A Bruxelles fa caldo. Il Ramadan è cominciato, e ai fedeli nel sobborgo a maggioranza musulmana di Molenbeek non è consentito mangiare o bere dal sorgere del sole al tramonto. Neanche i poliziotti non musulmani che pattugliano le strade di Molenbeek nelle loro automobili roventi possono mangiare o bere. Come ogni anno durante il Ramadan, il loro superiore Philippe Moureaux, sindaco socialista di Molenbeek, ha ordinato di rispettare la sensibilità islamica e di non “provocare” i musulmani violando in pubblico le limitazioni imposte dal Ramadan. Di fatto, nelle aree musulmane di Bruxelles la legge islamica, la Sharia, è già applicata. E per tutti. A poco più di tre chilometri da Molenbeek c’è il distretto europeo di Bruxelles. Uno dei grandi edifici di vetro e cemento che vi si trova è il Parlamento Europeo, dove si riuniscono i rappresentanti eletti di 27 Stati membri dell’Unione europea. I 736 membri del Parlamento Europeo sono appena rientrati dalla pausa estiva e la maggioranza di essi non ha idea di come vadano le cose a Molenbeek. La maggior parte di loro non si reca mai in quella parte della città perché Molenbeek è ritenuto un posto poco sicuro per chi non è musulmano. Nondimeno, è un vero peccato che i politici europei non siano consapevoli della vita che si svolge quotidianamente appena dietro l’angolo. Ciò significa che la maggior parte dei 736 membri del Parlamento Europeo che compongono la seconda più grande assemblea democraticamente eletta del mondo dopo l’India non ha la benché minima idea di come si viva in uno dei quartieri in costante crescita delle aree urbane europee. Un’escursione a piedi per le strade di Molenbeek dovrebbe essere resa obbligatoria per ogni membro del Parlamento Europeo. Alcuni amici a Bruxelles organizzano visite di un’ora a Molenbeek. Ci si muove su un’auto non appariscente guidata da un autista del posto che conosce le vie di fuga e con un bodyguard a bordo. Il rischio, altrimenti, sarebbe troppo alto. Queste visite sono chiamate “safari” e gite simili – definite “Eurabia Safaris” – vengono organizzate anche in altre città europee. Uno dei momenti clou – benché non il più pericoloso in assoluto – del safari a Rosengaard, il quartiere musulmano della città svedese di Malmö, è una breve tappa che consente al visitatore di scattare una veloce istantanea di fronte alla “Jihadskörkortsteori”, letteralmente la “Scuola Guida Jihad”. Le zone soggette alla Sharia si stanno espandendo con rapidità in tutta l’Europa occidentale. Benché attualmente limitate a quelle che i francesi chiamano “ZUS” (zones urbaines sensibles, “zone urbane sensibili”), queste aree stanno crescendo a grande velocità. Già oggi, otto milioni dei sessanta milioni di abitanti della Francia vivono in una delle 751 “zone urbane sensibili” del paese. Il mese del Ramadan è per tradizione il periodo più pericoloso dell’anno nelle “aree sensibili” d’Europa. Dopo il tramonto, il divieto imposto dal Ramadan al bere, al mangiare e alle attività sessuali decade sino al successivo sorgere del sole. Per i musulmani il Ramadan è un periodo di feste notturne. I giovani islamici sono estremamente irritabili, e feste del genere finiscono con grande facilità per degenerare in spasmi notturni fatti di caos, vandalismo e violenza. I disordini generati in Europa dal Ramadan spesso vanno avanti per giorni o settimane in cui centinaia di automobili, negozi ed edifici pubblici vengono dati alle fiamme. In paesi islamici come l’Indonesia durante il Ramadan la polizia intensifica i pattugliamenti al fine di adottare “la mano pesante” nei confronti delle illegalità notturne. In Europa, invece, alla polizia è stato dato l’ordine di adottare un profilo estremamente basso per non “provocare” la popolazione musulmana. In paesi come la Gran Bretagna ai poliziotti è stato imposto di frequentare corsi di “conoscenza del Ramadan” ed è stato ordinato loro, “per ragioni di sensibilità religiosa”, di evitare di dar corso ai mandati d’arresto per le persone di fede islamica durante il mese del Ramadan. L’Europa, durante il Ramadan, è una polveriera. I disordini avvenuti durante il Ramadan di cui si è più parlato – e che sono stati coperti anche dalla stampa statunitense – hanno avuto luogo in Francia nel 2005. Da quei fatti in poi, le autorità francesi hanno chiesto ai media di non riferire più delle ondate di irrequietezza nelle zones urbaines sensibles; una richiesta che i media sembrano aver raccolto. Durante i disordini del 2005 un gran numero di sociologi aveva suggerito che la poligamia fosse una delle ragioni delle diffuse violenze nelle comunità musulmane tra giovani che soffrivano l’assenza di una figura paterna. Una teoria che sembra aver impressionato i leader politici francesi. Gérard Larcher, l’allora ministro del Lavoro e attualmente presidente del Senato, aveva spiegato al Financial Times del 15 novembre 2005 che i matrimoni multipli tra gli immigrati conducono a comportamenti antisociali come a certe attività criminose. Bernard Accoyer, un parlamentare di spicco dell’UMP al governo (Union pour un mouvement populaire, Unione per un movimento popolare) e ora presidente dell’Assemblea Nazionale di Francia (il Congresso francese), ha affermato che la prole generata da ampie famiglie poligame ha problemi a integrarsi nella società tradizionale. Come comunque ai tempi aveva avvertito il Financial Times, “le osservazioni di Mr. Larcher potrebbero ulteriormente infiammare il dibattito ed è probabile che suscitino indignazione sia tra i musulmani che tra i gruppi antirazzisti”. Apparentemente il governo francese era della medesima opinione e non diede seguito alle parole di Larcher e di Accoyer con un serio giro di vite sulla poligamia. Secondo la legge francese avere più di una mogli non è legale, ma secondo la Sharia islamica lo è. Si ritiene che trentamila musulmani francesi abbiano più d’una moglie, e che oltre duecentocinquantamila persone vivano in famiglie poligame. La tolleranza nei confronti dei matrimoni poligami in osservanza alla Sharia non è limitata esclusivamente alla Francia. In Norvegia il Centro di cultura islamica norvegese (ICCN, Islamic Cultural Center Norway), un’organizzazione di emigrati sovvenzionata dallo Stato Norvegese, suggerisce ai musulmani di prendere più d’una moglie in quanto la poligamia “è vantaggiosa e dovrebbe essere praticata ove le condizioni consentano tale usanza”. In Gran Bretagna la legge adotta un approccio ugualmente liberale nei confronti della poligamia per gli uomini di fede musulmana consentendo agevolazioni fiscali per le seconde, terze e quarte mogli. Lo scorso febbraio la baronessa Sayeeda Warsi, pari del Regno di origini musulmane e membro del partito Conservatore, ha evidenziato come il crescente numero di musulmani con oltre quattro mogli in Gran Bretagna stia diventando una minaccia per la coesione della comunità. Nei Paesi Bassi le autorità registrano ufficialmente i matrimoni poligami dei cittadini non olandesi provenienti dal Marocco, dall’Egitto, dal Pakistan e da altri paesi islamici. Le autorità municipali di Amsterdam hanno addirittura ammesso di aver registrato cittadini olandesi (di origine islamica) con più di una moglie. Anche il Belgio riconosce i matrimoni poligami islamici. Soltanto il mese scorso, il dipartimento per il welfare della città di Anversa ha annunciato che 45 degli uomini che ricevono assegni sociali ha due o più mogli. Incassando i benefit dello Stato per varie mogli, gli immigrati dediti alla poligamia abusano di fatto del sistema di previdenza sociale. In Francia il permesso di residenza è dato alle famiglie poligame soltanto se le due mogli non vivono allo stesso indirizzo, il che però significa che queste famiglie rivendicano il diritto a un doppio sussidio per la casa, a doppi assegni familiari e ad altri benefit sociali. Il riconoscimento dei matrimoni poligami per i musulmani in nazioni dove la poligamia era (ed è) illegale per i non islamici mette in evidenza come, in questi paesi, la Sharia sia ormai cosa già accettata. In maniera implicita si è accettato un sistema di “apartheid legale” che prevede sistemi legali diversi per i musulmani e per i non musulmani. La decisione di evitare l’arresto di musulmani durante il Ramadan “per ragioni di sensibilità religiosa” – trattando così in maniera differente islamici e non islamici – non fa che confermare l’esistenza di un doppio sistema legale. Ed è difficile capire come un doppio sistema legale di tal fatta possa continuare a sussistere sullo stesso territorio. È molto probabile che alla fine uno dei due sistemi prevarrà sull’altro. La decisione del sindaco di Molenbeek sul fatto che i funzionari di polizia non musulmani debbano rispettare le limitazioni imposte del Ramadan evidenzia quale sarà il prossimo passo se le autorità europee mancheranno d’imporre le vigenti leggi dello Stato agli immigrati islamici. Vale a dire l’imposizione della legge della Sharia a chiunque, ai non musulmani come ai musulmani. E tutto ciò, mentre gli islamici d’Europa festeggiano il proprio Ramadan, è qualcosa su cui varrebbe la pena che gli europei non musulmani meditassero con attenzione.
sabato 5 settembre 2009
Eurabia
Tra Ramadan e poligamia. Eurabian Safari: viaggio nello scontro di civiltà interno al vecchio continente di Thomas Landen
A Bruxelles fa caldo. Il Ramadan è cominciato, e ai fedeli nel sobborgo a maggioranza musulmana di Molenbeek non è consentito mangiare o bere dal sorgere del sole al tramonto. Neanche i poliziotti non musulmani che pattugliano le strade di Molenbeek nelle loro automobili roventi possono mangiare o bere. Come ogni anno durante il Ramadan, il loro superiore Philippe Moureaux, sindaco socialista di Molenbeek, ha ordinato di rispettare la sensibilità islamica e di non “provocare” i musulmani violando in pubblico le limitazioni imposte dal Ramadan. Di fatto, nelle aree musulmane di Bruxelles la legge islamica, la Sharia, è già applicata. E per tutti. A poco più di tre chilometri da Molenbeek c’è il distretto europeo di Bruxelles. Uno dei grandi edifici di vetro e cemento che vi si trova è il Parlamento Europeo, dove si riuniscono i rappresentanti eletti di 27 Stati membri dell’Unione europea. I 736 membri del Parlamento Europeo sono appena rientrati dalla pausa estiva e la maggioranza di essi non ha idea di come vadano le cose a Molenbeek. La maggior parte di loro non si reca mai in quella parte della città perché Molenbeek è ritenuto un posto poco sicuro per chi non è musulmano. Nondimeno, è un vero peccato che i politici europei non siano consapevoli della vita che si svolge quotidianamente appena dietro l’angolo. Ciò significa che la maggior parte dei 736 membri del Parlamento Europeo che compongono la seconda più grande assemblea democraticamente eletta del mondo dopo l’India non ha la benché minima idea di come si viva in uno dei quartieri in costante crescita delle aree urbane europee. Un’escursione a piedi per le strade di Molenbeek dovrebbe essere resa obbligatoria per ogni membro del Parlamento Europeo. Alcuni amici a Bruxelles organizzano visite di un’ora a Molenbeek. Ci si muove su un’auto non appariscente guidata da un autista del posto che conosce le vie di fuga e con un bodyguard a bordo. Il rischio, altrimenti, sarebbe troppo alto. Queste visite sono chiamate “safari” e gite simili – definite “Eurabia Safaris” – vengono organizzate anche in altre città europee. Uno dei momenti clou – benché non il più pericoloso in assoluto – del safari a Rosengaard, il quartiere musulmano della città svedese di Malmö, è una breve tappa che consente al visitatore di scattare una veloce istantanea di fronte alla “Jihadskörkortsteori”, letteralmente la “Scuola Guida Jihad”. Le zone soggette alla Sharia si stanno espandendo con rapidità in tutta l’Europa occidentale. Benché attualmente limitate a quelle che i francesi chiamano “ZUS” (zones urbaines sensibles, “zone urbane sensibili”), queste aree stanno crescendo a grande velocità. Già oggi, otto milioni dei sessanta milioni di abitanti della Francia vivono in una delle 751 “zone urbane sensibili” del paese. Il mese del Ramadan è per tradizione il periodo più pericoloso dell’anno nelle “aree sensibili” d’Europa. Dopo il tramonto, il divieto imposto dal Ramadan al bere, al mangiare e alle attività sessuali decade sino al successivo sorgere del sole. Per i musulmani il Ramadan è un periodo di feste notturne. I giovani islamici sono estremamente irritabili, e feste del genere finiscono con grande facilità per degenerare in spasmi notturni fatti di caos, vandalismo e violenza. I disordini generati in Europa dal Ramadan spesso vanno avanti per giorni o settimane in cui centinaia di automobili, negozi ed edifici pubblici vengono dati alle fiamme. In paesi islamici come l’Indonesia durante il Ramadan la polizia intensifica i pattugliamenti al fine di adottare “la mano pesante” nei confronti delle illegalità notturne. In Europa, invece, alla polizia è stato dato l’ordine di adottare un profilo estremamente basso per non “provocare” la popolazione musulmana. In paesi come la Gran Bretagna ai poliziotti è stato imposto di frequentare corsi di “conoscenza del Ramadan” ed è stato ordinato loro, “per ragioni di sensibilità religiosa”, di evitare di dar corso ai mandati d’arresto per le persone di fede islamica durante il mese del Ramadan. L’Europa, durante il Ramadan, è una polveriera. I disordini avvenuti durante il Ramadan di cui si è più parlato – e che sono stati coperti anche dalla stampa statunitense – hanno avuto luogo in Francia nel 2005. Da quei fatti in poi, le autorità francesi hanno chiesto ai media di non riferire più delle ondate di irrequietezza nelle zones urbaines sensibles; una richiesta che i media sembrano aver raccolto. Durante i disordini del 2005 un gran numero di sociologi aveva suggerito che la poligamia fosse una delle ragioni delle diffuse violenze nelle comunità musulmane tra giovani che soffrivano l’assenza di una figura paterna. Una teoria che sembra aver impressionato i leader politici francesi. Gérard Larcher, l’allora ministro del Lavoro e attualmente presidente del Senato, aveva spiegato al Financial Times del 15 novembre 2005 che i matrimoni multipli tra gli immigrati conducono a comportamenti antisociali come a certe attività criminose. Bernard Accoyer, un parlamentare di spicco dell’UMP al governo (Union pour un mouvement populaire, Unione per un movimento popolare) e ora presidente dell’Assemblea Nazionale di Francia (il Congresso francese), ha affermato che la prole generata da ampie famiglie poligame ha problemi a integrarsi nella società tradizionale. Come comunque ai tempi aveva avvertito il Financial Times, “le osservazioni di Mr. Larcher potrebbero ulteriormente infiammare il dibattito ed è probabile che suscitino indignazione sia tra i musulmani che tra i gruppi antirazzisti”. Apparentemente il governo francese era della medesima opinione e non diede seguito alle parole di Larcher e di Accoyer con un serio giro di vite sulla poligamia. Secondo la legge francese avere più di una mogli non è legale, ma secondo la Sharia islamica lo è. Si ritiene che trentamila musulmani francesi abbiano più d’una moglie, e che oltre duecentocinquantamila persone vivano in famiglie poligame. La tolleranza nei confronti dei matrimoni poligami in osservanza alla Sharia non è limitata esclusivamente alla Francia. In Norvegia il Centro di cultura islamica norvegese (ICCN, Islamic Cultural Center Norway), un’organizzazione di emigrati sovvenzionata dallo Stato Norvegese, suggerisce ai musulmani di prendere più d’una moglie in quanto la poligamia “è vantaggiosa e dovrebbe essere praticata ove le condizioni consentano tale usanza”. In Gran Bretagna la legge adotta un approccio ugualmente liberale nei confronti della poligamia per gli uomini di fede musulmana consentendo agevolazioni fiscali per le seconde, terze e quarte mogli. Lo scorso febbraio la baronessa Sayeeda Warsi, pari del Regno di origini musulmane e membro del partito Conservatore, ha evidenziato come il crescente numero di musulmani con oltre quattro mogli in Gran Bretagna stia diventando una minaccia per la coesione della comunità. Nei Paesi Bassi le autorità registrano ufficialmente i matrimoni poligami dei cittadini non olandesi provenienti dal Marocco, dall’Egitto, dal Pakistan e da altri paesi islamici. Le autorità municipali di Amsterdam hanno addirittura ammesso di aver registrato cittadini olandesi (di origine islamica) con più di una moglie. Anche il Belgio riconosce i matrimoni poligami islamici. Soltanto il mese scorso, il dipartimento per il welfare della città di Anversa ha annunciato che 45 degli uomini che ricevono assegni sociali ha due o più mogli. Incassando i benefit dello Stato per varie mogli, gli immigrati dediti alla poligamia abusano di fatto del sistema di previdenza sociale. In Francia il permesso di residenza è dato alle famiglie poligame soltanto se le due mogli non vivono allo stesso indirizzo, il che però significa che queste famiglie rivendicano il diritto a un doppio sussidio per la casa, a doppi assegni familiari e ad altri benefit sociali. Il riconoscimento dei matrimoni poligami per i musulmani in nazioni dove la poligamia era (ed è) illegale per i non islamici mette in evidenza come, in questi paesi, la Sharia sia ormai cosa già accettata. In maniera implicita si è accettato un sistema di “apartheid legale” che prevede sistemi legali diversi per i musulmani e per i non musulmani. La decisione di evitare l’arresto di musulmani durante il Ramadan “per ragioni di sensibilità religiosa” – trattando così in maniera differente islamici e non islamici – non fa che confermare l’esistenza di un doppio sistema legale. Ed è difficile capire come un doppio sistema legale di tal fatta possa continuare a sussistere sullo stesso territorio. È molto probabile che alla fine uno dei due sistemi prevarrà sull’altro. La decisione del sindaco di Molenbeek sul fatto che i funzionari di polizia non musulmani debbano rispettare le limitazioni imposte del Ramadan evidenzia quale sarà il prossimo passo se le autorità europee mancheranno d’imporre le vigenti leggi dello Stato agli immigrati islamici. Vale a dire l’imposizione della legge della Sharia a chiunque, ai non musulmani come ai musulmani. E tutto ciò, mentre gli islamici d’Europa festeggiano il proprio Ramadan, è qualcosa su cui varrebbe la pena che gli europei non musulmani meditassero con attenzione.
A Bruxelles fa caldo. Il Ramadan è cominciato, e ai fedeli nel sobborgo a maggioranza musulmana di Molenbeek non è consentito mangiare o bere dal sorgere del sole al tramonto. Neanche i poliziotti non musulmani che pattugliano le strade di Molenbeek nelle loro automobili roventi possono mangiare o bere. Come ogni anno durante il Ramadan, il loro superiore Philippe Moureaux, sindaco socialista di Molenbeek, ha ordinato di rispettare la sensibilità islamica e di non “provocare” i musulmani violando in pubblico le limitazioni imposte dal Ramadan. Di fatto, nelle aree musulmane di Bruxelles la legge islamica, la Sharia, è già applicata. E per tutti. A poco più di tre chilometri da Molenbeek c’è il distretto europeo di Bruxelles. Uno dei grandi edifici di vetro e cemento che vi si trova è il Parlamento Europeo, dove si riuniscono i rappresentanti eletti di 27 Stati membri dell’Unione europea. I 736 membri del Parlamento Europeo sono appena rientrati dalla pausa estiva e la maggioranza di essi non ha idea di come vadano le cose a Molenbeek. La maggior parte di loro non si reca mai in quella parte della città perché Molenbeek è ritenuto un posto poco sicuro per chi non è musulmano. Nondimeno, è un vero peccato che i politici europei non siano consapevoli della vita che si svolge quotidianamente appena dietro l’angolo. Ciò significa che la maggior parte dei 736 membri del Parlamento Europeo che compongono la seconda più grande assemblea democraticamente eletta del mondo dopo l’India non ha la benché minima idea di come si viva in uno dei quartieri in costante crescita delle aree urbane europee. Un’escursione a piedi per le strade di Molenbeek dovrebbe essere resa obbligatoria per ogni membro del Parlamento Europeo. Alcuni amici a Bruxelles organizzano visite di un’ora a Molenbeek. Ci si muove su un’auto non appariscente guidata da un autista del posto che conosce le vie di fuga e con un bodyguard a bordo. Il rischio, altrimenti, sarebbe troppo alto. Queste visite sono chiamate “safari” e gite simili – definite “Eurabia Safaris” – vengono organizzate anche in altre città europee. Uno dei momenti clou – benché non il più pericoloso in assoluto – del safari a Rosengaard, il quartiere musulmano della città svedese di Malmö, è una breve tappa che consente al visitatore di scattare una veloce istantanea di fronte alla “Jihadskörkortsteori”, letteralmente la “Scuola Guida Jihad”. Le zone soggette alla Sharia si stanno espandendo con rapidità in tutta l’Europa occidentale. Benché attualmente limitate a quelle che i francesi chiamano “ZUS” (zones urbaines sensibles, “zone urbane sensibili”), queste aree stanno crescendo a grande velocità. Già oggi, otto milioni dei sessanta milioni di abitanti della Francia vivono in una delle 751 “zone urbane sensibili” del paese. Il mese del Ramadan è per tradizione il periodo più pericoloso dell’anno nelle “aree sensibili” d’Europa. Dopo il tramonto, il divieto imposto dal Ramadan al bere, al mangiare e alle attività sessuali decade sino al successivo sorgere del sole. Per i musulmani il Ramadan è un periodo di feste notturne. I giovani islamici sono estremamente irritabili, e feste del genere finiscono con grande facilità per degenerare in spasmi notturni fatti di caos, vandalismo e violenza. I disordini generati in Europa dal Ramadan spesso vanno avanti per giorni o settimane in cui centinaia di automobili, negozi ed edifici pubblici vengono dati alle fiamme. In paesi islamici come l’Indonesia durante il Ramadan la polizia intensifica i pattugliamenti al fine di adottare “la mano pesante” nei confronti delle illegalità notturne. In Europa, invece, alla polizia è stato dato l’ordine di adottare un profilo estremamente basso per non “provocare” la popolazione musulmana. In paesi come la Gran Bretagna ai poliziotti è stato imposto di frequentare corsi di “conoscenza del Ramadan” ed è stato ordinato loro, “per ragioni di sensibilità religiosa”, di evitare di dar corso ai mandati d’arresto per le persone di fede islamica durante il mese del Ramadan. L’Europa, durante il Ramadan, è una polveriera. I disordini avvenuti durante il Ramadan di cui si è più parlato – e che sono stati coperti anche dalla stampa statunitense – hanno avuto luogo in Francia nel 2005. Da quei fatti in poi, le autorità francesi hanno chiesto ai media di non riferire più delle ondate di irrequietezza nelle zones urbaines sensibles; una richiesta che i media sembrano aver raccolto. Durante i disordini del 2005 un gran numero di sociologi aveva suggerito che la poligamia fosse una delle ragioni delle diffuse violenze nelle comunità musulmane tra giovani che soffrivano l’assenza di una figura paterna. Una teoria che sembra aver impressionato i leader politici francesi. Gérard Larcher, l’allora ministro del Lavoro e attualmente presidente del Senato, aveva spiegato al Financial Times del 15 novembre 2005 che i matrimoni multipli tra gli immigrati conducono a comportamenti antisociali come a certe attività criminose. Bernard Accoyer, un parlamentare di spicco dell’UMP al governo (Union pour un mouvement populaire, Unione per un movimento popolare) e ora presidente dell’Assemblea Nazionale di Francia (il Congresso francese), ha affermato che la prole generata da ampie famiglie poligame ha problemi a integrarsi nella società tradizionale. Come comunque ai tempi aveva avvertito il Financial Times, “le osservazioni di Mr. Larcher potrebbero ulteriormente infiammare il dibattito ed è probabile che suscitino indignazione sia tra i musulmani che tra i gruppi antirazzisti”. Apparentemente il governo francese era della medesima opinione e non diede seguito alle parole di Larcher e di Accoyer con un serio giro di vite sulla poligamia. Secondo la legge francese avere più di una mogli non è legale, ma secondo la Sharia islamica lo è. Si ritiene che trentamila musulmani francesi abbiano più d’una moglie, e che oltre duecentocinquantamila persone vivano in famiglie poligame. La tolleranza nei confronti dei matrimoni poligami in osservanza alla Sharia non è limitata esclusivamente alla Francia. In Norvegia il Centro di cultura islamica norvegese (ICCN, Islamic Cultural Center Norway), un’organizzazione di emigrati sovvenzionata dallo Stato Norvegese, suggerisce ai musulmani di prendere più d’una moglie in quanto la poligamia “è vantaggiosa e dovrebbe essere praticata ove le condizioni consentano tale usanza”. In Gran Bretagna la legge adotta un approccio ugualmente liberale nei confronti della poligamia per gli uomini di fede musulmana consentendo agevolazioni fiscali per le seconde, terze e quarte mogli. Lo scorso febbraio la baronessa Sayeeda Warsi, pari del Regno di origini musulmane e membro del partito Conservatore, ha evidenziato come il crescente numero di musulmani con oltre quattro mogli in Gran Bretagna stia diventando una minaccia per la coesione della comunità. Nei Paesi Bassi le autorità registrano ufficialmente i matrimoni poligami dei cittadini non olandesi provenienti dal Marocco, dall’Egitto, dal Pakistan e da altri paesi islamici. Le autorità municipali di Amsterdam hanno addirittura ammesso di aver registrato cittadini olandesi (di origine islamica) con più di una moglie. Anche il Belgio riconosce i matrimoni poligami islamici. Soltanto il mese scorso, il dipartimento per il welfare della città di Anversa ha annunciato che 45 degli uomini che ricevono assegni sociali ha due o più mogli. Incassando i benefit dello Stato per varie mogli, gli immigrati dediti alla poligamia abusano di fatto del sistema di previdenza sociale. In Francia il permesso di residenza è dato alle famiglie poligame soltanto se le due mogli non vivono allo stesso indirizzo, il che però significa che queste famiglie rivendicano il diritto a un doppio sussidio per la casa, a doppi assegni familiari e ad altri benefit sociali. Il riconoscimento dei matrimoni poligami per i musulmani in nazioni dove la poligamia era (ed è) illegale per i non islamici mette in evidenza come, in questi paesi, la Sharia sia ormai cosa già accettata. In maniera implicita si è accettato un sistema di “apartheid legale” che prevede sistemi legali diversi per i musulmani e per i non musulmani. La decisione di evitare l’arresto di musulmani durante il Ramadan “per ragioni di sensibilità religiosa” – trattando così in maniera differente islamici e non islamici – non fa che confermare l’esistenza di un doppio sistema legale. Ed è difficile capire come un doppio sistema legale di tal fatta possa continuare a sussistere sullo stesso territorio. È molto probabile che alla fine uno dei due sistemi prevarrà sull’altro. La decisione del sindaco di Molenbeek sul fatto che i funzionari di polizia non musulmani debbano rispettare le limitazioni imposte del Ramadan evidenzia quale sarà il prossimo passo se le autorità europee mancheranno d’imporre le vigenti leggi dello Stato agli immigrati islamici. Vale a dire l’imposizione della legge della Sharia a chiunque, ai non musulmani come ai musulmani. E tutto ciò, mentre gli islamici d’Europa festeggiano il proprio Ramadan, è qualcosa su cui varrebbe la pena che gli europei non musulmani meditassero con attenzione.
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1 commenti:
Portateci il KOMPAGNO FINI, glielo pago io il viaggio...
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