Onorevole D'Alema, inevitabilmente la prima domanda è sul «caso Boffo». Anche lei è convinto che le dimissioni del direttore dell'«Avvenire» rappresentino un fatto grave? «È un caso che desta grande preoccupazione. Come desta preoccupazione il degrado impressionante della vita pubblica di cui il presidente del Consiglio è il principale responsabile».
C'è chi ricorda che anche lei, come altri esponenti del centrosinistra, aveva la querela facile e il dente avvelenato contro i giornalisti. Non sembrerebbe quindi un'esclusiva di Silvio Berlusconi. «Questo accostamento è insensato. Io non posseggo televisioni e giornali e quando sono diventato presidente del Consiglio ho rimesso tutte le querele».
Ma non è che il Pd sta sopravalutando queste storie lasciando perdere tutti gli altri problemi del Paese? La crisi economica e quella sociale avanzano, e l'opposizione si occupa delle faccende private del presidente del Consiglio. «È sbagliato sottovalutare quel che sta accadendo e dire "occupiamoci dei problemi veri". Questo è un problema vero che aggrava tutti gli altri, perché, grazie al potere che il governo ha sull'informazione, si indeboliscono il controllo e lo stimolo e peggiora anche la qualità stessa dell'azione di governo».
In compenso, l'opposizione di centrosinistra appare più che appannata. «Certo, in questo momento si avverte l'assenza di una voce autorevole dell'opposizione. Son fiducioso che, alla fine di questa sofferta e lunghissima discussione interna al Pd, le cose cambieranno. Bersani è un leader autorevole, determinato a costruire un partito e un gruppo dirigente, dopo che si è pensato troppo a lungo che bastasse demolire ciò che c'era per costruire il nuovo».
Insomma, onorevole D'Alema, lei vuole ristrutturare il Partito democratico e rimettere in piedi l'allegra comitiva dell'Unione. «La comitiva di undici sigle dell'Unione non c'è più. Ora c'è il Pd, che può diventare il perno di una nuova alleanza democratica tra alcuni partiti che si mettono insieme sulla base di un programma chiaro e che si vincolano a un codice di comportamento». Scusi ma pensa sul serio di riuscire a mettere insieme Rifondazione comunista e Udc?«Rifondazione non sembra avere interesse a una prospettiva di governo, ma a sinistra c'è chi vuole misurarsi con questa sfida. E poi all'opposizione ci sono Udc e Idv».
L'Udc di Pier Ferdinando Casini, per la verità, potrebbe andare a destra... «Tra l'Udc e la destra è maturata una divergenza profonda che riguarda la concezione stessa della democrazia e che non mi pare facilmente ricomponibile. In più, oggi, vi è quell'aspra lacerazione tra Berlusconi e la sensibilità dei cattolici italiani. In ogni caso noi abbiamo già sperimentato delle convergenze con l'Udc alle amministrative e abbiamo constatato che il suo elettorato ha seguito l'indicazione politica dei gruppi dirigenti di quel partito, dunque non è vero che i nostri elettorati sono incompatibili».
Ma con l'elezione di Pierluigi Bersani alla segreteria del Partito democratico non teme una scissione degli ex margheritini, che potrebbero non sentirsi rappresentati da un ex ds? «L'ipotesi della scissione non è mai stata seriamente in campo. Con Bersani nel partito ci sarà finalmente la pace».
Maria Teresa Meli
Emiliano: "C'è del marcio attorno a D'Alema". C'è il nome di D'Alema tra i regali di Tarantini.
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