Tocca a un comunista «salvare» la legge salva liste. «Oggi presenteremo le nostre liste nelle Regioni dove siamo stati esclusi: Lazio, Liguria, Toscana e Marche». Solenne come i vecchi trotskisti di una volta, il segretario del Partito comunista dei Lavoratori Marco Ferrando al telefono con il Giornale ostenta sicurezza e ripete: «Vogliamo sfruttare l’ambiguità dell’articolo 4 del decreto (la norma che riapre i termini per la presentazione delle liste a lunedì 8 marzo dalle 8 alle 16, ndr). Così come il governo fa un decreto interpretativo, cioè “interpreta” la legge, noi “interpretiamo” il decreto interpretativo. E quindi oggi saremo nelle Corti d’Appello delle Regioni nelle quali siamo stati esclusi. E voglio vedere che succede». Sarebbe un paradosso se la legge accusata di essere «ad listam» offrisse una sponda anche agli altri partiti esclusi. «È un varco per tutte le liste escluse, cosa che va probabilmente contro la volontà dello stesso governo. Se respinti impugneremo in tutte le sedi questo decreto». Con il rischio di annullare il voto? «Perché no». Poi c’è il caso Calabria. Lì Ferrando giura di aver rispettato la legge («come un carabiniere...», scherza) e di essere stato escluso proprio per questo motivo. Com’è possibile? «Glielo spiego subito. La giunta Loiero ha varato, mi pare lo scorso 8 febbraio, una nuova legge elettorale, abolendo il listino e i seggi collegati. So che lo stesso governatore ha mandato delle prescrizioni formali agli uffici elettorali, scrivendo che le firme dovevano essere esclusivamente raccolte non sul candidato presidente ma sulle liste, che dovevano ovviamente recare l’indicazione del presidente. Noi abbiamo applicato alla lettera questa legge ma la Corte d’Appello ha detto che avremmo dovuto conformarci alla legge precedente, visto che la norma “abolisci-listino” era stata modificata dopo la convocazione dei comizi elettorali». Dunque il paradosso è che tutte le altre liste sono irregolari? «Mi pare di sì. Anche in questo caso, o ci riammettono, visto che noi le firme le abbiamo raccolte davvero, decine di migliaia in tutta Italia, oppure le Regionali in Calabria sono a rischio nullità». Poi il carico da 90. «Se a estrometterci dalla consultazione fosse proprio questa legge, presenterò una denuncia penale e civile contro Loiero e il presidente uscente del Consiglio regionale Giuseppe Bova del Pd per turbativa elettorale. Se fosse il Tar a mettere nero su bianco che la loro norma è una legge truffa non vedo che cos’altro posso fare...».
lunedì 8 marzo 2010
La banda degli onesti (2)
Il trotskista Ferrando pronto a sfruttare il decreto del governo: «Oggi presento le liste» di Felice Manti
Tocca a un comunista «salvare» la legge salva liste. «Oggi presenteremo le nostre liste nelle Regioni dove siamo stati esclusi: Lazio, Liguria, Toscana e Marche». Solenne come i vecchi trotskisti di una volta, il segretario del Partito comunista dei Lavoratori Marco Ferrando al telefono con il Giornale ostenta sicurezza e ripete: «Vogliamo sfruttare l’ambiguità dell’articolo 4 del decreto (la norma che riapre i termini per la presentazione delle liste a lunedì 8 marzo dalle 8 alle 16, ndr). Così come il governo fa un decreto interpretativo, cioè “interpreta” la legge, noi “interpretiamo” il decreto interpretativo. E quindi oggi saremo nelle Corti d’Appello delle Regioni nelle quali siamo stati esclusi. E voglio vedere che succede». Sarebbe un paradosso se la legge accusata di essere «ad listam» offrisse una sponda anche agli altri partiti esclusi. «È un varco per tutte le liste escluse, cosa che va probabilmente contro la volontà dello stesso governo. Se respinti impugneremo in tutte le sedi questo decreto». Con il rischio di annullare il voto? «Perché no». Poi c’è il caso Calabria. Lì Ferrando giura di aver rispettato la legge («come un carabiniere...», scherza) e di essere stato escluso proprio per questo motivo. Com’è possibile? «Glielo spiego subito. La giunta Loiero ha varato, mi pare lo scorso 8 febbraio, una nuova legge elettorale, abolendo il listino e i seggi collegati. So che lo stesso governatore ha mandato delle prescrizioni formali agli uffici elettorali, scrivendo che le firme dovevano essere esclusivamente raccolte non sul candidato presidente ma sulle liste, che dovevano ovviamente recare l’indicazione del presidente. Noi abbiamo applicato alla lettera questa legge ma la Corte d’Appello ha detto che avremmo dovuto conformarci alla legge precedente, visto che la norma “abolisci-listino” era stata modificata dopo la convocazione dei comizi elettorali». Dunque il paradosso è che tutte le altre liste sono irregolari? «Mi pare di sì. Anche in questo caso, o ci riammettono, visto che noi le firme le abbiamo raccolte davvero, decine di migliaia in tutta Italia, oppure le Regionali in Calabria sono a rischio nullità». Poi il carico da 90. «Se a estrometterci dalla consultazione fosse proprio questa legge, presenterò una denuncia penale e civile contro Loiero e il presidente uscente del Consiglio regionale Giuseppe Bova del Pd per turbativa elettorale. Se fosse il Tar a mettere nero su bianco che la loro norma è una legge truffa non vedo che cos’altro posso fare...».
Tocca a un comunista «salvare» la legge salva liste. «Oggi presenteremo le nostre liste nelle Regioni dove siamo stati esclusi: Lazio, Liguria, Toscana e Marche». Solenne come i vecchi trotskisti di una volta, il segretario del Partito comunista dei Lavoratori Marco Ferrando al telefono con il Giornale ostenta sicurezza e ripete: «Vogliamo sfruttare l’ambiguità dell’articolo 4 del decreto (la norma che riapre i termini per la presentazione delle liste a lunedì 8 marzo dalle 8 alle 16, ndr). Così come il governo fa un decreto interpretativo, cioè “interpreta” la legge, noi “interpretiamo” il decreto interpretativo. E quindi oggi saremo nelle Corti d’Appello delle Regioni nelle quali siamo stati esclusi. E voglio vedere che succede». Sarebbe un paradosso se la legge accusata di essere «ad listam» offrisse una sponda anche agli altri partiti esclusi. «È un varco per tutte le liste escluse, cosa che va probabilmente contro la volontà dello stesso governo. Se respinti impugneremo in tutte le sedi questo decreto». Con il rischio di annullare il voto? «Perché no». Poi c’è il caso Calabria. Lì Ferrando giura di aver rispettato la legge («come un carabiniere...», scherza) e di essere stato escluso proprio per questo motivo. Com’è possibile? «Glielo spiego subito. La giunta Loiero ha varato, mi pare lo scorso 8 febbraio, una nuova legge elettorale, abolendo il listino e i seggi collegati. So che lo stesso governatore ha mandato delle prescrizioni formali agli uffici elettorali, scrivendo che le firme dovevano essere esclusivamente raccolte non sul candidato presidente ma sulle liste, che dovevano ovviamente recare l’indicazione del presidente. Noi abbiamo applicato alla lettera questa legge ma la Corte d’Appello ha detto che avremmo dovuto conformarci alla legge precedente, visto che la norma “abolisci-listino” era stata modificata dopo la convocazione dei comizi elettorali». Dunque il paradosso è che tutte le altre liste sono irregolari? «Mi pare di sì. Anche in questo caso, o ci riammettono, visto che noi le firme le abbiamo raccolte davvero, decine di migliaia in tutta Italia, oppure le Regionali in Calabria sono a rischio nullità». Poi il carico da 90. «Se a estrometterci dalla consultazione fosse proprio questa legge, presenterò una denuncia penale e civile contro Loiero e il presidente uscente del Consiglio regionale Giuseppe Bova del Pd per turbativa elettorale. Se fosse il Tar a mettere nero su bianco che la loro norma è una legge truffa non vedo che cos’altro posso fare...».
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