martedì 20 aprile 2010

Islam di tolleranza


Pakistan - Mentre nelle nazioni occidentali si discute appassionatamente di velo, di burkini e di diritti delle minoranze islamiche, con inspiegabili erosioni dei diritti dei cristiani (come nei recenti casi in Inghilterra), gran parte del mondo islamico procede spedito nella direzione dell’assoluta “non reciprocità”, vessando e perseguitando i non musulmani e in particolare i cristiani. La vena polemica con cui iniziamo questa newsletter deriva ovviamente dal nostro impegno diretto in quelle nazioni dove la persecuzione è reale, ove raccogliamo valanghe di testimonianze di cristiani discriminati, incarcerati, torturati, uccisi o rapiti. E a proposito dell’infame fenomeno dei rapimenti, la cronaca ci riporta oggi in Pakistan, dove molte giovani cristiane vengono sequestrate e costrette a convertirsi all’islam a suon di violenze.

Sonia Mahon ha 19 anni. E’ cristiana e vive con la sua famiglia nel sobborgo di Nishtar della grande città pakistana di Lahore. Il primo aprile scorso Ali Raza, un musulmano della zona, ha bussato alla porta di casa sua, dicendole che il fratello Parvaiz l’aspettava lì fuori. Ingenuamente le ha creduto e invece del fratello ad aspettarla c’era un’auto con all’interno alcuni amici di Raza. L’hanno costretta a entrare e da quel momento è sparita. Le ricerche della famiglia sono state vane; il cellulare della ragazza era spento; poi, dopo due giorni di angoscia, finalmente quel cellulare è risultato acceso, ma a rispondere non è stata Sonia, bensì la voce di un uomo che, dopo qualche parola biascicata, ha passato la linea proprio alla giovane ragazza. Sonia, con voce flebile, ha detto alla sua famiglia di non cercarla più, che lei era felice e che non dovevano assolutamente cercare di trovarla.

“E’ ovvio che è stata obbligata con la violenza a dire quelle cose”, ha raccontato il fratello Parvaiz, “temo che prima l’abbiamo costretta con la forza a convertirsi all’islam, poi a sposarsi con qualcuno di loro e questo potrebbe voler dire che non la rivedremo mai più”. Di casi come questi ne succedono molti. Un ragazzo musulmano particolarmente spregiudicato prende di mira una giovane cristiana, con l'aiuto di amici la rapisce, la tengono segregata per giorni, la obbligano tra botte e insulti a recitare un improvvisato credo musulmano e poi il ragazzo la violenta mettendola incinta: per la ragazza e per la famiglia è l’inizio di un incubo che spesso non ha fine.

In Pakistan la vita per i cristiani diventa sempre più dura. Vi sono zone in cui è addirittura impossibile resistere. In quelle zone, le autorità locali assolutamente non aiutano, anzi spesso sono la fonte dei problemi: false accuse di vario genere vengono fabbricate ad hoc per distruggere la vita di intere comunità, per far chiudere chiese, per arrestare pastori o per coprire rapitori e assassini di cristiani. Anche nel caso del rapimento di Sonia, la polizia inizialmente non voleva nemmeno accettare la denuncia di scomparsa, solo l’intervento della All Pakistan Minorities Alliance ha fatto sì che gli agenti fossero obbligati ad iniziare le ricerche. Secondo il direttore di questa organizzazione in favore delle minoranze, Khalid Gill, uno degli amici di Raza, tale Fahad, da tempo cerca di rapire una giovane cristiana per prendersela come sposa-schiava, a suo carico infatti ci sarebbero già altri tentativi. I ritardi e le indolenze nelle ricerche da parte della polizia spesso non sono altro che strategie, poiché gli agenti, pur sapendo dove si trova, attendono che la ragazza rapita rimanga incinta dalle violenze subite, così poi è quasi impossibile per i tribunali permettere alla ragazza di tornare alla sua famiglia.

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