lunedì 5 marzo 2012

Italia e pensionamenti


ROMA - Adesso anche l'Europa prende atto, nero su bianco, che con l'ultima riforma della previdenza l'Italia avrà la più alta età di pensionamento tra i Paesi membri, uguale per uomini e donne. E ciò non accadrà chissà tra quanto ma già nel 2020. Lo certifica il Libro bianco sulle pensioni diffuso sotto la regia del commissario per l'Occupazione e gli affari sociali, László Andor. E finalmente non c'è più, come accadeva in tutti i documenti ufficiali di Bruxelles, alcuna raccomandazione all'Italia, come invece c'è per gli altri Paesi, a eccezione di Germania e Ungheria. Abbiamo insomma fatto «i compiti a casa», direbbero il presidente del Consiglio, Mario Monti, e il ministro del Lavoro, Elsa Fornero. Secondo la tabella di marcia della riforma, già nel 2020 l'età di pensionamento in Italia sarà la più alta in Europa, con 66 anni e 11 mesi per uomini e donne, a fronte dei 65 anni e 9 mesi della Germania e i 66 della Danimarca, si legge nel Libro bianco. E questo primato si consoliderà successivamente perché la stessa riforma prevede adeguamenti periodici dell'età di pensionamento alla speranza di vita. Così si arriverà, secondo le previsioni, a 68 anni e 11 mesi nel 2040, a 69 anni e 9 mesi nel 2050 e a 70 anni e 3 mesi nel 2060, anno in cui la Germania, se non interverranno riforme, sarà ferma a 67 anni, il Regno Unito a 68.

Il salto è enorme se si pensa che fino allo scorso anno nel nostro Paese l'età di pensionamento di vecchiaia era di 65 anni per gli uomini e 60 per le donne e c'era la possibilità di uscire dal lavoro con la pensione di anzianità a «quota 96» (60 anni d'età e 36 di contributi oppure 61+35). Ciò faceva sì che nei confronti internazionali sull'età media effettiva di pensionamento l'Italia accusasse un paio d'anni in meno della Germania: nel 2009 essa era di 60,8 anni per gli uomini e 59,4 per le donne in Italia contro i 62,6 anni e i 61,9 anni per i lavoratori e le lavoratrici tedesche. L'aumento dell'età pensionabile è inevitabile, si sottolinea nel documento della Commissione, visto che entro il 2060 la speranza di vita alla nascita dovrebbe aumentare in Europa di 7,9 anni per i maschi e di 6,5 anni per le femmine. Le riforme serviranno inoltre a contenere la spesa, che attualmente supera in media il 10% del prodotto interno lordo (in Italia siamo intorno al 15%, ma la nostra è la società più vecchia del continente) e che arriverà «probabilmente al 12,5%» nonostante i correttivi già decisi in numerosi Paesi. L'equilibrio dei conti, però, non è tutto. Non a caso il Libro bianco è intitolato a pensioni «adeguate, sicure e sostenibili». L'adeguatezza ha a che fare con l'importo degli assegni e il tenore di vita di 120 milioni di anziani in Europa. I sistemi previdenziali, dice la Commissione, dovranno continuare a garantire l'«indipendenza economica» dei pensionati.

In questo quadro viene analizzata la riduzione del tasso medio di sostituzione (rapporto tra la pensione e la retribuzione) nei vari Paesi conseguente all'adozione di riforme. In Italia il taglio teorico è pesante: 15 punti tra il 2008 e il 2048. Nella realtà, però, esso si ridurrà di «soli» 5 punti per effetto dell'aumento dell'età pensionabile che, col sistema contributivo, fa crescere anche l'importo della pensione. Ad incrementare il tasso di sostituzione potranno concorrere, dice il rapporto, anche i fondi pensione integrativi: «Occorrerebbe, tuttavia, che i regimi di pensione finanziati privatamente fossero più sicuri, avessero un miglior rapporto costi/efficacia e fossero più compatibili con la mobilità di un mercato del lavoro flessibile». Ed è proprio sul mercato del lavoro che si sofferma la seconda parte del Libro bianco, raccomandando di «aumentare la partecipazione delle donne e dei lavoratori più anziani». Più occupazione, soprattutto se di qualità, significa infatti più entrate contributive per pagare le pensioni, oltre ad avere riflessi positivi sulla crescita e quindi sul rapporto tra spesa previdenziale e Pil. Si raccomandano quindi politiche di formazione permanente e di conciliazione tra lavoro e famiglia. Anche di questo è chiamata a occuparsi la trattativa sul mercato del lavoro tra governo e parti sociali, attualmente arenata sulla difficoltà di trovare risorse per gli ammortizzatori sociali (cassa integrazione e disoccupazione).

Enrico Marro

2 commenti:

Maria Luisa ha detto...

d'accordo l'aspettativa di vita è aumentato, ma a 'sti geni non viene in mente la "qualitò"della vita?Gli acciacchi di una certa età incombono su tutti, si va dalla riacutizzazione di processi aartrosisi, alla diminuzione della rettività di fronte eventi imprevisti, al calo della vista, al Parkinson, all'Alzehmer, a tutta una serie di patologie che possono non essere invalidanti come le ultime due che ho citato, ma che comunque possono far perdere giorni di lavoro.A 3o anni non mi pesava essere di turno di notte in reparto, ora, a 62, beh, credo che sarei meno lucida.
Maria Luisa

Eleonora ha detto...

Maria Luisa, il tuo parere è autorevole perchè, chiaramente sei un medico. Loro, quelli che se ne stanno nei parlamenti o quelli che muovono i fili delle loro marionette, non riescono manco a formulare un pensiero "normale", figurati se possono usare il buonsenso o il parere di un medico. Evidentemente pensano che vivere fino a 90 anni faccia sparire malanni e acciacchi.