mercoledì 24 marzo 2010

Ipocrisie sinistre...

Il capolavoro di ipocrisia della sinistra a un passo dalle elezioni di Francesco Forte

Il doppiopesismo è sempre stato una prerogativa delle sinistre di derivazione comunista o simpatizzanti del comunismo, come le catto-comuniste. Ora esso pervade tutta la sinistra ex post comunista ed ex post cattocomunista come una malattia senile ed è penetrato nell’intimo dell’Italia dei valori e anche dei radicali, che sembra abbiano perso il loro spirito critico. Un grottesco esempio di doppiopesismo è costituito dalla ostinazione con cui la sinistra, ma anche i grandi giornali si sono dedicati a spiegare che data la capienza di Piazza San Giovanni a Roma, i manifestanti per il Pdl non potevano essere più di 250 mila e non potevano raggiungere il milione o tanto meno superarlo, come aveva affermato Denis Verdini. Per anni la Cgil e altri movimenti di sinistra hanno dichiarato che i loro raduni a piazza San Giovanni erano stati un grande successo perché c’erano un milione di persone. Solo adesso si scopre l’aritmetica delle 3 persone per metro quadro che porta a limitare il numero a 250 mila. Il Ministro Maroni si è dedicato sostenere che le forze dell’ordine non si sbagliano mai in questa contabilità e chi la mette in dubbio sbaglia gravemente. Ma temo che si sbagli lui. Infatti, se si assume che in un metro quadro ci stanno 4 persone, cosa possibile, la cifra aumenta di un terzo a 330 mila e non credo che i delegati della Questura siano capaci di contare le persone una per una. D’altra parte il termine “Piazza San Giovanni” è ambiguo come indicazione di un luogo di raduno perché, ovviamente, i partecipanti di una manifestazione possono anche sostare nei luoghi immediatamente adiacenti e una parte di loro potrebbe essere alle finestre e alle porte delle case. Inoltre, una parte potrebbe andarsene dopo un po’ per essere poi sostituita da altri. Insomma, il numero oscilla, anche se sempre su cifre diverse dal milione. E sarebbe stato meglio che invece che fissare la cifra a 250 mila, si fosse ammesso che c’erano moltissime persone e che la cifra oscillava da 250 mila in su, fermo restando che essa riguarda lo specifico raduno di piazza San Giovanni e per il resto delle manifestazioni non si è in grado di confermare né di smentire. Il punto è che quando un raduno di massa è di sinistra si tratta di una “folla oceanica”, quando è di “borghesi” del centro destra, ciò non può essere. Salvo che si tratti della Lega Nord, in quanto “popolana”. Il cliché è che “i benpensanti sono pavidi e pigri, fisicamente inadatti alle manifestazioni di piazza. E sarebbe bene che si prendesse atto che non è così. Come aveva previsto Leo Longanesi “spesso ci hanno salvato le vecchie zie” emblema della gente che non è capace di andare nei raduni e di sfilare nei cortei, con gli striscioni e gli slogan. Ma questo non è l’esempio di doppio pessimo degli ultimissimi giorni maggiormente degno di nota. Ce ne sono altri due assai più rilevanti. Un primo capolavoro di ipocrisia è quello della giunta di centro sinistra della Regione Lazio. Alla lista Sgarbi aderente al Pdl, che è stata riammessa tardivamente alle elezioni regionali, la regione Lazio non ha concesso il rinvio delle elezioni per consentirle un periodo di propaganda elettorale non inferiore a quello stabilito dalla legge elettorale regionale. La giunta regionale del Lazio ha ritenuto che, al riguardo, si debba applicare il decreto statale che ha stabilito, con interpretazione autentica, nuovi principi generali per la presentazione delle liste alle elezioni meno esigenti di quelli di cui alla corrente interpretazione ha ridotto i tempi minori per la propaganda elettorale onde evitare che questa interpretazione autentica generasse un rinvio delle elezioni. Ma la stessa Regione Lazio aveva ricorso contro il decreto del governo, sostenendone l'incostituzionalità, perché in contrasto con la legge regionale che aveva regolato questa materia, sulla base dei nuovi poteri legislativi concessi alle Regioni dalle modiche federaliste alla Costituzione. Dichiarando che il decreto governativo è inapplicabile, si è escluso il Pdl dalla competizione elettorale, ora dichiarando che esso è ampliabile, si preclude ad una lista collegata a quella del Pdl di poter disporre di un periodo di propaganda elettorale pari a quello degli altri partiti. La sinistra ha fatto una massiccia manifestazione per la legalità, contro Berlusconi e il Pdl sostenendo che “le regole vanno rispettate” e che il decreto del governo che pretendeva di cambiarle per sanare una loro violazione, da parte del partito di maggioranza era immorale oltreché illegittimo. Adesso questo decreto va applicato: ma non era immorale e incostituzionale? C’è un terzo, più grave caso di doppiopesismo. Quello del processo di Bari contro vari esponenti del Pd e in particolare a carico dell’ex vice presidente della Regione Puglia. Sandro Frisullo, molto vicino al Presidente Nichi Vendola e a Massimo D’Alema. Entrambi non hanno esitato a spiegare che in questo caso la questione morale non si pone, perché loro hanno preso le distanze da Frisullo appena si è elevato un sospetto processale su di lui. Ciò che viene addebitato a Frisullo, per altro, non è un fatto occasionale, di cui è difficile accorgersi, ma un'attività continuativa. Con un rapporto stretto con l’imprenditore sanitario Giampaolo Tarantini, personaggio locale molto noto, che ha avuto un rilevante flusso di forniture farmaceutiche e ospedaliere in Asl della Puglia in particolare quella di Lecce, il cui direttore amministrativo, Vincenzo Valente, è stato arrestato, mentre sono stati mandati agli arresti domiciliari il primario del reparto di neurochirurgia dell’ospedale di Lecce, Antonio Montinaro, e Roberto Andrioli, dirigente dell’area patrimonio di tale Asl. Ciò sulla base delle dichiarazioni del Tarantini ma anche di numerose intercettazioni telefoniche, come quella in cui Tarantini dice a Frisullo “voglio fare il business su Lecce”. Affari che sono andati in porto negli anni 2007 e 2008. Frisullo ha ricevuto favori di natura sessuale da parte di belle “escort” al servizio di Tarantini, l’uso di autovettura e autista, buoni benzina gratuiti, capi di abbigliamento gratuiti e servizi di pulizia settimanale nella propria abitazione. Inoltre secondo l’accusa avrebbe ricevuto anche denaro, con una retribuzione di 12 mila euro al mese più altri centomila a forfait, ma la percezione di denaro non è provata, a differenza delle altre. Ci sono anche forniture alla Asl di Bari guidata all’epoca da Lea Cosentino, oggi agli arresti domiciliari per falso e peculato. Tutti in attesa di processo e presunti innocenti, dunque. Ma qui troviamo varie ipocrisie e incongruenze doppiopesiste. “Penso che la politica debba sempre assumere un atteggiamento di assoluto rispetto nei confronti di chi ha il compito delicato e cruciale di accertare e perseguire i reati. Bisogna sempre rispettare il lavoro della magistratura, a Bari come a Trani”, ha detto il presidente della giunta regionale pugliese Vendola, ricandidato alla Regione. Lui non ha mai dubitato di Frisullo ma al minimo indizio di un processo contro di lui lo ha scaricato. Ha chiesto le sue dimissioni e le ha ottenute immediatamente. Ovviamente, dimettersi in questi casi è essenziale, si vuole sperare di non essere detenuti in carcere, in quanto le dimissioni permettono di dire che l’imputato non può più inquinare le prove. Ma, per quanto riguarda Vendola, i casi sono due: o Vendola aveva già dei sospetti e, pertanto, ha voluto subito le dimissioni senza fare domande e indagini per capire che cosa fosse realmente successo e, data la sequela di arresti, se ci fosse qualche cosa d’altro di marcio, oppure Vendola è un amministratore incapace e arrogante. Infatti non ha minimamente tentato di spiegare perché fossero potute accadere quelle irregolarità e quali misure aveva pensato di prendere. Si è comportato come se la faccenda non fosse avvenuta nella Regione da lui amministrata, proprio nella sanità, che era il suo cavallo di battaglia e il suo vanto. Ha solo detto che la giustizia deve fare il suo corso. Ma lui non pensa di avere avuto delle responsabilità, quanto meno, nella scelta di collaboratori che appaiono assai poco corretti? E che dire della giustificazione per cui Frisullo non avrebbe mai avuto compensi in denaro? Come si fa ad affermare che i regali non contano, in quanto espressione di amicizia e cameratismo? Anche D’Alema ha separato le sue responsabilità da Frisullo, affermando di averne chiesto le dimissioni “per tempo”. Ma come? Si tratta di una persona che ha militato nel Pci e poi nei successivi partiti in cui è passato D’Alema, stando sempre al suo fianco. Gli eventi per cui è sotto processo hanno avuto luogo negli anni passati e solo questa estate, quando è emerso un processo a suo carico, Frisullo è stato dimissionato. D’Alema non ha minimamente spiegato perché si sia fidato di Frisullo per tanto tempo. E, guarda caso, mentre ciò avviene, accade anche che Michele Marazzano, segretario regionale del Pd pugliese candidato alle regionali, è stato incriminato per le faccende sanitarie. Lui si è dimesso adesso, sostenendo di essere innocente ma di voler evitare contaminazioni a carico del suo partito in Puglia. Non sembra che sia mai passato per la testa di poter essere processato prima delle elezioni. Lui non sapeva nulla perché è innocente. E nulla sapevano Vendola e D'Alema. Pertanto il Pd pugliese si sente del tutto estraneo a questa vicenda. A suo tempo invece, si è sostenuto che Craxi non poteva non sapere. I processi per corruzione a carico degli alti esponenti del Pd della Puglia non riguardano il partito, quelli a carico di dirigenti del Psi, di cui numerosi sono finiti con l’assoluzione, sono serviti per sostenere, come verità storica, che il Partito socialista italiano era un partito intrinsecamente corrotto. Ora si chiede che Frisullo venga scarcerato perché ha il diabete e in carcere non è in grado di curarsi adeguatamente. Mi auguro che sia mandato agli arresti domiciliari o sia posto in libertà in attesa di giudizio, se le sue condizioni di salute lo consigliano. Il carcere non deve tramutarsi in sentenza di danno alla salute e alla vita. Ma a Craxi, gravemente ammalato di diabete, fu negato di avere un intervento chirurgico in Italia, in un ospedale adeguatamente attrezzato. Non ricordo che coloro che ora chiedono che Frisullo possa curarsi dal diabete adeguatamente abbiano allora chiesto che Bettino Craxi potesse essere operato in Italia per evitarne la morte.