sabato 24 aprile 2010

Imprenditori stranieri


MESTRE - Gli imprenditori italiani sentono la crisi. Quelli stranieri, che lavorano in Italia, molto meno: negli ultimi 5 anni sono cresciuti del 40,5% raggiungendo, a fine 2009, quota 599.036 imprese. Ma nello scorso anno, uno degli anni più difficili della storia recente del nostro Paese, l'aumento rispetto l'anno precedente è stato +4,1%. La Cgia di Mestre, Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre, che ha elaborato questi dati, stima che in queste 600.000 attività guidate da titolari stranieri vi trovino lavoro almeno 2 milioni di persone.

LA COMUNITA' PIU' NUMEROSA E' QUELLA MAROCCHINA - La comunità di imprenditori più numerosa è quella marocchina che conta 57.621 aziende, segue quella cinese con 49.854 e quella romena con 49.132. Appena fuori dal podio troviamo gli svizzeri (43.973 imprenditori), i tedeschi (36.325) e gli albanesi (34.982). Ma il dato interessante è l'incremento che si è registrato negli ultimi anni. Tra il 2004 e il 2009, ad esempio, gli imprenditori romeni (presenti prevalentemente nell'edilizia), sono cresciuti del 204,1%. I cittadini del Bangladesh (con forte attitudini nel settore del commercio alimentare e nei phon center) sono aumentati del 133,6%. Gli albanesi (anch'essi con una forte vocazione nel settore delle costruzioni) hanno registrato una impennata del 110,1%.

Quali le ragioni di questa crescita? «Innanzitutto va ricordato che in questi anni è decisamente aumentato il loro numero in termini assoluti e quindi è cresciuto in maniera corrispondente anche la loro propensione a mettersi in proprio - spiega Giuseppe Bortolussi della Cgia di Mestre - Inoltre, in virtù del forte impulso subito dai ricongiungimenti familiari, molti stranieri hanno scelto di aprire una piccola attività artigianale o commerciale grazie all'aiuto del coniuge o di altri familiari che si sono prestati come collaboratori».

LINGUA ITALIANA - Infine, il segretario della Cgia di Mestre interviene anche sulla proposta lanciata dalla Lega Nord di introdurre l'obbligo di un corso di lingua italiana per coloro che vogliono aprire un'attivitá commerciale. «Stando ai risultati emersi da una recente indagine presentata dall'Istat nel dicembre scorso - conclude Giuseppe Bortolussi - il 90,9% dei lavoratori stranieri intervistati ha dichiarato di far uso della lingua italiana nei luoghi di lavoro. Inoltre, ritengono che questa sia una condizione necessaria per affermarsi professionalmente oltre a rappresentare uno strumento necessario per favorire il loro inserimento sociale. L'unica eccezione è rappresentata dai cinesi che praticamente non conoscono la nostra lingua.»

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