Sergio Romano, Rileggendo alcune sue risposte alle lettere relative al laicismo e all'islamismo, mi è venut spontaneo chiedermi come faccia lei a continuare a professare coj forza la sua fede laica ( e in particolare contro al cristianesimo) e a non opporsi a una islamizzazione dell'Italia e dell'Europa. E' noto che in tutti i paesi islamici l'unica legge che conta è quella del Corano. Quindi a me pare che sia una grossa contraddizione nel suo comportamento. Sbaglio?
Pasquale Rampazzo
Caro Rampazzo, Non esiste un solo concetto di laicità. Nella cultura politica della Terza e Quarta Repubblica i democratici francesi di tradizione giacobina hanno cercato di ridurre le Chiese a semplici associazioni private e hanno trattato la Chiesa cattolica, in particolare, alla stregua di un potenziale nemico. Per un liberale, soprattutto se realista, la fede è una parte non indifferente della personalità umana e molto più di un semplice legame associativo. Ma lo Stato ha il diritto e il dovere di trattare tutti i suoi cittadini allo stesso modo e non dovrebbe quindi consentire ad alcuna confessione religiosa il diritto di prevalere sulle altre imponendo la propria dottrina in materia d’insegnamento, diritto di famiglia, sessualità. Lo Stato liberale deve difendere le Chiese, non la Chiesa. Deve tutelare e proteggere tutti i suoi cittadini, non soltanto quelli che aderiscono ai principi del cristianesimo romano. E ha il dovere di scegliere, quando affronta determinate questioni (dalla fecondazione assistita al matrimonio fra omosessuali, dall’interruzione di gravidanza al testamento biologico) formule che non ignorino i diritti delle minoranze. Per un liberale, lo Stato, non la Chiesa, è responsabile in ultima analisi dell’ordine sociale e della pacifica convivenza fra cittadini di opinioni e credi religiosi diversi. Le sono parso «anticristiano», forse, quando ho scritto che la Chiesa stava invadendo la sfera delle responsabilità statali. L’aborto, tanto per fare un esempio, non mi piace; ma mi piace ancora meno che qualcuno cerchi d’impedire a una donna di abortire. E credo che sia diritto dello Stato, non della Chiesa, avere in queste materie l’ultima parola. Ma un liberale realista riconosce che le Chiese svolgono una importante funzione sociale e, a differenza di molti laici democratici, ammette che lo Stato possa assistere finanziariamente le istituzioni confessionali per aiutarle a svolgere finalità pubbliche. Quanto all’Islam, caro Rampazzo, credo che l’islamizzazione dell’Europa sia soltanto un drappo rosso agitato di fronte agli occhi degli europei dalle componenti più xenofobe delle loro società nazionali. Difendo le comunità musulmane quando sono trattate con diffidenza e private di diritti (come la costruzione di una moschea a Milano) che lo Stato deve garantire a tutte le minoranze. Non le difenderei se davvero pretendessero d’imporre la sharia al Paese che le accoglie.
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