La campagna contro i minareti dalla vicina Svizzera sconfina in Francia. Alle regionali di marzo si presentano anche due liste monotematiche che propongono uno slogan e un programma riassumibili in un coinciso: «No ai minareti». Succede in Lorena, regione della Francia nord-orientale, e nella Franca-Contea, area che confina proprio con la Confederazione elvetica. A presentare le due liste sono, secondo la definizione del «Monde», «esclusi e dissidenti del Fronte nazionale» di Jean-Marie Le Pen, politici nazionalisti e di estrema destra: la Nouvelle droite populaire, di Robert Spieler, alsaziano ed ex deputato del Fn; il Parti de la France di Carl Lang, ex parlamentare europeo sempre nelle file del Fn; il Mouvement national républicain. L’obiettivo, spiegano i membri dei vari movimenti, è quello di denunciare l’islamizzazione del Paese, espressione usata pochi giorni fa dallo stesso Le Pen commentando l’apertura di otto ristoranti halal della catena Quick: seguiranno le regole alimentari dettate dall’islam. La questione del bando dei minareti ha fatto il suo debutto in Europa nell’autunno del 2009, quando in Svizzera il partito di destra conservatore, l’Unione democratica di centro, è riuscito a raccogliere le firme per indire un referendum sulle costruzioni. Il 29 novembre il Paese è andato alle urne e il 57,5% della popolazione si è espresso contro la costruzione di nuovi minareti.
venerdì 12 marzo 2010
Liste anti-minareto
Le liste anti-minareto e le elezioni di Parigi
La campagna contro i minareti dalla vicina Svizzera sconfina in Francia. Alle regionali di marzo si presentano anche due liste monotematiche che propongono uno slogan e un programma riassumibili in un coinciso: «No ai minareti». Succede in Lorena, regione della Francia nord-orientale, e nella Franca-Contea, area che confina proprio con la Confederazione elvetica. A presentare le due liste sono, secondo la definizione del «Monde», «esclusi e dissidenti del Fronte nazionale» di Jean-Marie Le Pen, politici nazionalisti e di estrema destra: la Nouvelle droite populaire, di Robert Spieler, alsaziano ed ex deputato del Fn; il Parti de la France di Carl Lang, ex parlamentare europeo sempre nelle file del Fn; il Mouvement national républicain. L’obiettivo, spiegano i membri dei vari movimenti, è quello di denunciare l’islamizzazione del Paese, espressione usata pochi giorni fa dallo stesso Le Pen commentando l’apertura di otto ristoranti halal della catena Quick: seguiranno le regole alimentari dettate dall’islam. La questione del bando dei minareti ha fatto il suo debutto in Europa nell’autunno del 2009, quando in Svizzera il partito di destra conservatore, l’Unione democratica di centro, è riuscito a raccogliere le firme per indire un referendum sulle costruzioni. Il 29 novembre il Paese è andato alle urne e il 57,5% della popolazione si è espresso contro la costruzione di nuovi minareti.
La campagna contro i minareti dalla vicina Svizzera sconfina in Francia. Alle regionali di marzo si presentano anche due liste monotematiche che propongono uno slogan e un programma riassumibili in un coinciso: «No ai minareti». Succede in Lorena, regione della Francia nord-orientale, e nella Franca-Contea, area che confina proprio con la Confederazione elvetica. A presentare le due liste sono, secondo la definizione del «Monde», «esclusi e dissidenti del Fronte nazionale» di Jean-Marie Le Pen, politici nazionalisti e di estrema destra: la Nouvelle droite populaire, di Robert Spieler, alsaziano ed ex deputato del Fn; il Parti de la France di Carl Lang, ex parlamentare europeo sempre nelle file del Fn; il Mouvement national républicain. L’obiettivo, spiegano i membri dei vari movimenti, è quello di denunciare l’islamizzazione del Paese, espressione usata pochi giorni fa dallo stesso Le Pen commentando l’apertura di otto ristoranti halal della catena Quick: seguiranno le regole alimentari dettate dall’islam. La questione del bando dei minareti ha fatto il suo debutto in Europa nell’autunno del 2009, quando in Svizzera il partito di destra conservatore, l’Unione democratica di centro, è riuscito a raccogliere le firme per indire un referendum sulle costruzioni. Il 29 novembre il Paese è andato alle urne e il 57,5% della popolazione si è espresso contro la costruzione di nuovi minareti.
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