giovedì 4 marzo 2010

Roma

Campidoglio, buco da 12 miliardi Ma si fanno duemila assunzioni di Andrea Cuomo

Roma - Architetti. Ingegneri. Dietisti. Geologi. Statistici. Restauratori. Insegnanti. Vigili urbani. E poi: storici dell’arte, bibliotecari, esperti in controllo gestionale, funzionari dei processi comunicativi e informativi, istruttori amministrativi. Il Campidoglio assume. Un’imbarcata come da tempo non si vedeva. Al punto che negli ultimi giorni del 2009, quando al termine di una trattativa estenuante fu concluso l’accordo tra il Comune di Roma e i sindacati, qualcuno parlò di «momento storico». Di certo i numeri sono importanti: 1995, duemila posti meno cinque. Che saranno assegnati tramite concorsi pubblici. C’è già la data di scadenza per la presentazione delle domande ai 22 bandi: il prossimo 25 marzo. Ed è solo il primo - anche se il più grande - passo: da qui al 2012 infatti il Campidoglio darà posto a 3396 persone, 2070 assunte tramite concorso e 1326 tra liste di collocamento e scorrimenti di graduatorie. Questa infornata di assunzioni, secondo il sindaco Gianni Alemanno, non dovrebbe portare a un aumento di dipendenti: tra pensionamenti e stabilizzazione di precari la pianta organica del Campidoglio resterebbe a 24.500 unità. Ma di certo la caccia allo stipendio all’ombra del Marco Aurelio mal si concilia con il clima di austerità che dovrebbe informare l’azione amministrativa della giunta Alemanno. Il condizionale è d’obbligo. Ma è d’obbligo anche ricordare che un piano di rigore finanziario è la condizione che il ministro per l’Economia, Giulio Tremonti avrebbe chiesto allo stesso Alemanno perché il governo si accolli parte del maxidebito che grava sul Campidoglio, maturato per buona parte durante le amministrazioni di centrosinistra, e che veleggia verso i 12 miliardi di euro, secondo le stime elaborate dal Sole 24 Ore sulla base di dati forniti dallo stesso Campidoglio e da Standard&Poor’s. E che ha spinto il governo a infilare nel maxiemendamento al decreto legge sugli enti locali sul quale chiederà la fiducia alle Camere anche misure straordinarie che riguardano la capitale: prima di tutto la netta separazione tra la gestione ordinaria del Campidoglio e quella straordinaria per il ripianamento del debito «ereditato» da Alemanno, che comprenderebbe quindi tutti i «buchi» del periodo antecedente al 28 aprile 2008, quando entrò in carica lo stesso Alemanno. E poi la nomina di un commissario straordinario per la gestione straordinaria - attualmente ricoperta dallo stesso Alemanno - che procederà a una definitiva ricognizione della massa attiva e di quella passiva, primo passo per il piano di rientro. Insomma, il governo ci mette la buona volontà. Ma forse Alemanno potrebbe fare altrettanto, evitando di innaffiare e concimare la sua «pianta organica».

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