Pare che sia stato il finanziere Soros ad assegnare il colore viola al “Popolo di Internet”. Averlo chiamato “popolo” è con tutta evidenza una mistificazione in quanto fino a ieri si è identificato come Popolo un gruppo residente stabilmente in un determinato territorio, unito dalla lingua, dalla religione, dal passato storico. La somma di molti individui, quindi, non è un Popolo; ma il passaggio dal virtuale al reale, chiamando a raccolta i frequentatori della Rete, è stato deciso per cominciare a dare forma a quella omogeneizzazione mondiale delle persone, dei mercati e dei governi cui lavora già da molti anni l’alta finanza. Il vero colpo di genio è stato quello di fornire ad una massa “liquida” come quella di internet, una specie di “identità” e di comune appartenenza attraverso un colore unificante. Milioni di persone senza nome e senza volto, assolutamente ignote l’una all’altra, ma unite dal “viola”, sono apparse d’un tratto nelle strade e nelle piazze delle città, convinte di somigliarsi, di ri-conoscersi, e hanno fatto le prime prove di quella che nelle intenzioni dei grandi finanzieri che oggi possiedono il mondo, sarà la reductio ad unum dei popoli e la capacità di governarli a livello globale. La strategia usata per far sì che nessuno si accorgesse della gravità dell’avvenimento, è quella del dire e non dire, lanciare il sasso e ritirare la mano, scherzare e fare sul serio, con la convinzione, ben fondata, che giornalisti e politici comunque sarebbero stati al gioco, o perché complici, o perché incapaci di capire. Infatti, il “popolo viola” ogni tanto fa capolino fra le varie notizie del giorno, e subito scompare senza che nessuno se ne preoccupi o cerchi di approfondire l’entità e il significato del fenomeno. Ma Soros non è persona da prendere sottogamba: la sua acutissima intelligenza, e l’assoluta freddezza (o cinismo che dir si voglia) con cui l’adopera, sono strumenti troppo temibili per non doverli tenere sempre sotto osservazione. Ci sono soprattutto due dati “strani”, sia per la loro modalità che per la loro coincidenza, sui quali riflettere. Da una parte l’improvviso cambiamento d’umore nei confronti dell’UE da parte di alcuni politici ed organi di stampa, fino a ieri osannanti. La crisi economica ha influito senza dubbio su qualche ripensamento; ma gli economisti che oggi parlano senza reticenze della possibile crisi dell’euro perché: “nessuna moneta può essere forte senza un’organizzazione politico-statuale alle spalle”, sono gli stessi che hanno sempre respinto con disdegno chiunque facesse la medesima, e ovvia, affermazione. La “sacralità” dell’UE, inoltre, è stata imposta con una tale forza fin dall’inizio che il maggior quotidiano italiano ne ha innalzato la bandiera sulla testata quando ancora non esisteva neppure la moneta unica. Cosa più significativa del fatto che nessun quotidiano porti sulla testata neanche la bandiera italiana e il Corriere porti soltanto quella europea? Da qualche tempo, però, ogni tanto questa bandiera viene “coperta” da immagini quanto mai profane: calciatori, cantanti… Maria de Filippi! Contemporaneamente, compaiono sul Corriere i servizi più critici sulle “spese folli” del Parlamento Europeo, sul possibile scricchiolio dell’euro, perfino sulla eventualità che la Grecia esca dall’UE. Insomma il Corriere della Sera sta aggiustando il tiro proprio quando l’alta finanza ha dato inizio alla battaglia di primavera: il Popolo Viola e il governo mondiale. Alcuni interrogativi sono inevitabili. Che il dissesto economico e monetario sia voluto? Che la moneta unica europea debba lasciare il posto alla moneta unica mondiale? Difficile saperlo per chi non si trova nell’ambito degli invisibili posti di comando. Una risposta, però, si può intravedere nella scelta del colore viola. Tutti sanno che si tratta di un colore che “porta male”. Ma il suo “portare male” è molto complesso e indica una sfida con la “potenza” (radice “vi”), e di conseguenza con la “potenza virile” (vis), con tutto ciò che è sacro e che non deve essere “violato”, penetrato con violenza, posseduto. Una sfida superba da parte di chi oggi ha in mano le ricchezze del mondo e vuole passare dal possesso delle ricchezze al possesso del mondo stesso.
sabato 3 aprile 2010
Il popolo viola
Dal «popolo viola» al governo del mondo di Ida Magli
Pare che sia stato il finanziere Soros ad assegnare il colore viola al “Popolo di Internet”. Averlo chiamato “popolo” è con tutta evidenza una mistificazione in quanto fino a ieri si è identificato come Popolo un gruppo residente stabilmente in un determinato territorio, unito dalla lingua, dalla religione, dal passato storico. La somma di molti individui, quindi, non è un Popolo; ma il passaggio dal virtuale al reale, chiamando a raccolta i frequentatori della Rete, è stato deciso per cominciare a dare forma a quella omogeneizzazione mondiale delle persone, dei mercati e dei governi cui lavora già da molti anni l’alta finanza. Il vero colpo di genio è stato quello di fornire ad una massa “liquida” come quella di internet, una specie di “identità” e di comune appartenenza attraverso un colore unificante. Milioni di persone senza nome e senza volto, assolutamente ignote l’una all’altra, ma unite dal “viola”, sono apparse d’un tratto nelle strade e nelle piazze delle città, convinte di somigliarsi, di ri-conoscersi, e hanno fatto le prime prove di quella che nelle intenzioni dei grandi finanzieri che oggi possiedono il mondo, sarà la reductio ad unum dei popoli e la capacità di governarli a livello globale. La strategia usata per far sì che nessuno si accorgesse della gravità dell’avvenimento, è quella del dire e non dire, lanciare il sasso e ritirare la mano, scherzare e fare sul serio, con la convinzione, ben fondata, che giornalisti e politici comunque sarebbero stati al gioco, o perché complici, o perché incapaci di capire. Infatti, il “popolo viola” ogni tanto fa capolino fra le varie notizie del giorno, e subito scompare senza che nessuno se ne preoccupi o cerchi di approfondire l’entità e il significato del fenomeno. Ma Soros non è persona da prendere sottogamba: la sua acutissima intelligenza, e l’assoluta freddezza (o cinismo che dir si voglia) con cui l’adopera, sono strumenti troppo temibili per non doverli tenere sempre sotto osservazione. Ci sono soprattutto due dati “strani”, sia per la loro modalità che per la loro coincidenza, sui quali riflettere. Da una parte l’improvviso cambiamento d’umore nei confronti dell’UE da parte di alcuni politici ed organi di stampa, fino a ieri osannanti. La crisi economica ha influito senza dubbio su qualche ripensamento; ma gli economisti che oggi parlano senza reticenze della possibile crisi dell’euro perché: “nessuna moneta può essere forte senza un’organizzazione politico-statuale alle spalle”, sono gli stessi che hanno sempre respinto con disdegno chiunque facesse la medesima, e ovvia, affermazione. La “sacralità” dell’UE, inoltre, è stata imposta con una tale forza fin dall’inizio che il maggior quotidiano italiano ne ha innalzato la bandiera sulla testata quando ancora non esisteva neppure la moneta unica. Cosa più significativa del fatto che nessun quotidiano porti sulla testata neanche la bandiera italiana e il Corriere porti soltanto quella europea? Da qualche tempo, però, ogni tanto questa bandiera viene “coperta” da immagini quanto mai profane: calciatori, cantanti… Maria de Filippi! Contemporaneamente, compaiono sul Corriere i servizi più critici sulle “spese folli” del Parlamento Europeo, sul possibile scricchiolio dell’euro, perfino sulla eventualità che la Grecia esca dall’UE. Insomma il Corriere della Sera sta aggiustando il tiro proprio quando l’alta finanza ha dato inizio alla battaglia di primavera: il Popolo Viola e il governo mondiale. Alcuni interrogativi sono inevitabili. Che il dissesto economico e monetario sia voluto? Che la moneta unica europea debba lasciare il posto alla moneta unica mondiale? Difficile saperlo per chi non si trova nell’ambito degli invisibili posti di comando. Una risposta, però, si può intravedere nella scelta del colore viola. Tutti sanno che si tratta di un colore che “porta male”. Ma il suo “portare male” è molto complesso e indica una sfida con la “potenza” (radice “vi”), e di conseguenza con la “potenza virile” (vis), con tutto ciò che è sacro e che non deve essere “violato”, penetrato con violenza, posseduto. Una sfida superba da parte di chi oggi ha in mano le ricchezze del mondo e vuole passare dal possesso delle ricchezze al possesso del mondo stesso.
Pare che sia stato il finanziere Soros ad assegnare il colore viola al “Popolo di Internet”. Averlo chiamato “popolo” è con tutta evidenza una mistificazione in quanto fino a ieri si è identificato come Popolo un gruppo residente stabilmente in un determinato territorio, unito dalla lingua, dalla religione, dal passato storico. La somma di molti individui, quindi, non è un Popolo; ma il passaggio dal virtuale al reale, chiamando a raccolta i frequentatori della Rete, è stato deciso per cominciare a dare forma a quella omogeneizzazione mondiale delle persone, dei mercati e dei governi cui lavora già da molti anni l’alta finanza. Il vero colpo di genio è stato quello di fornire ad una massa “liquida” come quella di internet, una specie di “identità” e di comune appartenenza attraverso un colore unificante. Milioni di persone senza nome e senza volto, assolutamente ignote l’una all’altra, ma unite dal “viola”, sono apparse d’un tratto nelle strade e nelle piazze delle città, convinte di somigliarsi, di ri-conoscersi, e hanno fatto le prime prove di quella che nelle intenzioni dei grandi finanzieri che oggi possiedono il mondo, sarà la reductio ad unum dei popoli e la capacità di governarli a livello globale. La strategia usata per far sì che nessuno si accorgesse della gravità dell’avvenimento, è quella del dire e non dire, lanciare il sasso e ritirare la mano, scherzare e fare sul serio, con la convinzione, ben fondata, che giornalisti e politici comunque sarebbero stati al gioco, o perché complici, o perché incapaci di capire. Infatti, il “popolo viola” ogni tanto fa capolino fra le varie notizie del giorno, e subito scompare senza che nessuno se ne preoccupi o cerchi di approfondire l’entità e il significato del fenomeno. Ma Soros non è persona da prendere sottogamba: la sua acutissima intelligenza, e l’assoluta freddezza (o cinismo che dir si voglia) con cui l’adopera, sono strumenti troppo temibili per non doverli tenere sempre sotto osservazione. Ci sono soprattutto due dati “strani”, sia per la loro modalità che per la loro coincidenza, sui quali riflettere. Da una parte l’improvviso cambiamento d’umore nei confronti dell’UE da parte di alcuni politici ed organi di stampa, fino a ieri osannanti. La crisi economica ha influito senza dubbio su qualche ripensamento; ma gli economisti che oggi parlano senza reticenze della possibile crisi dell’euro perché: “nessuna moneta può essere forte senza un’organizzazione politico-statuale alle spalle”, sono gli stessi che hanno sempre respinto con disdegno chiunque facesse la medesima, e ovvia, affermazione. La “sacralità” dell’UE, inoltre, è stata imposta con una tale forza fin dall’inizio che il maggior quotidiano italiano ne ha innalzato la bandiera sulla testata quando ancora non esisteva neppure la moneta unica. Cosa più significativa del fatto che nessun quotidiano porti sulla testata neanche la bandiera italiana e il Corriere porti soltanto quella europea? Da qualche tempo, però, ogni tanto questa bandiera viene “coperta” da immagini quanto mai profane: calciatori, cantanti… Maria de Filippi! Contemporaneamente, compaiono sul Corriere i servizi più critici sulle “spese folli” del Parlamento Europeo, sul possibile scricchiolio dell’euro, perfino sulla eventualità che la Grecia esca dall’UE. Insomma il Corriere della Sera sta aggiustando il tiro proprio quando l’alta finanza ha dato inizio alla battaglia di primavera: il Popolo Viola e il governo mondiale. Alcuni interrogativi sono inevitabili. Che il dissesto economico e monetario sia voluto? Che la moneta unica europea debba lasciare il posto alla moneta unica mondiale? Difficile saperlo per chi non si trova nell’ambito degli invisibili posti di comando. Una risposta, però, si può intravedere nella scelta del colore viola. Tutti sanno che si tratta di un colore che “porta male”. Ma il suo “portare male” è molto complesso e indica una sfida con la “potenza” (radice “vi”), e di conseguenza con la “potenza virile” (vis), con tutto ciò che è sacro e che non deve essere “violato”, penetrato con violenza, posseduto. Una sfida superba da parte di chi oggi ha in mano le ricchezze del mondo e vuole passare dal possesso delle ricchezze al possesso del mondo stesso.
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