mercoledì 28 aprile 2010
Spagna
Spagna: disoccupazione al 20%, partito degli emigranti di Paolo Della Sala
Inquietante dato sulla disoccupazione in Spagna, che ha toccato il 20%, (per giunta in presenza di meno lavoro sommerso rispetto all'Italia). Un'indagine dell'Instituto Nacional de Estadística (INE) ha mostrato i dati dell'inchiesta sul mercato del lavoro (Encuesta de Población Activa -EPA) relativi al primo trimestre 2010, che saranno resi pubblici venerdi. Secondo il quotidiano ABC, che ha ottenuto i dati in anticipo per un errore di Epa, la disoccupazione sarebbe al 20,5%, con 4.612.700 disoccupati. Cosa più grave: un incremento di 286.200 persone rispetto alla fine del 2009.
I giovani al di sotto dei 25 anni hanno un tasso di disoccupazione del 40,93%. Aumento degli occupati solo nel settore dell'agricoltura (+52.600). Nell'industria crollo di 81.100 unità nei primi mesi del 2010, su 2.599.800 in tutto; nell'edilizia, vero scandalo paesaggistico, ambientale, economico, dell'Europa del sud i lavoratori neo disoccupati sono 139.700, su un totale di 1.663.000; nei servizi sono 83.600, su 13.296.100 di occupati (troppi, a occhio e croce: i mutui e la speculazione edilizia, col boom del lavoro improduttivo e statalizzato (anche in forme invisibili, come il link Stato-banche negli Usa, non il "libero mercato", sono il bubbone della crisi mondiale)
Prima delle elezioni amministrative del 2011 dovrebbe nascere il partito degli emigranti spagnolo, con l'obiettivo di "proteggere i diritti di questa parte della società".
Si chiamerà PIN -Partido de los Inmigrantes Nueva Generación-, e il suo programma si basa anche sulla promozione di merci e cibi di basso costo, destinati agli emigrati, oltre che sull'impulso del (nefasto) culto del multiculturalismo. Il presidente del partito è il boliviano Pedro Ribera, mentre il vice è uno spagnolo, Francisco Roldán. Il nuovo partito fa pensare che il programma del Psoe (creare una forte base elettorale con gli emigrati)è saltato, visto che giustamente i neo-spagnoli preferiscono organizzarsi in autonomia da soli.
Carlos Chao, rappresentante del Comité Para la Integración del Pueblo Chino en España, afferma che nel paese iberico ci sono più di 200.000 immigrati cinesi, dei quali oltre 70.000 sono clandestini irregolari. Secondo Chao il Ministero del lavoro e dell'immigrazione spagnolo sta bloccando tutte le domande di regolarizzazione, ma così facendo da' "un semaforo verde all'economia in nero".
Ben 27.000 cinesi hanno una propria ditta, la loro è la comunità spagnola con maggiore presenza nel settore del lavoro autonomo. I laureati cinesi nemmeno in patria cercano un posto di lavoro "fisso ed eterno", considerato roba da disprezzare. Dopo i cinesi, in Spagna 24.000 romeni lavorano in proprio, e 20.000 inglesi.
Salgono però le proteste contro i negozi cinesi: non hanno orario e vendono ogni genere di prodotto (ma se i prodotti sono regolari, dov'è il delitto?). In un anno ci sono state 600 denunce per irregolarità alla Camera del commercio di Madrid. (fonte Minuto digital).
(Da Dagospia): "Il panorama, in una Spagna ove ci sono, secondo dati ufficiali del governo, 700 mila case nuove vuote, si incupisce sempre di più. Le rebajas, i saldi, fanno capolino su tutti i negozi tutti i mesi dell'anno. E nei grandi quartieri dormitorio, come a Leganés, nel sud di Madrid, chiudono persino centri commerciali ciclopici come l'M-40 perché i costruttori non possono pagare i debiti delle banche (il tasso di morosità è ormai del 5, 3%).
Tanto che non solo dilagano le imprese di riscossione dei crediti come «El Cobrador del Frac», i cui impiegati vestiti da pinguino sputtanano i debitori in pubblico fino a quando pagano il dovuto, ma la crisi ha inventato anche il «Gabelliere del cellulare», che perseguita i morosi tempestandolo quotidianamente di telefonate.
Specchio dei tempi, la storia più emblematica della Disoccupatilandia di Zapatero è quella di Díaz Ferrán. Non è uno dei tanti parados che assediano gli uffici di collocamento, bensí il presidente (ancora in carica) della Ceoe, la Confindustria spagnola. Prima non pagava gli stipendi ai lavoratori della sua Air Comet (fallita con 310 milioni di euro di debiti), poi il governo gli ha commissariato l'assicuratrice Seguros Mercurio, adesso rischia il pignoramento dell'agenzia di viaggi (privatizzata) Viajes Marsans".
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