BARI — Incontri con prostitute organizzati per ricambiare i favori dell’allora vicepresidente della Regione Puglia Sandro Frisullo, del Partito democratico. C’è anche questo nel verbale di interrogatorio del 29 luglio scorso di Gianpaolo Tarantini. L’imprenditore pugliese finito sotto inchiesta per corruzione, favoreggiamento della prostituzione e cessione di cocaina racconta i suoi rapporti con i politici del centrosinistra. E ammette di aver pagato il conto dell’ormai famosa cena elettorale alla quale presero parte l’onorevole Massimo D’Alema e il sindaco Michele Emiliano. Rivela i dettagli delle serate organizzate in un appartamento di Bari che lo stesso Frisullo aveva affittato e subito dopo specifica quali vantaggi abbia poi ottenuto per questa sua disponibilità. Il nome di Frisullo era già emerso nelle intercettazioni telefoniche disposte dal giudice, ma lui aveva minacciato di querelare «chiunque si permetterà di accostare il mio nome a queste vicende».
Festini e sanità: Nella caserma della guardia di Finanza, accompagnato dai suoi avvocati, Tarantini comincia a verbalizzare. Sono le 15,13 di quel giorno di fine luglio. «Confermo di essere a conoscenza che Maria Teresa De Nicolò era una escort e di averla pagata affinché effettuasse prestazioni sessuali in favore di terzi. Ricordo di averle corrisposto 500 euro per le prestazione a Bari e 1000 euro per prestazioni fuori Bari se non ricordo male. Ora che ricordo meglio nella circostanza di una festa fatta a casa mia le offrii gratuitamente della cocaina. Quanto all’appartamento di via Giulio Petroni angolo via Extramurale Capruzzi si tratta di un immobile preso in locazione da Gigi Zatterini, all’epoca segretario particolare dell’assessore Frisullo. Io avevo la disponibilità delle chiavi in quanto lo stesso Frisullo me le diede nel 2007 chiedendomi di far effettuare dalla ditta di fiducia delle mie aziende opere di pulizia con cadenza se non ricordo male settimanale. Io ho trattenuto le chiavi per miei incontri occasionali con alcune ragazze. Ricordo di aver accompagnato la De Nicolò in quell’appartamento al fine di farla incontrare con lo stesso Frisullo, sicuramente prima dell’estate 2008. Io e la De Nicolò ci trattenemmo in quell’appartamento fino all’arrivo del Frisullo e quindi giunto quest’ultimo io andai via. In quella stessa circostanza o forse in una successiva prima di allontanarmi consumammo in tre un pasto. Credo che anche in altre circostanze ho favorito gli incontri della De Nicolò con Frisullo». Subito dopo Tarantini parla del rapporto con Vanessa Di Meglio, sua amica da dieci anni, che poi sarebbe stata anche a palazzo Grazioli da Silvio Berlusconi: «Ho favorito nel 2007 e nel 2008 rispettivamente due prestazioni sessuali della stessa con Sandro Frisullo, retribuendola con un importo che credo si aggirasse sui 500 euro oltre a pagarle il biglietto aereo poiché la stessa veniva da Parigi ed ospitarla a Riva del Sole a Giovinazzo. I biglietti aerei li ho acquistati presso l’agenzia della Transitalia ed il soggiorno presso l’albergo l’ho retribuito con danaro prelevato da una delle società riconducibili alla mia famiglia».
I favori del politico: Nel corso dell’interrogatorio Tarantini evidenzia la contropartita che avrebbe ottenuto: «Le attenzioni da me avute nei confronti di Frisullo mi hanno consentito di essere dallo stesso presentato al dottor Valente, direttore amministrativo dell’Asl di Lecce. Io avevo rappresentato a Pd Sandro Frisullo, ex vicepresidente Regione Puglia Frisullo le ragioni per le quali avevo interesse a conoscere il dottor Valente, vale a dire un’accelerazione dei pagamenti per le prestazioni effettuate dalle mie aziende e l’esecuzione di una delibera adottata in materia di acquisto di tavoli operatori. So che Frisullo ha rappresentato più volte le mie esigenze al dottor Valente ed io personalmente ne ho parlato con lo stesso Valente. I pagamenti sono avvenuti anche se comunque in ritardo, altrettanto per la delibera. La frequentazione di Frisullo mi serviva soprattutto per acquistare visibilità agli occhi dei primari che portavo da Frisullo. Per quanto mi consti nessuno dei problemi rappresentato dai primari è stato mai risolto da Frisullo».
La cena elettorale: Tarantini nega di aver mai effettuato versamenti al partito. E afferma: «Io non ho elargito finanziamenti in favore di Frisullo, limitandomi a mettere a disposizione per le sue esigenze autisti e mie autovetture in caso di urgenze, a fargli alcuni regali in occasione delle festività e ad organizzare una cena elettorale in favore dell’onorevole D’Alema presso il ristorante 'La Pignata' nel 2007. Ricordo che alla cena erano presenti primari e dirigenti sanitari, il sindaco Emiliano, il vice coordinatore regionale del Pd Dottor Mazzarano, alcuni imprenditori baresi tra cui Stefano Miccolis e Vito Ladisa. Comunque conservo l’elenco e mi riservo di produrlo». Nel luglio scorso, quando si parlò per la prima volta di questa cena, Emiliano raccontò che «Massimo mi aveva chiamato dicendomi di andare al ristorante perché lui era in ritardo. Quando arrivai, vidi chi c’era e raggelai. Per questo lo portai subito via». Subito dopo Tarantini racconta di un altro manager che avrebbe partecipato agli incontri intimi con la sua amica Terry: «Ho favorito le prestazioni sessuali della De Nicolò in favore del dottor Antonio Colella, capo area gestione patrimonio (della Regione Puglia ndr ), in due o tre circostanze accompagnando la predetta nelle vicinanze dell’Hotel 7 Mari e retribuendola. In cambio ho ricevuto dal Dottor Colella alcuni favori che mi riservo di illustrare in seguito».
La manager Asl: Lo stesso giorno gli vengono contestati alcuni episodi di «corruzione in concorso con il fratello Claudio e con Sabina Ilaria Tatò affinché le aziende da lui di fatto gestite potessero raggiungere posizioni di preminenza nell’ambito della gestione di rapporti commerciali con le Asl e con gli enti ospedalieri di riferimento». Anche in questo caso Tarantini non nega e anzi si sofferma sul ruolo di Lea Cosentino la manager della Asl di Bari rimossa dal governatore Nichi Vendola dopo essere finita nel registro degli indagati. Ecco che cosa è scritto nel suo verbale: «Effettivamente nell’incontro tenutosi il 12 novembre 2008 presso il ristorante dell’Hotel Eden in Roma si stabilì che la dottoressa Tatò avrebbe convinto, dietro riconoscimento di una somma di denaro in proporzione al numero di pazienti inviati, una serie di medici di base massimalisti ad inviare i propri pazienti presso i centri della Tatò per visite specialistiche nel settore ortopedico di modo che la stessa potesse di seguito inviare quei pazienti alla clinica diretta dal professor Patella in modo tale da consentire un incremento degli interventi del professor Patella e quindi un incremento delle nostre forniture in favore della sua clinica. Io prestai il mio assenso a questa ipotesi in quanto avevo grande interesse a lavorare con la clinica del professor Patella e mi dissi pertanto disposto ad intercedere presso l’avvocato Lea Cosentino, direttore generale dell’Asl Bari, perché la stessa soddisfacesse una serie richieste vantate dai centri riconducibile alla Tatò nei confronti della stessa Asl».
Le protesi: L’imprenditore pugliese nega di aver mai commesso illeciti sulla salute dei pazienti come invece sarebbe emerso da alcune intercettazioni. E spiega: «Voglio precisare che sono portato ad escludere che in quella sede o anche in seguito sia stata forzata la diagnosi nel senso di impiantare protesi a chi non ne aveva bisogno o ne aveva bisogno in maniera minore. Voglio anche precisare che sono portato ad escludere che in quella sede o altrove siano state impiantate protesi per qualità e costo inferiori a quelle formalmente acquistate ed impiantate. Io promisi alla Tatò il mio interessamento verso la Cosentino ed effettivamente mi trovai a parlare con la Cosentino di quanto richiesto per il mio tramite dalla Tatò ma la Cosentino, che mal sopportava la Tatò, mi indirizzò verso il direttore amministrativo dottor Gianfranco Lippolis, che non diede seguito alle mie richieste. Non ho ricevuto alcun promemoria della Tatò contenente i 10 punti delle sue richieste, né mi è stata prospettata l’eventualità di una mia partecipazione ai proventi che la Tatò avrebbe potuto ricevere in caso di accoglimento mio tramite delle sue richieste. Devo peraltro escludere, avendo parlato con mio fratello Claudio che tali richieste di percentuali fossero state a lui prospettate dalla Tatò. A seguito di quell’incontro ho iniziato a vendere le protesi fornite dalle ditte riconducibili alla mia famiglia alla clinica del professor Patella diversamente dal passato. Escludo che la Tatò abbia a seguito di quell’incontro dato seguito a quella parte concernente il dirottamento dei pazienti dai medici di base verso la clinica del professor Patella anche perché quest’ultimo sostiene già un numero molto elevato di interventi ed ha una lunga lista d’attesa. Non escludo e mi riservo di controllare di aver sponsorizzato il professor Vittorio Patella per la partecipazione a dei congressi, mentre non ho pagato il viaggio a Las Vegas a suo figlio per la partecipazione all’Accademy. Escludo che quanto detto dal prof. Patella in ordine all’esigenza di incontrarci a cadenze fisse per conoscere il mio fatturato sia riconducibile all’esigenza di determinare l’importo di una tangente in suo favore. Non escludo che questa sua richiesta fosse finalizzata a verificare quanto io avessi fatto per la Tatò ed a raffrontare il mio impegno con le protesi da me fornite e da lui impiantate».
Angela Balenzano Fiorenza Sarzanini
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