venerdì 16 aprile 2010

Sbarchi

Sbarchi diminuiti del 96%. "Ecco perché sui respingimenti stiamo raccogliendo i primi frutti" Intervista ad Alfredo Mantovano di Alma Pantaleo

Le legge sui respingimenti miete risultati concreti. I numeri sembrano dare ragione a Maroni: lo sbarco dei clandestini è diminuito del 96%. Il dato – che si riferisce al periodo dal 1° gennaio al 4 aprile 2010 –, se confrontato con quello dello stesso trimestre dello scorso anno, è stupefacente, tendendo anche conto del fatto che il risultato abbraccia soltanto tre mesi: 170 stranieri sbarcati contro 4.573. Numeri importanti, che il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, analizza per l'Occidentale.

In che modo si è riusciti a raggiungere questo risultato? Qual è stata la strada tecnicamente più efficace intrapresa in questo senso? E' un discorso che prende le mosse dal maggio dello scorso anno. Questo significa che siamo di fronte a un dato più stabile. Aspettiamo che trascorra l'estate prima di parlare di una vera e propria inversione di tendenza, ma non si tratta comunque di un risultato di poco conto. La chiave di volta è stata l'applicazione dell'accordo con la Libia, che fu sottoscritto dal precedente governo, in particolare dall'allora ministro dell'Interno Amato, il 30 dicembre del 2007.

Come si è giunti all'applicazione concreta dell'accordo? E' successo - come altre volte in passato -, che il centrosinistra, allora al governo, ha fatto gli accordi, ma è stato di fatto il centrodestra, salito successivamente al governo, a farli rispettare. Così è successo a suo tempo con l'Albania: il centrosinistra aveva sottoscritto splendidi accordi che avevano, però, il limite di non essere applicati, poi con il centrodestra nel 2001 c'è stata l'intesa per farli funzionare e dall'estate del 2002 le acque del canale d'Otranto non sono state più solcate dai gommoni. Una cosa simile è successa - ed era ancora più difficile che avvenisse - con la Libia, nel senso che siamo stati noi a fornire, in esecuzione dell'accordo, gli strumenti necessari, a cominciare dalle motovedette.

Che risultati avremmo ottenuto se questo tipo di politica fosse stata attuata qualche anno fa? Avremmo evitato non solo l’arrivo di decine di migliaia di clandestini, ma ci sarebbero stati molti meno morti in mare. Tutti coloro che oggi criticano la politica di governo, che lamentano la presunta violazione dei diritti - che a mio avviso non centra nulla -, trascurano che ciò che si è ottenuto dall’applicazione di questi accordi, è stato evitare che arrivassero tanti clandestini e, soprattutto, ridurre drasticamente gli incidenti mortali in mare che interessavano tantissime imbarcazioni che tentavano di solcare il canale di Sicilia. Questo problema è sorto quando si sono bloccate altre vie di accesso per mare: avevamo bloccato quelle con l’Albania, poi quella attraverso il canale di Suez e quindi quest’ultima della Libia. Se si fosse intervenuti prima, avremmo avuto meno complicazioni.

Che difficoltà avete incontrato nella realizzazione di questo progetto? La difficoltà maggiore l'abbiamo riscontrata nel fatto che altri si erano assunti gli impegni in un momento in cui le risorse c'erano e poi è toccato a chi è venuto dopo rispettarli, quando, però, queste risorse non erano più disponibili a causa del sopraggiungere della crisi. I problemi, ad ogni modo, sono stati affrontati e superati stringendo la cinghia su altri fronti. Ma mi pare si sia tenuta la testa alta.

Cosa prevede succederà da qui a un anno? Crede che riuscirete a mantenere il trend positivo in fatto di respingimenti? Per scaramanzia non vorrei fare previsioni, attenderei quantomeno di superare l’estate. Devo dare comunque atto alle autorità libiche che l'accordo è stato rispettato perché entrambi i contraenti sono stati molto coerenti e rigorose nell’applicazione dello stesso. Naturalmente la questione dei clandestini non coincide con gli sbarchi, anzi, questi rappresentano una fetta minoritaria di tutti coloro che entrano clandestinamente in Italia, ma rappresentano la parte più traumatica, quella che dà l’idea di un Paese sotto assedio. Per questo è stato importante intervenire su questo fronte, circoscriverlo in modo così forte.

In che modo si renderà più efficace la legge sui respingimenti, alla luce della volontà espressa dal ministro Gasparri di procedere con maggiore rigore su questa strada? Moltiplicare la presenza di centri d’identificazione e di assunzione sul territorio italiano perché ci sono ancora regioni che non ne hanno nemmeno uno al loro interno e questo rende il meccanismo delle espulsioni difficile da realizzare. In sede europea, invece, intensificare gli sforzi comuni per evitare che quello che riesce a fare un singolo Paese venga vanificato dai comportamenti meno rigorosi di altri.

La diminuzione degli ingressi ha coinciso proporzionalmente con il miglioramento dell’accoglienza degli immigrati stessi? Credo che questo sia un discorso da fare in prospettiva, nel senso che quanto più noi usciamo da una fase di emergenza, che dipende dalla quantità di sbarchi e di arrivi, tanto più ci sono le energie, la disponibilità e la volontà politica per costruire percorsi d’integrazione per coloro che sono entrati regolarmente.

All’epoca dell’approvazione della legge si scatenò un putiferio. Il Viminale e Palazzo Chigi furono addirittura tacciati dalla sinistra di razzismo e di crudeltà. Crede che, visti i risultati, l'opposizione potrà mai attribuire merito alla lungimiranza del centrodestra? Io non riesco a capire la contraddizione interna al centrosinistra sulla questione, proprio in virtù del fatto che gli accordi sulla Libia sono stati sottoscritti da loro. Ci sono certamente dei frammenti dell'opposizione che apprezzano quello che stiamo facendo e che ritengano ci debba essere il rispetto della legge coniugato con la possibilità di entrare legalmente. Mi pare, però, che nei primi due anni di legislatura queste voci si siano fatte sentire molto poco e siano state schiacciate da un’esigenza esclusivamente propagandistica di dire che anche se ci sono dei risultati comunque va male.

Crede ci saranno ulteriori risvolti sull'accordo stipulato tra Roma e Tripoli e sulla politica italiana di intercettare le barche di clandestini nel Mediterraneo e rispedirli in Libia? Poiché certamente tra coloro che tentano di arrivare in Italia ci sono persone che fuggono da persecuzioni e comunque da situazioni che richiedono una protezione umanitaria o chiedono la riconoscenza dello status di rifugiati, la soluzione non è quella che noi abbiamo stroncato, cioè di permettere, come avveniva prima, di arrivare clandestinamente in Italia via mare, magari morendo. La soluzione è un’iniziativa europea che porti alla collaborazione con la Libia per esaminare lì, sempre nel pieno rispetto della sovranità territoriale, le richieste di asilo, di protezione e poi accogliere in Europa, nel modo proporzionato e ripartito tra i paesi dell’Unione europea, coloro che vengono riconosciuti come rifugiati. Credo che questo sia nell’interesse di tutti, sia dell’Ue ma soprattutto di coloro che cercano protezione e hanno tutti i diritti di ottenerla.

0 commenti: