lunedì 7 settembre 2009

Eravamo tutti musulmani

Olanda, le rivelazioni sul deputato anti-islamico. Il segreto di Wilders: antenati musulmani. Un’antropologa ha studiato il suo albero genealogico. «Il ciuffo? È tinto, per mascherare le origini meticce»

BRUXELLES - Come si direbbe in Italia: «Chi la fa l’aspetti». O meglio: «Il bue non chiami cornuto l’asino». Come si direbbe in Italia, si dice oggi in Olanda: dove il bue del proverbio, con rispetto parlando, sarebbe Geert Wilders; e l’asino, gli immigrati tur­chi o nordafricani. Perché Wilders, il deputato dal ciuffo giallissimo e dal­l’occhio ceruleo finito sotto processo per incitamento alla discriminazione e al­l’odio religioso, l’uo­mo che vince le ele­zioni gridando «No all’Eurarabia» o «l’Olanda agli olande­si», e invocando la cacciata di tutti gli im­migrati musulmani «che non rispettano la nostra cultura», lo stesso che per le sue idee viene espulso dalla Gran Bretagna e che i nemici bef­fardi chiamano «il più bianco dei bianchi», insomma proprio lui sareb­be in qualche modo «nero»: figlio e ni­pote di immigrati dall’Asia, pronipote di meticci dalla pelle scura, discen­dente di musulmani. In altre parole un «indo», come nella lingua di tutti i giorni molti olandesi chiamano que­sti cittadini. Parentele neppure trop­po lontane, poi: già la nonna materna di Wilders, Johanna Ording-Meijere, moglie di un colono olandese nelle ex-Indie Orientali (l’attuale Indonesia, il più grande paese a maggioranza musulmana nel mondo) avrebbe avuto, come si usa dire, sangue misto. Tutto questo ha rivelato un esperto di genealogia, ricostruendo l’«albero» dei Wilders, e ora lo conferma - con uno studio di sei pagine appena pubblicato sul settimanale dei Verdi di Amsterdam - un’antropologa cul­turale, Lizzy van Leeuwen, che ha svolto lunghe ricerche negli archivi nazionali e che aggiunge un pizzico velenosetto della sua scienza alla zup­pa già piccante delle polemiche: an­che il ciuffo quasi albino e clamorosa­mente ritinto di Wilders, dice infatti la studiosa, si può spiegare con la vo­lontà di nascondere certe radici, di fuggire da un passato familiare che Wilders avrebbe sempre nascosto o dimenticato, tant’è che non lo cita nel­le sue biografie. E anche le sue idee sarebbero così radicali, proprio per il desiderio di chiudere certe pagine. Secondo la ricostruzione fatta ora, Johann Ording, il nonno materno di Wilders, proveniva da un’antica fami­glia ebrea della madrepatria e si era trapiantato nell’isola di Giava, in Indo­nesia, come direttore dell’amministra­zione finanziaria. Sua moglie, Johan­na, era una di quelle bellezze eu­ro- asiatiche che così spesso si incon­travano nelle famiglie dei coloni: e aveva, ovviamente, dei parenti musul­mani. Gli Ording erano benestanti, avevano una numerosa servitù. Ma in­torno al 1930, Johann fu colpito da un dissesto finanziario, e mentre era in vacanza in Olanda scoprì di essere sta­to licenziato. Seguirono periodi di cri­si e di frustrazione, anche perché nel 1949 l’Indonesia divenne indipenden­te e molti altri coloni rimpatriarono. Negli anni '70, con l’esplodere dell’im­migrazione dal Nordafrica e dalla Tur­chia, crebbero le difficoltà per gli «in­di», in un mercato del lavoro sempre più ristretto (molti di loro, ricordano gli storici locali, militavano nei partiti di estrema destra). E nacquero i primi attriti con gli «altri», i musulmani: an­che questo sfondo avrebbe contribui­to al germogliare delle idee di Wil­ders. Il quale, finora, non ha replicato alle ricostruzioni: lavora a preparare le prossime elezioni a L’Aja, distribui­sce vignette satiriche su Maometto, ri­pete che «non ho nulla contro i mu­sulmani come persone» e nel frattem­po auspica che Romania e Bulgaria «lascino l’Unione Europea». Chissà se qualcuno sta già cercando un bisnon­no romeno, in quello stesso albero ge­nealogico.

Luigi Offeddu

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