Pordenone, 18 settembre 2009 - "Ciò che è accaduto alla povera Sanaa è un fatto davvero strano che noi stessi non riusciamo a spiegarci. Suo padre non era affatto un musulmano praticante. Di solito beveva alcolici e non veniva mai in moschea. La sua non è una famiglia praticante e il suo gesto non ha nulla a che fare con la religione". Non si dà pace l’Imam della moschea di Pordenone, il marocchino Mohamed Ovatiq, che nel corso di una lunga intervista concessa ad AKI - ADNKRONOS INTERNATIONAL spiega quali siano i retroscena dell’omicidio della giovane Sanaa Dafani, immaginando cosa possa aver spinto suo padre, el-Ketawi Dafani, a compiere un gesto così efferato. «Devo dire che questa vicenda si inserisce nel problema più ampio che riguarda le tante famiglie musulmane che non seguono la religione islamica e i suoi precetti - spiega l’Imam - infatti noi siamo impegnati da tempo nel dirimere le controversie familiari che quotidianamente ci sono all’interno delle famiglie di immigrati musulmani».«Abbiamo il compito anche di risolvere i loro problemi personali. Invece nel caso di Sanaa - aggiunge - il padre ha fatto tutto da solo, senza parlarne nemmeno con la moglie. Lei stessa non avrebbe mai immaginato una cosa del genere . El-Ketawi è stato spinto da un raptus di follia dopo che da tempo si era messo alla ricerca della figlia, la quale era scappata di casa e da un mese non dava sue notizie alla famiglia». L’Imam marocchino spiega anche quale sia la posizione della madre di Sanaa in questa vicenda e il perchè si sia offerto di fare da suo portavoce, subito dopo l’omicidio, dandole ospitalità in casa propria. «Io mi sono visto costretto a portarla a casa mia perchè mi sono trovato davanti a una donna sola che qui non aveva nessuno in grado di aiutarla o di assisterla - aggiunge - in questo momento però ha lasciato la mia abitazione e si trova a casa di una sua amica. Mi sono offerto di parlare a nome suo con i giornalisti locali perchè la signora non conosce l’italiano e non sa come esprimere nel modo corretto le sue idee. Proprio per questo è sembrato che lei volesse giustificare l’azione del marito, che invece condanna con forza». L’Imam accusa i media italiani di aver dato una lettura distorta della verità e della posizione della madre di Sanaa. «La donna ha da subito condannato il marito per quanto avvenuto e non ha mai giustificato un crimine di questo genere che noi tutti condanniamo. La madre della ragazza ha infatti detto che il marito era un criminale, ma ha aggiunto che, nonostante tutto, continuava a essere suo marito e padre degli altri suoi figli».«L’unica responsabilità - aggiunge - che addossa al giovane italiano, fidanzato di Sanaa, è quella di non essersi mai presentato alla famiglia perchè ha assicurato che lei lo avrebbe accolto a braccia aperte». Secondo Ovatiq, quindi, dietro questa tragedia non si nascondono problemi legati alla mancata integrazione nel nostro paese dei musulmani, e dei marocchini in particolare. «Qui a Pordenone noi siamo perfettamente integrati - spiega - ho avuto un diverbio oggi con la parlamentare del Pdl, Souad Sbai, la quale ci accusa di non lavorare per l’integrazione dei musulmani. Io la invito a venire a Pordenone per vedere come viviamo. Abbiamo buoni rapporti con l’amministrazione comunale e partecipiamo a numerose iniziative pubbliche, l’ultima delle quali a proposito della crisi economica, offrendo il nostro punto di vista su come uscire dalla crisi che attanaglia le piccole e medie imprese della provincia di Pordenone». Infine l’Imam Ovatiq, che oggi è impegnato alla guida della preghiera del venerdì islamico all’interno della nuova moschea di Pordenone, si dice completamente indipendente, non legato cioè nè all’Unione delle comunità islamiche in Italia (Ucoii) nè alla grande moschea di Roma. Eppure ammette di aver pagato 680mila euro il locale di tremila metri quadri comprato un mese fa per dare vita a una grande moschea a Pordenone.
sabato 19 settembre 2009
(In)spiegabile omicidio
Parla l'Imam: "Sanaa, delitto inspiegabile. E poi il padre non è musulmano praticante". Il leader della moschea di Pordenone accusa i media italiani di aver dato una lettura distorta dell'atroce omicidio e difende la madre della ragazza: "Non parla italiano, lei condanna con forza il marito"
Pordenone, 18 settembre 2009 - "Ciò che è accaduto alla povera Sanaa è un fatto davvero strano che noi stessi non riusciamo a spiegarci. Suo padre non era affatto un musulmano praticante. Di solito beveva alcolici e non veniva mai in moschea. La sua non è una famiglia praticante e il suo gesto non ha nulla a che fare con la religione". Non si dà pace l’Imam della moschea di Pordenone, il marocchino Mohamed Ovatiq, che nel corso di una lunga intervista concessa ad AKI - ADNKRONOS INTERNATIONAL spiega quali siano i retroscena dell’omicidio della giovane Sanaa Dafani, immaginando cosa possa aver spinto suo padre, el-Ketawi Dafani, a compiere un gesto così efferato. «Devo dire che questa vicenda si inserisce nel problema più ampio che riguarda le tante famiglie musulmane che non seguono la religione islamica e i suoi precetti - spiega l’Imam - infatti noi siamo impegnati da tempo nel dirimere le controversie familiari che quotidianamente ci sono all’interno delle famiglie di immigrati musulmani».«Abbiamo il compito anche di risolvere i loro problemi personali. Invece nel caso di Sanaa - aggiunge - il padre ha fatto tutto da solo, senza parlarne nemmeno con la moglie. Lei stessa non avrebbe mai immaginato una cosa del genere . El-Ketawi è stato spinto da un raptus di follia dopo che da tempo si era messo alla ricerca della figlia, la quale era scappata di casa e da un mese non dava sue notizie alla famiglia». L’Imam marocchino spiega anche quale sia la posizione della madre di Sanaa in questa vicenda e il perchè si sia offerto di fare da suo portavoce, subito dopo l’omicidio, dandole ospitalità in casa propria. «Io mi sono visto costretto a portarla a casa mia perchè mi sono trovato davanti a una donna sola che qui non aveva nessuno in grado di aiutarla o di assisterla - aggiunge - in questo momento però ha lasciato la mia abitazione e si trova a casa di una sua amica. Mi sono offerto di parlare a nome suo con i giornalisti locali perchè la signora non conosce l’italiano e non sa come esprimere nel modo corretto le sue idee. Proprio per questo è sembrato che lei volesse giustificare l’azione del marito, che invece condanna con forza». L’Imam accusa i media italiani di aver dato una lettura distorta della verità e della posizione della madre di Sanaa. «La donna ha da subito condannato il marito per quanto avvenuto e non ha mai giustificato un crimine di questo genere che noi tutti condanniamo. La madre della ragazza ha infatti detto che il marito era un criminale, ma ha aggiunto che, nonostante tutto, continuava a essere suo marito e padre degli altri suoi figli».«L’unica responsabilità - aggiunge - che addossa al giovane italiano, fidanzato di Sanaa, è quella di non essersi mai presentato alla famiglia perchè ha assicurato che lei lo avrebbe accolto a braccia aperte». Secondo Ovatiq, quindi, dietro questa tragedia non si nascondono problemi legati alla mancata integrazione nel nostro paese dei musulmani, e dei marocchini in particolare. «Qui a Pordenone noi siamo perfettamente integrati - spiega - ho avuto un diverbio oggi con la parlamentare del Pdl, Souad Sbai, la quale ci accusa di non lavorare per l’integrazione dei musulmani. Io la invito a venire a Pordenone per vedere come viviamo. Abbiamo buoni rapporti con l’amministrazione comunale e partecipiamo a numerose iniziative pubbliche, l’ultima delle quali a proposito della crisi economica, offrendo il nostro punto di vista su come uscire dalla crisi che attanaglia le piccole e medie imprese della provincia di Pordenone». Infine l’Imam Ovatiq, che oggi è impegnato alla guida della preghiera del venerdì islamico all’interno della nuova moschea di Pordenone, si dice completamente indipendente, non legato cioè nè all’Unione delle comunità islamiche in Italia (Ucoii) nè alla grande moschea di Roma. Eppure ammette di aver pagato 680mila euro il locale di tremila metri quadri comprato un mese fa per dare vita a una grande moschea a Pordenone.
Pordenone, 18 settembre 2009 - "Ciò che è accaduto alla povera Sanaa è un fatto davvero strano che noi stessi non riusciamo a spiegarci. Suo padre non era affatto un musulmano praticante. Di solito beveva alcolici e non veniva mai in moschea. La sua non è una famiglia praticante e il suo gesto non ha nulla a che fare con la religione". Non si dà pace l’Imam della moschea di Pordenone, il marocchino Mohamed Ovatiq, che nel corso di una lunga intervista concessa ad AKI - ADNKRONOS INTERNATIONAL spiega quali siano i retroscena dell’omicidio della giovane Sanaa Dafani, immaginando cosa possa aver spinto suo padre, el-Ketawi Dafani, a compiere un gesto così efferato. «Devo dire che questa vicenda si inserisce nel problema più ampio che riguarda le tante famiglie musulmane che non seguono la religione islamica e i suoi precetti - spiega l’Imam - infatti noi siamo impegnati da tempo nel dirimere le controversie familiari che quotidianamente ci sono all’interno delle famiglie di immigrati musulmani».«Abbiamo il compito anche di risolvere i loro problemi personali. Invece nel caso di Sanaa - aggiunge - il padre ha fatto tutto da solo, senza parlarne nemmeno con la moglie. Lei stessa non avrebbe mai immaginato una cosa del genere . El-Ketawi è stato spinto da un raptus di follia dopo che da tempo si era messo alla ricerca della figlia, la quale era scappata di casa e da un mese non dava sue notizie alla famiglia». L’Imam marocchino spiega anche quale sia la posizione della madre di Sanaa in questa vicenda e il perchè si sia offerto di fare da suo portavoce, subito dopo l’omicidio, dandole ospitalità in casa propria. «Io mi sono visto costretto a portarla a casa mia perchè mi sono trovato davanti a una donna sola che qui non aveva nessuno in grado di aiutarla o di assisterla - aggiunge - in questo momento però ha lasciato la mia abitazione e si trova a casa di una sua amica. Mi sono offerto di parlare a nome suo con i giornalisti locali perchè la signora non conosce l’italiano e non sa come esprimere nel modo corretto le sue idee. Proprio per questo è sembrato che lei volesse giustificare l’azione del marito, che invece condanna con forza». L’Imam accusa i media italiani di aver dato una lettura distorta della verità e della posizione della madre di Sanaa. «La donna ha da subito condannato il marito per quanto avvenuto e non ha mai giustificato un crimine di questo genere che noi tutti condanniamo. La madre della ragazza ha infatti detto che il marito era un criminale, ma ha aggiunto che, nonostante tutto, continuava a essere suo marito e padre degli altri suoi figli».«L’unica responsabilità - aggiunge - che addossa al giovane italiano, fidanzato di Sanaa, è quella di non essersi mai presentato alla famiglia perchè ha assicurato che lei lo avrebbe accolto a braccia aperte». Secondo Ovatiq, quindi, dietro questa tragedia non si nascondono problemi legati alla mancata integrazione nel nostro paese dei musulmani, e dei marocchini in particolare. «Qui a Pordenone noi siamo perfettamente integrati - spiega - ho avuto un diverbio oggi con la parlamentare del Pdl, Souad Sbai, la quale ci accusa di non lavorare per l’integrazione dei musulmani. Io la invito a venire a Pordenone per vedere come viviamo. Abbiamo buoni rapporti con l’amministrazione comunale e partecipiamo a numerose iniziative pubbliche, l’ultima delle quali a proposito della crisi economica, offrendo il nostro punto di vista su come uscire dalla crisi che attanaglia le piccole e medie imprese della provincia di Pordenone». Infine l’Imam Ovatiq, che oggi è impegnato alla guida della preghiera del venerdì islamico all’interno della nuova moschea di Pordenone, si dice completamente indipendente, non legato cioè nè all’Unione delle comunità islamiche in Italia (Ucoii) nè alla grande moschea di Roma. Eppure ammette di aver pagato 680mila euro il locale di tremila metri quadri comprato un mese fa per dare vita a una grande moschea a Pordenone.
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2 commenti:
Ecco, stavo proprio aspettando il momento in cui avrebbero detto che abbiamo frainteso le parole della madre. E non avevo dubbi che quel momento sarebbe arrivato!
La loro falsità da il voltastomaco.
Sai come la penso. Li metterei tutti al gabbio 'sti qui. Sono tutti complici. Altro che fraintendimenti e pazzie momentanee.
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