domenica 14 marzo 2010

E alle jiadiste?

Vergini ai maschi. Ma allora che premio spetta alle martiri?

Se al maschio martire di Allah viene promesso un paradiso di vergini, che cosa mai verrà promesso alla donna che si sacrifica per Allah? Il Corano non parla della donna shaihd, ci mancherebbe, eppure l'esercito islamico la arruola, la addestra e la manda alla deflagrazione. E allora a una donna che accetta di suicidarsi e sterminare intorno a sé esseri innocenti, anche bambini, cosa mai potrà essere stato promesso? Un manipolo di Mel Gibson, Leonardo Di Caprio, Russell Crowe tutti a sua disposizione? Impossibile, non è da Islam e soprattutto non è da donna. Mentre il maschio, che con martirio muore in grazia di Allah, entra nel girone più eletto del magnifico giardino del Paradiso, dove è atteso da una schiera di vergini, la ricompensa escatologica islamica è una promessa di piacere e di bellezza, di sesso diremmo noi. Il Corano dice che uomini e donne devoti a Dio riceveranno da Lui la medesima benevolenza. Uomini e donne normali. Ma a uno o a una shaihd? Se la posta si alza per il maschio dovrebbe alzarsi anche per la femmina. E allora? Si apprende dalla tradizione islamica che ci sono due cose fondamentali che devono essere particolarmente care alla donna: la verginità e un rapporto d'amore eterno con il proprio marito. Questo ci fa ridere o piangere? Una donna si è disintegrata: le era stata promessa una o tutte e due quelle cose? Alla fine, è vero, la shaihd e Teresina di Lisieux miravano alla stessa meta: l'amore perfetto in un corpo perfetto, ottenuto dalla prima con la morte di se stessa e di altri, dalla seconda con la vita. Questa è la sconcertante differenza. Dall'antica Grecia apprendiamo che dove c'è morte non c'è amore, ma eros. Forse all'ultima shaihd è stato garantito di raggiungere il marito e di rimanere con lui per sempre? O se era ragazza, di trovare un marito in Paradiso che la amasse per l'eternità, di un amore che giorno dopo giorno la facesse immacolata? Se così fosse, sarebbe bello credere che lui non l'avesse accolta come un padrone, ma con una frase d'amore, magari quella pronunciata da Achille per Briseide, la sacerdotessa di Apollo che lo amò, la frase d'amore più bella che sia mai stata pronunciata. La pace, qui, in terra.
È sempre un azzardo entrare in una religione, ma è magnifico pensare di morire brillando già in terra di luce d'armonia e non di violenza, non sacrificando nessuno, e immaginare che esiste un Dio, che è stato bimbo a Nazareth, bimbo di una madre Vergine, amata anche nel Corano, che insegna ogni giorno alle donne dei quattro angoli della terra che, come scrisse Gabriel García Márquez, è la vita e non la morte a non avere confini. Per questo stendiamo un velo azzurro, universalmente uguale per tutte le donne. Se troppo spesso Dio divide violentemente gli uomini, che Maria unisca, in grazia, le donne.

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