E siccome l’inchiesta Why Not sui presunti illeciti nella gestione di finanziamenti comunitari continua a rivelarsi un flop senza precedenti (l’altro giorno, tra gli altri, sono stati assolti anche il Governatore della Calabria Agazio Loiero e il suo predecessore Giuseppe Chiaravalloti, attuale vicepresidente dell' Authority sulla privacy), chi fu l’artefice (l’attuale deputato europeo dell’IdV, Luigi De Magistris) di quella evidentemente fragile costruzione giudiziaria fondata su un presunto sistema di collusioni è passato al contrattacco e, intervistato dal (solito) Antonio Massari del Fatto Quotidiano, spara a zero contro i suoi ex colleghi calabresi. Si viene così a sapere, ad esempio, che «in Calabria la legge non è uguale per tutti» e che in quella regione si potrebbe pensare ad una magistratura che è investita dalla questione morale almeno quanto la politica. Lui, De Magistris, sostiene di essere entrato in politica perché allontanato dalla magistratura «e proprio da quella magistratura, prona e ossequiosa, che tanto piace alla politica». Altri obiettivi degli strali dell’ex pm sono Murone e Favi esplicitamente citati nella chiacchierata con il compiacente giornalista della testata di Padellaro. Insomma, a suo parere, «non si possono fare processi a Catanzaro». Punto. Certo, all’ex pm poco interessa che l' inchiesta Why Not sia durata tre anni con un costo di circa 5 milioni di euro, e con molti personaggi eccellenti della politica nazionale trascinati nell' indagine (tra questi l' ex premier Romano Prodi e l'allora Guardasigilli Clemente Mastella, accusati dallo stesso De Magistris di aver fatto parte di un comitato d' affari e di una loggia massonica segreta con sede a San Marino) con accuse che il gip Tiziana Macrì, nel prosciogliere appunto Prodi e Mastella, stigmatizzò come «fantasiose». Anzi De Magistris sembra avere a cuore due suoi ex colleghi: Pierpaolo Bruni ed Eugenio Facciola che hanno portato avanti l’inchiesta “Why Not”, mentre alcuni altri «hanno lavorato per ridimensionarla». A noi, invece, interessa un altro aspetto delle dichiarazioni dell’europarlamentare dell’IdV: il Csm (e la sua sezione disciplinare) è al corrente che in Calabria ci sono magistrati che, “proni ed ossequiosi”, sono soliti frenare le indagini essendo “investiti dalla questione morale almeno quanto la politica”? Verranno presi dei provvedimenti contro questi giudici o, lo stesso Csm, aprirà un fascicolo contro De Magistris per le dichiarazioni rilasciate, lesive della dignità dei giudici calabresi? E ancora, come si comporteranno quelli dell’Anm ed il suo presidente Palamara? Difenderanno i loro colleghi di Calabria o ne stigmatizzeranno pubblicamente i servili comportamenti denunciati dall’eurodeputato? Ad oggi, di certo, da Csm e Anm, sulle dichiarazioni di De Magistris, c’è soltanto una realtà oggettiva costituita da un assordante silenzio.
Cosa ne penso di De Magistris di Michele Lanzo
CATANZARO, 5 MAR - Sono rimasto esterrefatto dalle dichiarazioni di De Magistris sulla Magistratura calabrese. Sino ad ora non sono intervenuto nemmeno su vicende che mi hanno direttamente interessato, ma dopo l’ennesima intervista rilasciata dall’ex pm a un quotidiano, sento la necessità e il dovere di replicare. Non ho parole per commentare quanto egli ha affermato. Se potessi, userei le più spregevoli per descrivere la condotta che questo ex pm, “cacciato” dal CSM, ha tenuto in questi anni, ma egli gode dell’immunità di parlamentare europeo, ed io no. E’ dal 1994 che, immeritatamente, sono entrato nel club dei suoi perseguitati, ogni volta ne sono uscito a testa alta, e poi, mio malgrado, mi ha ricacciato dentro qualche altra storia. Intervengo perché sento di avere le carte in regola per spiegare ai calabresi chi in realtà sia De Magistris. Mi soffermo solo su due episodi. Il primo è del 1997, quando all’indomani dello scioglimento della Giunta Gualtieri, al Comune di Catanzaro, tutti gli assessori, tra cui io, fummo raggiunti da un avviso di garanzia e dalla successiva richiesta di rinvio a giudizio. Il Gip dell’epoca respinse tale richiesta. L’ex pm fece ricorso in appello, purtroppo con 15 giorni di ritardo. Fummo assolti, non solo per non aver commesso il reato ma anche per l’inefficienza di De Magistris, che con la sua condotta, però, ci impedì di difenderci. Il secondo episodio è più recente. Si tratta della richiesta di rinvio a giudizio del sottoscritto per il reato di associazione a delinquere, per un'indagine che riguardava la sanità calabrese. Valutata l’infondatezza della gravi accuse, chiesi il rito abbreviato. In udienza, davanti al Gup, ebbi l’onore della presenza di De Magistris, ma egli trattò il caso con grande sufficienza. Ricordo che il suo intervento durò solo pochi minuti, il resto del tempo lo trascorse su una panchina del corridoio del tribunale, chiacchierando al telefono. Non ascoltò neanche la puntuale e meticolosa difesa del mio legale. Eppure la richiesta era di una certa gravità: 3 anni e 6 mesi per associazione a delinquere, mica per abuso d’ufficio. Il Gup respinse la sua richiesta, assolvendomi pienamente da tutte le accuse. La sentenza fu talmente chiara che De Magistris ritenne inutile proporre appello. Infatti non lo fece e anche in questo caso mi ha assolto nuovamente.
Michele Lanzo (ex Capo di Gabinetto del Presidente Loiero)
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