C’è chi negli armadi tiene gli scheletri e chi invece le macerie. Le macerie del terremoto. Facciamo un nome e un cognome a caso: il sindaco piddino dell’Aquila, Massimo Cialente. Non più tardi di domenica scorsa, quando è sceso in piazza Palazzo, assieme ai comitati cittadini per la folcloristica e asettica carriolata di sinistra, davanti alle telecamere e ai microfoni, che gli si genuflettevano per catturare la dichiarazione di rito, ha ribadito il concetto: «La stima è di 4 milioni e mezzo di tonnellate di macerie da rimuovere dopo il terremoto del 6 aprile e il problema maggiore è rappresentato da una normativa che considera queste macerie come rifiuti normali, dunque non smaltibili in altro modo. Bisogna modificare questa norma perché solo così si potranno avviare i lavori e cominciare a ripulire L’Aquila». Bene, fin qui ci siamo. Ciò che bisognerebbe cominciare a sapere però è che il premier Berlusconi ha fatto a Cialente una proposta: prendiamo le macerie del sisma e facciamone una collina, la «collina del ricordo». Un serbatoio di verde con annesso parco giochi. Qualcosa di simile, per capirci, al Monte Stella di Milano, meglio conosciuto come la Montagnetta, nato dai detriti dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Cialente prima obietta che occorrerebbe una deroga della Ue, poi, alle assicurazioni del presidente del Consiglio di farsi carico della procedura, lascia cadere un ni, che, giorno dopo giorno, diventa un no. Sappiamo poi che piega ha preso la vicenda, con la disponibilità di Bertolaso ad intervenire, se richiesto, e con l’impegno del governatore, nonché commissario straordinario alla ricostruzione, Chiodi, di un bando «importante» perché ad occuparsi di raccolta, stoccaggio, smaltimento ed eventuale riciclaggio dei detriti, sia una ditta altamente specializzata, non necessariamente italiana. Altamente specializzata, appunto. Segnatevi questo piccolo particolare prima di aprire assieme a noi l'armadio dei segreti di Massimo Cialente. Perché il sindaco che, per queste macerie ha traccheggiato, ha fatto la voce grossa e adesso non si capisce bene che cosa vuol fare, qualche mese fa ci aveva provato. Provato a far tutto da solo. Gestendo l’affaire macerie in modo quanto meno anomalo. Aveva infatti, disinvoltamente, dato corso a un maxi appalto da 50 milioni di euro per smaltire un po' di detriti e la gara era stata vinta dalla ditta «T&P», un’azienda che, curiosamente, già all’atto dell’aggiudicazione, non sembrava avesse proprio le credenziali per compiere il lavoro. Risultava infatti non operativa fino al 31 maggio ma, un paio di giorni prima dell’affidamento, avvenuto il 12 giugno, aveva, improvvisamente, reso noto al mondo la propria attività. Immediate le polemiche. Innescate dal capogruppo in consiglio regionale del Pdl, Gianfranco Giuliante e ancor più roventi dopo che anche la commissione consiliare di vigilanza strepita per quel modus operandi. Morale la gara viene precipitosamente annullata. Ma, tutt’altro che intenzionata a mettere un’altra pietra sopra le tante altre che già sono accatastate all’Aquila, il 16 luglio la commissione consiliare di vigilanza invia un’informativa all’autorità giudiziaria per chiedere che si faccia chiarezza su ciò che è accaduto. Anche se alla vicenda è stata posta la sordina sappiamo che sono state effettuate perquisizioni e che l’inchiesta è in corso. Risultato? Dopo vari, altrettanto sospetti, tentativi di difendere l’aggiudicazione dell’appalto si è arrivati alla revoca della concessione alla società «T&P» per «mancanza di requisiti». Ma i conti, anche se il sindaco Cialente si è affrettato a chiudere l’armadio dei suoi segreti per far dimenticare quella faccenduola, continuano a non tornare. O meglio, li ha fatti tornare Giuliante. Spulciando nei bandi più recenti si scopre infatti che il Comune dell’Aquila ha previsto un capitolato speciale di appalto per il recupero dei materiali inerti omogenei con codice Cer 17.09.04 e 17.01.07 provenienti dalle macerie del terremoto. Il prezzo ipotizzato a base d’asta per le operazioni di recupero degli inerti fino al 10% è pari a 7,64 euro da aggiudicarsi al miglior ribasso. Che cosa significa? «Significa - denuncia Gianfranco Giuliante - che ora che si è ufficializzata la quantità di macerie da smaltire e si è riconosciuto che la cifra dell’affidamento era superiore ai 50 milioni di euro, si è implicitamente ammessa l’abnormità di un affidamento senza gara per l’entità del servizio che si convenzionava a soggetti senza requisiti accettandone a scatola chiusa il listino prezzi che prevedeva importi spropositati per i servizi che si offrivano». Stando così le cose a questo punto ci piacerebbe chiedere (e ci piacerebbe anche avere una risposta adeguata) al sindaco Cialente come mai la convenzione che il Comune dell’Aquila aveva stipulato con la «T&P» per lo stesso materiale era stata di 29 euro alla tonnellata cioè più di quattro volte il prezzo a base d’asta da ribassare. E come è possibile che, nello stesso Comune, lo stesso sindaco e lo stesso assessore, avessero accettato di pagare 29 euro per quello stesso servizio e per quelle stesse macerie che adesso invece costano solo 7 euro alla tonnellata?
mercoledì 3 marzo 2010
Giochetti
I giochetti del sindaco sulle rovine dell’Aquila di Gabriele Villa
C’è chi negli armadi tiene gli scheletri e chi invece le macerie. Le macerie del terremoto. Facciamo un nome e un cognome a caso: il sindaco piddino dell’Aquila, Massimo Cialente. Non più tardi di domenica scorsa, quando è sceso in piazza Palazzo, assieme ai comitati cittadini per la folcloristica e asettica carriolata di sinistra, davanti alle telecamere e ai microfoni, che gli si genuflettevano per catturare la dichiarazione di rito, ha ribadito il concetto: «La stima è di 4 milioni e mezzo di tonnellate di macerie da rimuovere dopo il terremoto del 6 aprile e il problema maggiore è rappresentato da una normativa che considera queste macerie come rifiuti normali, dunque non smaltibili in altro modo. Bisogna modificare questa norma perché solo così si potranno avviare i lavori e cominciare a ripulire L’Aquila». Bene, fin qui ci siamo. Ciò che bisognerebbe cominciare a sapere però è che il premier Berlusconi ha fatto a Cialente una proposta: prendiamo le macerie del sisma e facciamone una collina, la «collina del ricordo». Un serbatoio di verde con annesso parco giochi. Qualcosa di simile, per capirci, al Monte Stella di Milano, meglio conosciuto come la Montagnetta, nato dai detriti dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Cialente prima obietta che occorrerebbe una deroga della Ue, poi, alle assicurazioni del presidente del Consiglio di farsi carico della procedura, lascia cadere un ni, che, giorno dopo giorno, diventa un no. Sappiamo poi che piega ha preso la vicenda, con la disponibilità di Bertolaso ad intervenire, se richiesto, e con l’impegno del governatore, nonché commissario straordinario alla ricostruzione, Chiodi, di un bando «importante» perché ad occuparsi di raccolta, stoccaggio, smaltimento ed eventuale riciclaggio dei detriti, sia una ditta altamente specializzata, non necessariamente italiana. Altamente specializzata, appunto. Segnatevi questo piccolo particolare prima di aprire assieme a noi l'armadio dei segreti di Massimo Cialente. Perché il sindaco che, per queste macerie ha traccheggiato, ha fatto la voce grossa e adesso non si capisce bene che cosa vuol fare, qualche mese fa ci aveva provato. Provato a far tutto da solo. Gestendo l’affaire macerie in modo quanto meno anomalo. Aveva infatti, disinvoltamente, dato corso a un maxi appalto da 50 milioni di euro per smaltire un po' di detriti e la gara era stata vinta dalla ditta «T&P», un’azienda che, curiosamente, già all’atto dell’aggiudicazione, non sembrava avesse proprio le credenziali per compiere il lavoro. Risultava infatti non operativa fino al 31 maggio ma, un paio di giorni prima dell’affidamento, avvenuto il 12 giugno, aveva, improvvisamente, reso noto al mondo la propria attività. Immediate le polemiche. Innescate dal capogruppo in consiglio regionale del Pdl, Gianfranco Giuliante e ancor più roventi dopo che anche la commissione consiliare di vigilanza strepita per quel modus operandi. Morale la gara viene precipitosamente annullata. Ma, tutt’altro che intenzionata a mettere un’altra pietra sopra le tante altre che già sono accatastate all’Aquila, il 16 luglio la commissione consiliare di vigilanza invia un’informativa all’autorità giudiziaria per chiedere che si faccia chiarezza su ciò che è accaduto. Anche se alla vicenda è stata posta la sordina sappiamo che sono state effettuate perquisizioni e che l’inchiesta è in corso. Risultato? Dopo vari, altrettanto sospetti, tentativi di difendere l’aggiudicazione dell’appalto si è arrivati alla revoca della concessione alla società «T&P» per «mancanza di requisiti». Ma i conti, anche se il sindaco Cialente si è affrettato a chiudere l’armadio dei suoi segreti per far dimenticare quella faccenduola, continuano a non tornare. O meglio, li ha fatti tornare Giuliante. Spulciando nei bandi più recenti si scopre infatti che il Comune dell’Aquila ha previsto un capitolato speciale di appalto per il recupero dei materiali inerti omogenei con codice Cer 17.09.04 e 17.01.07 provenienti dalle macerie del terremoto. Il prezzo ipotizzato a base d’asta per le operazioni di recupero degli inerti fino al 10% è pari a 7,64 euro da aggiudicarsi al miglior ribasso. Che cosa significa? «Significa - denuncia Gianfranco Giuliante - che ora che si è ufficializzata la quantità di macerie da smaltire e si è riconosciuto che la cifra dell’affidamento era superiore ai 50 milioni di euro, si è implicitamente ammessa l’abnormità di un affidamento senza gara per l’entità del servizio che si convenzionava a soggetti senza requisiti accettandone a scatola chiusa il listino prezzi che prevedeva importi spropositati per i servizi che si offrivano». Stando così le cose a questo punto ci piacerebbe chiedere (e ci piacerebbe anche avere una risposta adeguata) al sindaco Cialente come mai la convenzione che il Comune dell’Aquila aveva stipulato con la «T&P» per lo stesso materiale era stata di 29 euro alla tonnellata cioè più di quattro volte il prezzo a base d’asta da ribassare. E come è possibile che, nello stesso Comune, lo stesso sindaco e lo stesso assessore, avessero accettato di pagare 29 euro per quello stesso servizio e per quelle stesse macerie che adesso invece costano solo 7 euro alla tonnellata?
C’è chi negli armadi tiene gli scheletri e chi invece le macerie. Le macerie del terremoto. Facciamo un nome e un cognome a caso: il sindaco piddino dell’Aquila, Massimo Cialente. Non più tardi di domenica scorsa, quando è sceso in piazza Palazzo, assieme ai comitati cittadini per la folcloristica e asettica carriolata di sinistra, davanti alle telecamere e ai microfoni, che gli si genuflettevano per catturare la dichiarazione di rito, ha ribadito il concetto: «La stima è di 4 milioni e mezzo di tonnellate di macerie da rimuovere dopo il terremoto del 6 aprile e il problema maggiore è rappresentato da una normativa che considera queste macerie come rifiuti normali, dunque non smaltibili in altro modo. Bisogna modificare questa norma perché solo così si potranno avviare i lavori e cominciare a ripulire L’Aquila». Bene, fin qui ci siamo. Ciò che bisognerebbe cominciare a sapere però è che il premier Berlusconi ha fatto a Cialente una proposta: prendiamo le macerie del sisma e facciamone una collina, la «collina del ricordo». Un serbatoio di verde con annesso parco giochi. Qualcosa di simile, per capirci, al Monte Stella di Milano, meglio conosciuto come la Montagnetta, nato dai detriti dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Cialente prima obietta che occorrerebbe una deroga della Ue, poi, alle assicurazioni del presidente del Consiglio di farsi carico della procedura, lascia cadere un ni, che, giorno dopo giorno, diventa un no. Sappiamo poi che piega ha preso la vicenda, con la disponibilità di Bertolaso ad intervenire, se richiesto, e con l’impegno del governatore, nonché commissario straordinario alla ricostruzione, Chiodi, di un bando «importante» perché ad occuparsi di raccolta, stoccaggio, smaltimento ed eventuale riciclaggio dei detriti, sia una ditta altamente specializzata, non necessariamente italiana. Altamente specializzata, appunto. Segnatevi questo piccolo particolare prima di aprire assieme a noi l'armadio dei segreti di Massimo Cialente. Perché il sindaco che, per queste macerie ha traccheggiato, ha fatto la voce grossa e adesso non si capisce bene che cosa vuol fare, qualche mese fa ci aveva provato. Provato a far tutto da solo. Gestendo l’affaire macerie in modo quanto meno anomalo. Aveva infatti, disinvoltamente, dato corso a un maxi appalto da 50 milioni di euro per smaltire un po' di detriti e la gara era stata vinta dalla ditta «T&P», un’azienda che, curiosamente, già all’atto dell’aggiudicazione, non sembrava avesse proprio le credenziali per compiere il lavoro. Risultava infatti non operativa fino al 31 maggio ma, un paio di giorni prima dell’affidamento, avvenuto il 12 giugno, aveva, improvvisamente, reso noto al mondo la propria attività. Immediate le polemiche. Innescate dal capogruppo in consiglio regionale del Pdl, Gianfranco Giuliante e ancor più roventi dopo che anche la commissione consiliare di vigilanza strepita per quel modus operandi. Morale la gara viene precipitosamente annullata. Ma, tutt’altro che intenzionata a mettere un’altra pietra sopra le tante altre che già sono accatastate all’Aquila, il 16 luglio la commissione consiliare di vigilanza invia un’informativa all’autorità giudiziaria per chiedere che si faccia chiarezza su ciò che è accaduto. Anche se alla vicenda è stata posta la sordina sappiamo che sono state effettuate perquisizioni e che l’inchiesta è in corso. Risultato? Dopo vari, altrettanto sospetti, tentativi di difendere l’aggiudicazione dell’appalto si è arrivati alla revoca della concessione alla società «T&P» per «mancanza di requisiti». Ma i conti, anche se il sindaco Cialente si è affrettato a chiudere l’armadio dei suoi segreti per far dimenticare quella faccenduola, continuano a non tornare. O meglio, li ha fatti tornare Giuliante. Spulciando nei bandi più recenti si scopre infatti che il Comune dell’Aquila ha previsto un capitolato speciale di appalto per il recupero dei materiali inerti omogenei con codice Cer 17.09.04 e 17.01.07 provenienti dalle macerie del terremoto. Il prezzo ipotizzato a base d’asta per le operazioni di recupero degli inerti fino al 10% è pari a 7,64 euro da aggiudicarsi al miglior ribasso. Che cosa significa? «Significa - denuncia Gianfranco Giuliante - che ora che si è ufficializzata la quantità di macerie da smaltire e si è riconosciuto che la cifra dell’affidamento era superiore ai 50 milioni di euro, si è implicitamente ammessa l’abnormità di un affidamento senza gara per l’entità del servizio che si convenzionava a soggetti senza requisiti accettandone a scatola chiusa il listino prezzi che prevedeva importi spropositati per i servizi che si offrivano». Stando così le cose a questo punto ci piacerebbe chiedere (e ci piacerebbe anche avere una risposta adeguata) al sindaco Cialente come mai la convenzione che il Comune dell’Aquila aveva stipulato con la «T&P» per lo stesso materiale era stata di 29 euro alla tonnellata cioè più di quattro volte il prezzo a base d’asta da ribassare. E come è possibile che, nello stesso Comune, lo stesso sindaco e lo stesso assessore, avessero accettato di pagare 29 euro per quello stesso servizio e per quelle stesse macerie che adesso invece costano solo 7 euro alla tonnellata?
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