Roma - Il «Blair che può salvare il Pd sta ancora facendo le scuole medie», osserva l’acuto Michele Salvati. Nell’attesa, una folla si contende la cattedra del partito. Materia: come perdere meglio, e di più. Appurata l’insufficienza dei voti del maestrino Bersani, assodato l’accanimento terapeutico del preside D’Alema, neppure la vacanza pasquale porta segni di resurrezione. Tutt’altro. L’ultima «sorpresina» risale alla settimana scorsa quando, in gran segreto, era stata convocata una specie di seduta spiritica tra intellettuali «sensibili», anche se taluno già distintosi nell’omicidio del partito. Eppure, quando si sono resi conto che la riunione mirava a ripetere il miracolo di Lazzaro, persino costoro si sono rivoltati. Essendo Lazzaro, al secolo, Walter Veltroni. L’ex segretario s’era alzato dalle colonne pietose di Corsera e Repubblica, prima e dopo le Regionali, per avvisare il popolo che esisteva (e camminava assieme a loro). «Non facciamo processi, ma diciamoci la verità», aveva pregato. Analisi crude, accuse realistiche, proposte sorprendenti: «Facciamo un partito aperto, non schiacciato dalle correnti». Il redivivo aveva quindi indicato la salvezza: una corrente da lui presieduta, sotto forma di fondazione «culturale». Che sagacia, che rivoluzione. Ma non ci sono già Italianieuropei e Red di D’Alema, più un centinaio di fondazioni analoghe?, gli avevano chiesto. «Sarà un’altra cosa», aveva risposto. E ispirato aveva aggiunto: «Si chiamerà... Democratica». Fatto sta che alla prima riunione a porte chiuse di questo cenacolo di virtuosi, i più svegli hanno sentito puzza di bruciato. «La nostra idea originaria era quella di dar vita a una scuola di politica che fosse al servizio di tutto il Pd - ha fatto l’ex ministro Tiziano Treu -. Ma se adesso si vuole trasformare questa fondazione in uno strumento a disposizione di Veltroni, preferisco farmi da parte». Lo stesso hanno pensato Claudia Mancina, Massimo Livi Bacci, Alberta Soliani (assente alla riunione per motivi di salute), Mariangela Bastico, Pietro Ichino. La «rivolta», finita in pagina sul Riformista e Repubblica, ieri ha sollevato qualche ulteriore strascico da parte dello stesso Ichino, che puntualizza la natura della sua perplessità. Ma l’apostolo più vicino a Lazzaro, Giorgio Tonini, ha rassicurato tutti: «Nessuno, Veltroni in testa, ha intenzione di trasformare Democratica in una corrente mascherata. Non c’è niente di più lontano dalle intenzioni di Walter. Si tratta solo di un luogo di elaborazione culturale, che nasce sul ceppo della scuola politica voluta da Veltroni nel 2008, e che oggi lui ha pensato di riprendere con Salvatore Vassallo e di rilanciare mantenendone lo spirito plurale. Ci rivedremo la prossima settimana, ci sarà anche Veltroni, e affineremo gli aspetti organizzativi. Vediamo se la cosa si può fare, altrimenti faremo una cosa diversa». Sarebbe interessante un tressette. Meglio col morto.
martedì 6 aprile 2010
Il nuovo che avanza...
Il Pd sente puzza di bruciato: è Veltroni il nuovo che avanza
Roma - Il «Blair che può salvare il Pd sta ancora facendo le scuole medie», osserva l’acuto Michele Salvati. Nell’attesa, una folla si contende la cattedra del partito. Materia: come perdere meglio, e di più. Appurata l’insufficienza dei voti del maestrino Bersani, assodato l’accanimento terapeutico del preside D’Alema, neppure la vacanza pasquale porta segni di resurrezione. Tutt’altro. L’ultima «sorpresina» risale alla settimana scorsa quando, in gran segreto, era stata convocata una specie di seduta spiritica tra intellettuali «sensibili», anche se taluno già distintosi nell’omicidio del partito. Eppure, quando si sono resi conto che la riunione mirava a ripetere il miracolo di Lazzaro, persino costoro si sono rivoltati. Essendo Lazzaro, al secolo, Walter Veltroni. L’ex segretario s’era alzato dalle colonne pietose di Corsera e Repubblica, prima e dopo le Regionali, per avvisare il popolo che esisteva (e camminava assieme a loro). «Non facciamo processi, ma diciamoci la verità», aveva pregato. Analisi crude, accuse realistiche, proposte sorprendenti: «Facciamo un partito aperto, non schiacciato dalle correnti». Il redivivo aveva quindi indicato la salvezza: una corrente da lui presieduta, sotto forma di fondazione «culturale». Che sagacia, che rivoluzione. Ma non ci sono già Italianieuropei e Red di D’Alema, più un centinaio di fondazioni analoghe?, gli avevano chiesto. «Sarà un’altra cosa», aveva risposto. E ispirato aveva aggiunto: «Si chiamerà... Democratica». Fatto sta che alla prima riunione a porte chiuse di questo cenacolo di virtuosi, i più svegli hanno sentito puzza di bruciato. «La nostra idea originaria era quella di dar vita a una scuola di politica che fosse al servizio di tutto il Pd - ha fatto l’ex ministro Tiziano Treu -. Ma se adesso si vuole trasformare questa fondazione in uno strumento a disposizione di Veltroni, preferisco farmi da parte». Lo stesso hanno pensato Claudia Mancina, Massimo Livi Bacci, Alberta Soliani (assente alla riunione per motivi di salute), Mariangela Bastico, Pietro Ichino. La «rivolta», finita in pagina sul Riformista e Repubblica, ieri ha sollevato qualche ulteriore strascico da parte dello stesso Ichino, che puntualizza la natura della sua perplessità. Ma l’apostolo più vicino a Lazzaro, Giorgio Tonini, ha rassicurato tutti: «Nessuno, Veltroni in testa, ha intenzione di trasformare Democratica in una corrente mascherata. Non c’è niente di più lontano dalle intenzioni di Walter. Si tratta solo di un luogo di elaborazione culturale, che nasce sul ceppo della scuola politica voluta da Veltroni nel 2008, e che oggi lui ha pensato di riprendere con Salvatore Vassallo e di rilanciare mantenendone lo spirito plurale. Ci rivedremo la prossima settimana, ci sarà anche Veltroni, e affineremo gli aspetti organizzativi. Vediamo se la cosa si può fare, altrimenti faremo una cosa diversa». Sarebbe interessante un tressette. Meglio col morto.
Roma - Il «Blair che può salvare il Pd sta ancora facendo le scuole medie», osserva l’acuto Michele Salvati. Nell’attesa, una folla si contende la cattedra del partito. Materia: come perdere meglio, e di più. Appurata l’insufficienza dei voti del maestrino Bersani, assodato l’accanimento terapeutico del preside D’Alema, neppure la vacanza pasquale porta segni di resurrezione. Tutt’altro. L’ultima «sorpresina» risale alla settimana scorsa quando, in gran segreto, era stata convocata una specie di seduta spiritica tra intellettuali «sensibili», anche se taluno già distintosi nell’omicidio del partito. Eppure, quando si sono resi conto che la riunione mirava a ripetere il miracolo di Lazzaro, persino costoro si sono rivoltati. Essendo Lazzaro, al secolo, Walter Veltroni. L’ex segretario s’era alzato dalle colonne pietose di Corsera e Repubblica, prima e dopo le Regionali, per avvisare il popolo che esisteva (e camminava assieme a loro). «Non facciamo processi, ma diciamoci la verità», aveva pregato. Analisi crude, accuse realistiche, proposte sorprendenti: «Facciamo un partito aperto, non schiacciato dalle correnti». Il redivivo aveva quindi indicato la salvezza: una corrente da lui presieduta, sotto forma di fondazione «culturale». Che sagacia, che rivoluzione. Ma non ci sono già Italianieuropei e Red di D’Alema, più un centinaio di fondazioni analoghe?, gli avevano chiesto. «Sarà un’altra cosa», aveva risposto. E ispirato aveva aggiunto: «Si chiamerà... Democratica». Fatto sta che alla prima riunione a porte chiuse di questo cenacolo di virtuosi, i più svegli hanno sentito puzza di bruciato. «La nostra idea originaria era quella di dar vita a una scuola di politica che fosse al servizio di tutto il Pd - ha fatto l’ex ministro Tiziano Treu -. Ma se adesso si vuole trasformare questa fondazione in uno strumento a disposizione di Veltroni, preferisco farmi da parte». Lo stesso hanno pensato Claudia Mancina, Massimo Livi Bacci, Alberta Soliani (assente alla riunione per motivi di salute), Mariangela Bastico, Pietro Ichino. La «rivolta», finita in pagina sul Riformista e Repubblica, ieri ha sollevato qualche ulteriore strascico da parte dello stesso Ichino, che puntualizza la natura della sua perplessità. Ma l’apostolo più vicino a Lazzaro, Giorgio Tonini, ha rassicurato tutti: «Nessuno, Veltroni in testa, ha intenzione di trasformare Democratica in una corrente mascherata. Non c’è niente di più lontano dalle intenzioni di Walter. Si tratta solo di un luogo di elaborazione culturale, che nasce sul ceppo della scuola politica voluta da Veltroni nel 2008, e che oggi lui ha pensato di riprendere con Salvatore Vassallo e di rilanciare mantenendone lo spirito plurale. Ci rivedremo la prossima settimana, ci sarà anche Veltroni, e affineremo gli aspetti organizzativi. Vediamo se la cosa si può fare, altrimenti faremo una cosa diversa». Sarebbe interessante un tressette. Meglio col morto.
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2 commenti:
OT
nihil novi sub sole:
http://it.peacereporter.net/articolo/21162/Mauritania%2C+studenti+universitari+in+protesta+contro+l%27arabizzazione+forzata+del+Paese
Maria Luisa
Ecco. Così ogni paese che si rispetti dovrebbe protestare, sempre e comunque contro l'islam.
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