martedì 20 marzo 2012
Sanguisughe
Più la leggi e più scopri le fregature. Piena zeppa di ritocchi cosmetici, di agevolazioni che saltano e di nuovi balzelli, la riforma fiscale del Governo di Mario Monti corre il rischio di stroncare qualsiasi tentativo di ripresa economica. Sia sul fronte delle imprese sia sul versante delle famiglie, si va incontro a un’altra, sonora stangata di tasse. Altro che riforma «orientata alla crescita», come scrive l’Esecutivo nella relazione che accompagna il decreto (i testi sono su http://www.liberoquotidiano.it/). Il capitolo imprese, tanto per cominciare, è quello più ampio. Cambia nome l’Ires (imposta sulle società) e diventa Iri (imposta sul reddito imprenditoriale) che però allargherà il suo raggio d’azione anche agli studi professionali (e in questo caso, forse, qualche piccolo vantaggio potrebbe spuntare). Pericoli in vista, poi, per i guadagni dei soci, finora soggetti all’Irpef “standard”, ma applicata sulla metà degli utili. Sconto destinato a scomparire per spingere gli investimenti. La vera mazzata sulle imprese arriva dall’Irap. La vecchia delega, quella confezionata da Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi, prevedeva una graduale eliminazione della tassa regionale sulle attività produttive. Ma l’attuale premier ha detto che non può rinunciare ai 35 miliardi di euro di gettito.
Carbon tax e green tax, poi, sono i due nuovi balzelli ambientali che si abbatteranno su chi fa impresa. Un incentivo “nascosto” a investire su impianti industriali ecologici, ma che per essere evitato impone sforzi economici e di sicuro non poco tempo. Dentro le aziende arriva lo spione del fisco. La riforma prevede la creazione di un nuovo manager su cui ricadranno precise responsabilità: dovrà passare al setaccio tutte le operazioni e avrà l’obbligo di segnalare tutte le manovre non in linea con le regole tributarie. Una figura che, di fatto, si trasformerà in un fidatissimo alleato dell’agenzia delle Entrate.
Se i bilanci societari sono destinati a soffrire, certamente non sorrideranno i bilanci delle famiglie. E non solo per la stangata sulla casa (si vedano i servizi alle pagine 2 e 3) con l’Imu-Ici che parte a giugno tornando a colpire le prime abitazioni e la revisione del catasto inserita nella riforma fiscale. Ci sono i consumi, anzitutto, a essere finiti nel mirino del Governo. Che, come ha promesso pochi giorni fa, il viceministro dell’Economia, Vittorio Grilli, saranno tartassati con l’incremento dell’Iva dal 21 al 23%. Uno “scherzetto” (è già legge) che vale 8 miliardi: aumenteranno i prezzi e gioco-forza subiranno una contrazione le vendite. E non è tutto. Per i lavoratori c’è la doccia fredda sull’Irpef: il prelievo non sarà più rimodulato sulla base di tre sole aliquote (20, 30 e 40%) come ipotizzato da Tremonti, ma resteranno le attuali 5 con tetto al 43%. Con la pressione fiscale del Paese destinata a restare a livelli record. Anche grazie al fatto che sarà disboscato il sistema di agevolazioni e sconti per le famiglie: dei 160 miliardi oggi garantiti dallo Stato, potrebbero rimanere solo 70 miliardi: altri 90 miliardi, in buona sostanza, graveranno sui contribuenti.
L’Esecutivo alzerà il velo sul provvedimento venerdì prossimo. E l’unica buona notizia è che l’iter non sarà breve. Si potranno studiare eventuali contromisure. Sul tavolo del Consiglio dei ministri, il 23 marzo, arriverà, salvo sorprese, un disegno di legge delega. Un testo che poi deve andare al vaglio del Parlamento. Qualche mese passa necessariamente. Poi il pallino torna in mano a palazzo Chigi che avrà nove mesi di tempo per approvare 4-5 decreti delegati, cioè le norme che entreranno nel merito. Il che vuol dire almeno un paio di mesi in più. Ma per chiudere tutta l’operazione, considerando ostacoli parlamentari e richieste dei partiti potrebbe richiedere anche oltre un anno di lavoro. E arrivare al fotofinish con la legislatura, a maggio 2013.
C’è da dire che i temi fiscali già tengono banco nel dibattito a Montecitorio e palazzo Madama. Al Senato, in particolare, è all’esame il decreto sulle semplificazioni. Pioggia di emendamenti in commissione, a partire dal dossier Imu: tutta la maggioranza chiede aliquote minime per case affittate, alloggi popolari, stalle e fienili. Poi la richiesta del Pdl di mettere fine alle liti fiscali fino a 100mila euro con uno sconto; la proposta dell’Idv di firmare una Convenzione con la Svizzera per lo scambio di informazioni; l’appello del Terzo Polo per trovare delle risorse a favore di comuni e imprese che sono stati danneggiati dalla eccezionale nevicata di febbraio. E anche in Parlamento spuntano gli “aguzzini”: come chi propone (Pd e Lega) anche una nuova tassa: 1 euro per imbarcarsi sui traghetti (la metà destinata ai comuni con porti. Per Venezia si ipotizza una tassa fino a 10 euro a carico dei croceristi che passano sui giganti del mare per apprezzare le bellezze della Laguna.
di Francesco De Dominicis
Ancora una fiducia sulle liberalizzazioni; Fini, Idv e Lega sono incazzati perchè la fiducia, dicono, è incostituzionale e mortifica il parlamento. Bhe, sapendo che nemmeno il governo è propriamente costituzionale dacchè, ripetiamolo ancora, nessun cittadino italiano lo ha eletto... cosa volevano aspettarsi? Vadano a lamentarsi con un certo napolitano che ha fortemente voluto tutto ciò. Ma non so se a lamentarsi così, fanno più pena o più ridere.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
0 commenti:
Posta un commento