martedì 20 aprile 2010

Il correntone contro Fini


Lo scontro durissimo non si sta consumando soltanto tra Fini e Berlusconi, ma all’interno dell’ex componente di An. A scendere in campo a fianco del premier c’è un «correntone lealista» che ha preparato un documento che sarà presentato alla direzione di giovedì. Un documento tenuto segreto, concordato e sottoscritto da quattro pesi massimi di quello che una volta era l’esercito di Fini: Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri, Altero Matteoli e Gianni Alemanno. La mossa serve per dimostrare che l’ex «padre padrone» di An non rappresenta più il 30% del Pdl come è stato stabilito nel patto fondativo del partito. Se giovedì prossimo la terza carica dello Stato vorrà contarsi, avrà una sgradita sorpresa: dovrà fare i conti con i suoi ex colonnelli, rischiando di essere una minoranza ancora più piccola rispetto a questo «correntone». Per evitare la brutta figura di rappresentare il 10-15% del Pdl, allora Fini dovrebbe deporre le armi.

E’ questo il ragionamento che è stato fatto in questo fine settimana da La Russa, Gasparri, Matteoli e Alemanno che contano di portare dalla loro parte oltre 100 parlamentari (contro i 40-50 finiani: questi sono i loro calcoli), sulla base di un documento scritto sulla falsariga di quello firmato ieri a Milano da 18 ex deputati e senatori di An eletti nel Nord Ovest. Viene sottolineato che il Pdl è una scelta irreversibile, che occorre rafforzarlo al suo interno. E’ giusta l’esigenza di affermare il primato rispetto alla Lega, ma gli atteggiamenti e le posizioni di Fini su una serie di argomenti come l’immigrazione e la cittadinanza sono sbagliati. Spiega Massimo Corsaro, uno degli animatori dell’incontro milanese: «Abbiamo fatto miracoli al Nord per confermare il Pdl come primo partito. Ma a due giorni dal voto Fini è venuto a Milano per dire ad un convegno di Famiglia Cristiana che bisogna dare la cittadinanza veloce agli immigrati, regalando voti alla Lega». Per La Russa, con la firma del documento «abbiamo fatto una scelta politica che speriamo sia fatta da tutti, compreso Fini e i finiani, una scelta contraria a ogni frattura nel Pdl. Rompere il Pdl sarebbe un vantaggio per l’opposizione e la Lega». Anche il «correntone ex An» vede dei limiti nel partito, ma bisogna riconoscere il successo del governo e della maggioranza in tutti i passaggi elettorali.

Ecco, allora, con chi Fini dovrà fare i conti. Non soltanto con Berlusconi che non sopporta il gioco dei professionisti della politica come il presidente della Camera che a suo avviso ha bisogno di avere «una sua aziendina del 4%». Ma più che un partitino o al gruppo autonomo, Fini punta al riconoscimento di una sua componente interna, di una linea e strategia alternativa al Cavaliere. Quanti lo seguiranno si capirà oggi quando a Montecitorio si riuniranno i parlamentari a lui fedeli. Il suo intento, dicono i finiani, è di rafforzare il Pdl e non di destabilizzarlo. Nessuna crisi di governo, nessun tradimento della volontà degli elettori, ma occorre cambiare rotta. «E non saranno altri a rappresentarci». Gli altri sarebbero il coordinatore La Russa e il capogruppo Gasparri. I quali, spiega Flavia Perina, direttrice del Secolo d’Italia, stanno mettendo in campo la contromossa proprio per difendersi e non perdere le loro posizioni. Vogliono essere loro a rappresentare il 30% dell’ex An, dicono i finiani, ma lo schema del patto fondativo è saltato. Contano di avere una quarantina di deputati e una ventina di senatori, che si riuniranno oggi alla Camera per firmare un documento da portare in direzione. Ma la deflagrazione del mondo che viene da An è in pieno movimento. Nascono altre iniziative con l’obiettivo di rappresentare i temi e la cultura delle destra dentro il Popolo della libertà, come quella Domenico Nania che ha lanciato «DestraPdl».

4 commenti:

Massimo ha detto...

Se è vero che a firmare per Fini sono una cinquantina, mentre ben 75 hanno firmato per gli ex colonnelli, ora lealisti verso Berlusconi, allora Fini conta ancora meno del 4% che gli consentirebbe di entrare in parlamento. In pratica Fini vale meno di Casini ... ;-)

Eleonora ha detto...

Se i conti tornano, si. Fini varrebbe meno di casini e addirittura meno di Storace o di un qualsiasi cretino comunista. :)

Nessie ha detto...

Sì, ma Fini non si schioda. E l'ha detto chiaro: non tolgo il disturbo. Quindi se la maggioranza del PdL accetta che cresca al suo interno una corrente aliena, siamo punto e a capo. Qua bisognerebbe avero il coraggio di buttarlo fuori dalle palle, comunque vada.

demiurgo77 ha detto...

Il problema maggiore non è Fini - anche se comunque non sono al corrente di procedure di destituzione del presidente della Camera - ma gli altri parlamentari. Purtroppo in Italia il parlamentare resta sulla poltrona "senza limiti di mandato". Ciò significa che un Finiota qualunque potrebbe cambiare area tranquillamente, senza essere costretto a dimettersi, rischiando di far cadere il governo e di portare alla costituzione di un gabinetto tecnico. Perchè i finioti rientrassero nei ranghi occorrerebbe uno di quegli incidenti che, mannaggia, sterminano in un colpo la classe politica polacca (guarda caso cattolico nazionalista, che spaccava parecchie uova nel paniere dei soliti noti); o che fan finire fuori strada Haider, per poi coprirgli la bara di calunnie! Puro caso, per carità... Ma intanto, sai, il dispiacere per la perdita di un amico così caro può far riflettere molto le persone!
Ecco, l'ho fatto. E adesso speriamo che non arrivi la zecca dell'altra volta a tirarmi iatture!