MILANO - Gli episodi di pedofilia non riguardano solo la Chiesa ma anche altri ambienti ed «è bene preoccuparsi anche di questi». Questa la posizione espressa dal portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi, in una nota per Radio Vaticana. Nel comunicato il sacerdote cita ad esempio il caso dell'Austria dove in un certo periodo di tempo «i casi accertati in istituzioni riconducibili alla Chiesa sono stati 17, mentre ve ne sono stati altri 510 in altri ambienti». «Questi fatti - ha aggiunto il direttore della sala stampa vaticana riferendosi agli abusi sui minori - mobilitano la Chiesa ad elaborare le risposte appropriate e vanno inseriti in un contesto e in una problematica più ampia che riguarda la tutela dei bambini e dei giovani dagli abusi sessuali nella società». «Certamente - ha proseguito - gli errori compiuti dalle istituzioni e da responsabili ecclesiali sono particolarmente riprovevoli, data la responsabilità educativa e morale della Chiesa. Ma tutte le persone obiettive e informate sanno che la questione è molto più ampia, e il concentrare le accuse solo sulla Chiesa porta a falsare la prospettiva». Lombardi è intervenuto anche sul caso degli abusi in Germania, sostenendo che la Chiesa ha «affrontato il manifestarsi del problema con tempestività e decisione» e «concentrare le accuse solo su di essa porta a falsare la prospettiva».
LE SCUSE DEL FRATELLO DEL PAPA - Sul nuovo caso scoppiato in Germania, i presunti episodi di pedofilia nel coro di Ratisbona, è tornato Georg Ratzinger: il fratello del Papa, direttore del coro dal 1964 al 1994, ha chiesto perdono ai Piccoli cantori del Duomo e ha ribadito di non essere mai stato a conoscenza di episodi di abusi sessuali nell'ambito del coro stesso. Lo ha detto nel corso di un'intervista al quotidiano Passauer Neuen Presse. Ratzinger, che è stato direttore del coro dal 1964 al 1994, ha inoltre ricordato che alcuni ragazzi gli raccontarono come andavano le cose nella scuola di preparazione. Però, ha sottolineato, le loro storie non lo indussero a pensare di «dover intervenire in qualche modo». Tra l'altro, ha spiegato, la scuola preparatoria è un istituto a sè e non si può intervenire sulla sua gestione.
SOLO QUALCHE SCHIAFFO - Lo stesso fratello maggiore del Papa, ha ammesso - sempre secondo il giornale - di aver dato qualche schiaffo ai ragazzi fino agli anni '70 e di essere stato «sollevato» quando le punizioni fisiche vennero vietate dalla legge all'inizio degli anni '80. Ratzinger ha preso di nuovo le distanze dalle pratiche adottate presso la scuola preparatoria dei "Passerotti del Duomo di Regensburg". «Se avessi saputo con quale esagerata violenza si agiva, già allora avrei detto qualcosa», ha detto riferendosi al direttore della scuola.
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