Il commissario europeo della Giustizia Jacques Barrot ha annunciato un piano pilota per la redistribuzione nella Ue dei rifugiati extracomunitari e per il diritto d’asilo. I dettagli sono molto vaghi e ho l’impressione che si tratti dello stesso piano anticipato da Le Monde alla fine di luglio (vedi post su questo blog); infatti non prevede quote nazionali obbligatorie. In questo modo la Commissione Ue ritiene chiuso il caso sollevato dall’Italia e condiviso dag altri Paesi, come se bastasse concludere la polemica politica per risolvere il problema. Ma il problema non è stato risolto. La questione non è nuova e trova origine in Schengen, Gran bella idea, la libera circolazione delle persone, senza più frontiere; peccato però che Bruxelles si sia dimenticata di stabilire regole comuni per l’espulsione dei clandestini e la concessione del diritto d’asilo, lasciando soli i Paesi più esposti al flusso dei clandestini. Quante volte Italia, Spagna, Grecia e Malta hanno invocato misure comuni? Eppure fino ad oggi Bruxelles non è stata capace di formulare una risposta concreta, credibile e si rifugia nei piani pilota, che sono un insulto al buon senso. Se fosse stata davvero efficiente, la Ue avrebbe dovuto proporre un piano articolato, preparato per tempo e condiviso. Invece procede a tentoni. Il vero problema è che l’Unione europea è un organismo amorfo, che si è dimostrato incapace sia di gestire l’allargamento ad est, che di superare i no piovuti nei referendum svoltisi in Francia, Olanda, Irlanda; e in quanto tale prigioniero delle lobby, della burocrazia, di procedure decisionali assurde. Non adatta le regole a un mondo che cambia: è immobile, chiusa in un fortino. E non è più in grado di affrontare i problemi che stanno più a cuore dei cittadini, come quello dell’immigrazione, ma non solo. L’elenco dei dossier irrisolti è lunghissimo. Ma non si vede una soluzione all’orizzonte. Che futuro può avere una Ue come questa? Il malumore cresce…
venerdì 4 settembre 2009
Caso risolto? Tuttaltro...
Immigrati, dalla Ue ancora solo parole di Marcello Foa
Il commissario europeo della Giustizia Jacques Barrot ha annunciato un piano pilota per la redistribuzione nella Ue dei rifugiati extracomunitari e per il diritto d’asilo. I dettagli sono molto vaghi e ho l’impressione che si tratti dello stesso piano anticipato da Le Monde alla fine di luglio (vedi post su questo blog); infatti non prevede quote nazionali obbligatorie. In questo modo la Commissione Ue ritiene chiuso il caso sollevato dall’Italia e condiviso dag altri Paesi, come se bastasse concludere la polemica politica per risolvere il problema. Ma il problema non è stato risolto. La questione non è nuova e trova origine in Schengen, Gran bella idea, la libera circolazione delle persone, senza più frontiere; peccato però che Bruxelles si sia dimenticata di stabilire regole comuni per l’espulsione dei clandestini e la concessione del diritto d’asilo, lasciando soli i Paesi più esposti al flusso dei clandestini. Quante volte Italia, Spagna, Grecia e Malta hanno invocato misure comuni? Eppure fino ad oggi Bruxelles non è stata capace di formulare una risposta concreta, credibile e si rifugia nei piani pilota, che sono un insulto al buon senso. Se fosse stata davvero efficiente, la Ue avrebbe dovuto proporre un piano articolato, preparato per tempo e condiviso. Invece procede a tentoni. Il vero problema è che l’Unione europea è un organismo amorfo, che si è dimostrato incapace sia di gestire l’allargamento ad est, che di superare i no piovuti nei referendum svoltisi in Francia, Olanda, Irlanda; e in quanto tale prigioniero delle lobby, della burocrazia, di procedure decisionali assurde. Non adatta le regole a un mondo che cambia: è immobile, chiusa in un fortino. E non è più in grado di affrontare i problemi che stanno più a cuore dei cittadini, come quello dell’immigrazione, ma non solo. L’elenco dei dossier irrisolti è lunghissimo. Ma non si vede una soluzione all’orizzonte. Che futuro può avere una Ue come questa? Il malumore cresce…
Il commissario europeo della Giustizia Jacques Barrot ha annunciato un piano pilota per la redistribuzione nella Ue dei rifugiati extracomunitari e per il diritto d’asilo. I dettagli sono molto vaghi e ho l’impressione che si tratti dello stesso piano anticipato da Le Monde alla fine di luglio (vedi post su questo blog); infatti non prevede quote nazionali obbligatorie. In questo modo la Commissione Ue ritiene chiuso il caso sollevato dall’Italia e condiviso dag altri Paesi, come se bastasse concludere la polemica politica per risolvere il problema. Ma il problema non è stato risolto. La questione non è nuova e trova origine in Schengen, Gran bella idea, la libera circolazione delle persone, senza più frontiere; peccato però che Bruxelles si sia dimenticata di stabilire regole comuni per l’espulsione dei clandestini e la concessione del diritto d’asilo, lasciando soli i Paesi più esposti al flusso dei clandestini. Quante volte Italia, Spagna, Grecia e Malta hanno invocato misure comuni? Eppure fino ad oggi Bruxelles non è stata capace di formulare una risposta concreta, credibile e si rifugia nei piani pilota, che sono un insulto al buon senso. Se fosse stata davvero efficiente, la Ue avrebbe dovuto proporre un piano articolato, preparato per tempo e condiviso. Invece procede a tentoni. Il vero problema è che l’Unione europea è un organismo amorfo, che si è dimostrato incapace sia di gestire l’allargamento ad est, che di superare i no piovuti nei referendum svoltisi in Francia, Olanda, Irlanda; e in quanto tale prigioniero delle lobby, della burocrazia, di procedure decisionali assurde. Non adatta le regole a un mondo che cambia: è immobile, chiusa in un fortino. E non è più in grado di affrontare i problemi che stanno più a cuore dei cittadini, come quello dell’immigrazione, ma non solo. L’elenco dei dossier irrisolti è lunghissimo. Ma non si vede una soluzione all’orizzonte. Che futuro può avere una Ue come questa? Il malumore cresce…
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