venerdì 18 settembre 2009

Magistratura

Clandestinità e respingimenti in mare. Mantovano: "Ci sono pm militanti che ostacolano la legge sulla sicurezza" di Lucia Bigozzi

Sono passati solo sei anni ma la storia si ripete. Allora con la Bossi-Fini, oggi con la nuova legge sulla sicurezza. Risultato: le norme, specie sul versante della clandestinità, restano in parte “inapplicate” e ciò che democraticamente è stato approvato in parlamento rimane sulla carta. E’ un’analisi severa quella del sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano che chiama in causa le responsabilità di certa magistratura “politicizzata” impegnata nel “tentativo di ostacolare” una legge dello Stato. A questo si aggiunge il giudizio critico circa le polemiche sui respingimenti in mare e in particolare sul rischio di finire sotto inchiesta che potrebbero correre i comandanti delle motovedette della Guardia di Finanza e della Marina militare che hanno soccorso e riportato in Libia gli immigrati diretti a Lampedusa. Un rischio non remoto visto che la procura di Agrigento – come scrive Repubblica – ha aperto un fascicolo, per ora contro ignoti, sui respingimenti compiuti nei mesi scorsi dopo l’accordo siglato tra Italia e Libia. Mantovano ricorda bene l’estate del 2002 quando fu approvata la Bossi-Fini, perché immediatamente dopo il varo della legge “vi furono più riunioni da parte di magistrati, soprattutto aderenti a Magistratura democratica e a correnti di sinistra in cui si ragionava su come disapplicare le nuove norme”. Ma c’è un’altra data e un altro evento che il sottosegretario all’Interno richiama: “Nel gennaio 2003 al congresso di Magistratura democratica l’allora segretario disse apertamente che i giudici non sono vincolati alle decisioni della maggioranza di governo quando queste appaiono oppressive e tali da non tutelare chi ha bisogno. In questo modo, di fatto, venivano manifestate valutazioni politiche e indicazioni su come darvi seguito”. Il risultato, alla fine, è stato che la Bossi-Fini in alcune parti soprattutto quelle relative alle norme di contrasto “è stata colpita da centinaia di ordinanze di illegittimità costituzionale, la stragrande maggioranza delle quali poi non accolta dalla Consulta. Tuttavia, il riflesso concreto è che in ciascuno dei processi nei quali la questione di illegittimità costituzionale è stata sollevata, il clandestino non è stato espulso e quindi si è finito per non applicare le nuove disposizioni”, spiega Mantovano per il quale qualcosa di molto simile sta accadendo con le nuove norme sulla clandestinità. “Oggi ci troviamo nell’identica situazione: il governo e il parlamento approvano una legge che contiene provvedimenti più rigidi e certi pm per ragioni ideologiche tentano di vanificarne l’effetto”. Non a caso pone l’accento sul convegno che la scorsa settimana Md e Movimento per la giustizia hanno organizzato a Lampedusa sottolineando che “in quella sede le due correnti più a sinistra della magistratura hanno lanciato una sorta di proclama contro la legge. L’effetto immediato è che già in varie sedi giudiziarie fioccano ordinanze di illegittimità costituzionale. A Torino il procuratore capo ha dato indicazione ai suoi sostituti di non trattare in via prioritaria procedimenti che riguardano clandestini e c’è perfino qualche pm che apre un fascicolo su ciò che avviene al di fuori del territorio nazionale, perché i respingimenti vengono eseguiti in acque internazionali”. Proprio ieri Caselli ha repinto le accuse e rispondendo a un’analoga sottolineatura mossa dal vice coordinatore piemontese del Pdl Guglia ha affermato che “la preoccupazione di una qualche ‘disapplicazione della legge’ o di un qualche suo ‘stravolgimento’ da parte della Procura di Torino è del tutto infondata, oltre che obiettivamente smentita (come dimostrabile in qualunque sede competente) dalle direttive analitiche impartite proprio per corrispondere alle esigenze della nuova legge, direttive ispirate, come sempre, all'unico obiettivo di rendere il miglior servizio possibile nell'interesse dei cittadini”. Quanto alla querelle sui respingimenti in mare, Mantovano ricorda come l’Italia sia il paese che in Europa ha “sottratto alla morte il maggior numero di persone” ma detto questo, adesso è fondamentale che la comunità europea “dimostri una reale volontà politica” e faccia fino in fondo la propria parte dal momento che il fenomeno dell’immigrazione clandestina “non è né può essere un problema solo dell’Italia”. Come se ne esce? Per rendere efficaci le norme in materia di contrasto all’immigrazione clandestina ciascuno deve fare la propria parte perché basta che “uno si metta di traverso e si blocca tutto e oggi c’è una parte consistente della magistratura che si sta mettendo di traverso”, incalza Mantovano convinto del fatto che “il problema è politico perché esiste una parte della magistratura che tenta di sostituirsi a quanto approvato dal parlamento e lo fa secondo uno schema che è solo politico. E visto che il problema è politico va trattato come tale”. Due i piani sui quali il sottosegretario all’Interno invita ad agire: “Da un lato è necessario chiedere alla magistratura se sia giusto che le cose vadano così, e dall’altro occorre sollecitare chi all’interno della stessa magistratura non condivide questa sorta di travalicamento di funzioni e competenze”. Ma a leggere le cronache quotidiane c’è da ritenere che il nuovo braccio di ferro tra governo e pm "militanti" sia soltanto all’inizio.

1 commenti:

Maria Luisa ha detto...

a proposito di ostacoli:
http://www.lisistrata.com/cgi-bin/02lisistrata/index.cgi?action=viewnews&id=876