri parti del corpo. A Edlington due ragazzini hanno applicato a due coetanei crudeltà finora parte soltanto della realtà estrema della guerra, come appunto le immagini delle torture di Abu Ghraib. “The uncommon evil”, è il titolo dell’editoriale di James Harding per i crimini commessi dai bambini su altri bambini nel Regno Unito. Harding ribalta il titolo del libro di Hannah Arendt sulla banalità del male. Si fatica a credere – scrive sconcertato – che in una società ricca e ben educata come quella british dei bambini possano arrivare a commettere azioni così barbare. Purtroppo sono accadute altre volte, come nel delitto agghiacciante commesso nel ’93 da due ragazzini, che uccisero un bambino di due anni in uno shop center. I moralisti antibritannici di tutto il mondo – afferma il direttore del Times, che in quanto a moralismo non ha niente da invidiare a nessuno – diranno anche questa volta che simili episodi sono il risultato di un’Inghilterra a pezzi e criticheranno duramente la società moderna. Harding sottolinea il fallimento dei servizi sociali inglesi: i due ragazzini erano noti agli assistenti sociali, venivano da una famiglia con madre drogata e padre alcolizzato, che non li nutriva e li mandava a cercare cibo fuori casa. Harding conclude che la giusta risposta a questi orrori è combattere chi parla di una Gran Bretagna sfasciata e affrontare il problema reale delle famiglie sfasciate, ma parecchi lettori inglesi del Times obiettano nei commenti, con una logica diversa da quella di Harding, che se le famiglie sono a pezzi anche il paese è a pezzi. Chi conosce un po’ la Gran Bretagna, sa purtroppo quanto faccia acqua l’immagine patinata della società british tutta fair play di Oxbridge o tutta snob di Ascot. Anche senza andare troppo lontano da Central London si trovano punti della zona two dove non si parla neppure inglese. In quartieri come Notting Hill, a Holland Park, con strade signorili e belle case in mezzo al verde, come nei più ricchi Highgate o Hampstead, basta poco per rendersi conto come si alternino benessere e degrado. L’alcolismo è una piaga british e le facce di bianchi disoccupati, malvestiti, capelli sporchi, inequivocabilmente poveri, con i segni dell’alcol e della droga, sono familiari a ogni uscita della metropolitana e presenze regolari di ogni quartiere di Londra. Come la realtà british della violenza sui bambini e dei ragazzini criminali, di cui i nostri media informano raramente. Nessun giornale italiano ha una riga per il caso di Edlington, che ha scioccato gli inglesi. Repubblica riporta sul sito web qualsiasi articolo inglese dedicato al gossip su Berlusconi, descrive l’Italia vista da Londra come un paese perduto, ma non ci dice niente delle angosce della società inglese. Dai bambini assassini ai soldati britannici male equipaggiati che muoiono ogni giorno in Afghanstan, gli inglesi affrontano quotidianamente la crisi di un paese in declino. L’orgoglio rende ancora più difficile affrontare la realtà, come si è visto nel caso della liberazione di Ali al-Megrahi, il responsabile dell’attentato di Lockerbie. Prima di ammettere di avere liberato il terrorista libico per il petrolio e rapporti commerciali indispensabili all’economia inglese, è stata recitata una commedia piuttosto triste dal Times, come dai media brit, malati di nazionalismo. Mentre i vignettisti si sbizzarrivano a disegnare Berlusconi con la faccia di Gheddafi e il Colonnello con quella del Cav., James Harding ha usato la solita retorica melodrammatica deprecando, di volta in volta, Gordon Brown e Berlusconi. Dalla politica estera alla cronaca, purtroppo con la retorica dell’orgoglio british si risolve poco, perché una società che produce orrori come i bambini di Edlington ha il dovere di cominciare a guardare a cosa accade in casa propria e a pensare ai propri bambini.
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3 commenti:
Non che in Italia si stia messi tanto megli0.
Pavia: pensionato scrive su un forum "A Milano gli extracomunitari illegali agiscono da padroni assoluti"... a processo per istigazione all'odio razziale.
(e già che ci sono, i magistrati denunciano anche un altro utente che parlava male dei gay)
Link
Imbecilli!
http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/cronaca/bagno-burkini/1.html
Vero, l'italia non è messa tanto meglio ma se non altro non va a sentenziare altrove.
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