sabato 5 settembre 2009

Massimo D'Alemallah (2)

«Atto di barbarie, è allarme democrazia». D'Alema: dopo Boffo chi ha una notizia fastidiosa per il premier sa di rischiare ritorsioni

Onorevole D'Alema, inevitabilmente la prima domanda è sul «caso Boffo». Anche lei è convinto che le dimissioni del direttore dell'«Avvenire» rappresentino un fatto grave? «È un caso che desta grande preoccupazione. Come desta preoccupazione il degrado impressionante della vita pubblica di cui il presidente del Consiglio è il principale responsabile».
Secondo lei le frequentazioni femminili del presidente del Consiglio influiscono sul serio sulla politica del nostro Paese o lo dice solo per fare propaganda? «Essendo Berlusconi capo del governo è ovvio che la sua condotta ha una rilevanza politica soprattutto per il modo in cui egli ha reagito non spiegando i suoi comportamenti, non rispondendo a interrogativi legittimi, il che avrebbe probabilmente chiuso la questione. Al contrario, Berlusconi ha utilizzato il suo potere politico, mediatico e finanziario per perseguitare e colpire le voci critiche. Si è creata una situazione pesante e allarmante: l'episodio del direttore dell'Avvenire segna uno spartiacque: un qualsiasi giornalista che abbia una notizia imbarazzante o fastidiosa per il presidente del Consiglio sa che da oggi in poi, se la pubblica, è a rischio di pesanti ritorsioni. Al fondo di questa barbarie c'è l'anomalìa italiana».
E che cosa mai sarebbe questa anomalìa italiana di cui lei parla, onorevole D'Alema? «I giornali nel mondo civile controllano il potere. Berlusconi, invece, utilizza gran parte dei mezzi di informazione per controllare quelli che dovrebbero controllare lui e il suo governo. Questo ormai è un serio problema di carattere democratico».
C'è chi ricorda che anche lei, come altri esponenti del centrosinistra, aveva la querela facile e il dente avvelenato contro i giornalisti. Non sembrerebbe quindi un'esclusiva di Silvio Berlusconi. «Questo accostamento è insensato. Io non posseggo televisioni e giornali e quando sono diventato presidente del Consiglio ho rimesso tutte le querele».
Ma non è che il Pd sta sopravalutando queste storie lasciando perdere tutti gli altri problemi del Paese? La crisi economica e quella sociale avanzano, e l'opposizione si occupa delle faccende private del presidente del Consiglio. «È sbagliato sottovalutare quel che sta accadendo e dire "occupiamoci dei problemi veri". Questo è un problema vero che aggrava tutti gli altri, perché, grazie al potere che il governo ha sull'informazione, si indeboliscono il controllo e lo stimolo e peggiora anche la qualità stessa dell'azione di governo».
Onorevole D'Alema non le pare di esagerare? «Non credo. Pensi alla realtà della crisi economica e sociale: per un anno ci è stato raccontato che non c'era la crisi e quando ormai era impossibile negarla si è detto che c'era stata ma era finita. La verità è che noi siamo i più colpiti tra i Paesi industrializzati. E questo governo è l'unico, tra quelli dei Paesi più importanti, che non ha fatto nulla di significativo per fronteggiare la crisi. Si galleggia nella speranza che la ripresa internazionale prima o poi trainerà l'Italia. Ma si tratta di una pura illusione, se non si affrontano i problemi reali e non si fanno le riforme».
In compenso, l'opposizione di centrosinistra appare più che appannata. «Certo, in questo momento si avverte l'assenza di una voce autorevole dell'opposizione. Son fiducioso che, alla fine di questa sofferta e lunghissima discussione interna al Pd, le cose cambieranno. Bersani è un leader autorevole, determinato a costruire un partito e un gruppo dirigente, dopo che si è pensato troppo a lungo che bastasse demolire ciò che c'era per costruire il nuovo».
Insomma, onorevole D'Alema, lei vuole ristrutturare il Partito democratico e rimettere in piedi l'allegra comitiva dell'Unione. «La comitiva di undici sigle dell'Unione non c'è più. Ora c'è il Pd, che può diventare il perno di una nuova alleanza democratica tra alcuni partiti che si mettono insieme sulla base di un programma chiaro e che si vincolano a un codice di comportamento». Scusi ma pensa sul serio di riuscire a mettere insieme Rifondazione comunista e Udc?«Rifondazione non sembra avere interesse a una prospettiva di governo, ma a sinistra c'è chi vuole misurarsi con questa sfida. E poi all'opposizione ci sono Udc e Idv».
L'Udc di Pier Ferdinando Casini, per la verità, potrebbe andare a destra... «Tra l'Udc e la destra è maturata una divergenza profonda che riguarda la concezione stessa della democrazia e che non mi pare facilmente ricomponibile. In più, oggi, vi è quell'aspra lacerazione tra Berlusconi e la sensibilità dei cattolici italiani. In ogni caso noi abbiamo già sperimentato delle convergenze con l'Udc alle amministrative e abbiamo constatato che il suo elettorato ha seguito l'indicazione politica dei gruppi dirigenti di quel partito, dunque non è vero che i nostri elettorati sono incompatibili».
E per il Pd dovrebbe essere Bersani, una volta eletto segretario, a occuparsi della creazione di questo nuovo schieramento? «Bersani è un uomo di governo capace ed è sempre stato fuori dai conflitti personali all'interno del centrosinistra. Lui è di gran lunga la persona più adatta a guidarci in questa fase di ricostruzione del partito, dopo il periodo confuso che ha caratterizzato l'avvio del Pd».
Ma con l'elezione di Pierluigi Bersani alla segreteria del Partito democratico non teme una scissione degli ex margheritini, che potrebbero non sentirsi rappresentati da un ex ds? «L'ipotesi della scissione non è mai stata seriamente in campo. Con Bersani nel partito ci sarà finalmente la pace».
Onorevole D'Alema, un'ultima domanda: nella sua Puglia il Pd è nei guai con la giustizia, che impressione si è fatto di questa vicenda? «Ho sempre avuto rispetto della magistratura. Se vi sono stati illeciti è giusto che siano perseguiti. Finora non ho capito bene di cosa si tratti e ho l'impressione che vi sia una grande esagerazione. Almeno nei titoli di alcuni giornali».

Maria Teresa Meli

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