martedì 20 marzo 2012

Villaggio italia, vacanze all inclusive


MILANO – In attesa che arrivino in massa si decide di non decidere e per i disperati che attraversano il Canale di Sicilia c'è posto solo in albergo o nei villaggi turistici. Eppure tutti sanno che dalle coste africane stanno per prendere il mare migliaia e migliaia di immigrati che fatalmente si riverseranno su Lampedusa, un’isola abituata all’emergenza ma che a differenza degli altri anni questa volta non ha più una struttura di permanenza e assistenza temporanea. Sull’isola non c’è più un centro di accoglienza. Quello di contrada «Imbriacola» è stato distrutto durante le rivolte dello scorso anno ed è in disarmo anche l’ex base Loran. E così gli immigrati debbono «accontentarsi» di un posto nei villaggi turistici di Cala Creta o anche negli alberghi. Strutture che in un’isola che vive prevalentemente di turismo dovrebbero essere già piene di ospiti in arrivo da ogni parte del mondo per apprezzare il mare e il sole di quest'isola unica nel Mediterraneo.

COME FRONTEGGIARE L'EMERGENZA - Insomma l’emergenza è puntualmente scoppiata ma a differenza degli scorsi anni non si capisce bene come il governo dei tecnici intenda fronteggiarla. «Il bel tempo in arrivo e una situazione ancora incerta in Nord Africa - ha dichiarato il ministro dell'interno Cancellieri - non fanno pensare a una grande serenità in merito a questa questione. Però vedremo di affrontare la situazione nella maniera più civile e più corretta possibile e speriamo che non ci siano più vittime». Ma allo stesso tempo lascia intendere che il governo non vuole riaprire il centro di accoglienza di contrada Imbriacola. Lo dice chiaramente il sindaco di Lampedusa Bernardino De Rubeis. «Ho appreso con disappunto dal ministro degli Interni che non ci sarebbero le condizioni per una riapertura del centro di contrada Imbriacola - afferma- ma non è possibile continuare a ospitare gli immigrati a Cala Creta, una località nata per il turismo e non per essere un centro di accoglienza».

ALLARME ONU - Anche il portavoce dell'alto commissariato Onu per i rifugiati Laura Boldrini ha chiesto che «vengano riattivate adeguate strutture di accoglienza e che Lampedusa torni ad essere porto sicuro». Appelli che sembrano destinati a cadere nel vuoto per il semplice fatto che non c'è più tempo. Se infatti si voleva puntare a una riapertura del Centro di contrada Imbriacola occorreva pensarci per tempo e non ora che l'emergenza è praticamente scoppiata. Quella struttura devastata dall'incendio dello scorso anno in questi mesi è andata totalmente in malora e per rimetterla in funzione ci vorrebbero fondi e tempo che forse non ci sono.

SOLO POSTO IN ALBERGO - Risultato: Lampedusa si trova ad affrontare la nuova emergenza immigrati a «mani nude» puntando solo sulla strategia dei trasferimenti rapidi verso gli altri centri di accoglienza della Sicilia e del resto d'Italia. Ma anche su questo l'esperienza sembra non avere insegnato nulla. Se infatti ci dovessero essere dei picchi nell'afflusso degli immigrati, come è successo negli altri anni, anche i centri di accoglienza sparsi per l'Italia andranno rapidamente in tilt. Ma rispetto al passato quest'anno non ci sarà più una struttura in grado di fare da cuscinetto ospitando fino a duemila persone in una zona che non interferisce con i normali ritmi di vita dell'isola. A meno, appunto, che non si voglia fare affidamento su tutti i i posti letto disponibili negli alberghi di Lampedusa.

Alfio Sciacca

1 commenti:

Kizzy ha detto...

Noi stramegatartassati e costoro sfamati e riveriti 'aggratis'... ma invece di ciarlare, il sindaco di Lampedusa dovrebbe fare azioni eclatanti tipo requisire tutti gli alberghi impedendone l'uso x i 'migranti' vista la stagione turistica alle porte...
Si lamentava di Maroni, eccolo accontentato, olè!
Quanto alla boldrina, le auguro di trovarsi in mezzo a un branco dei suoi adorati 'migranti' infoiati e poi vedremo...