sabato 24 marzo 2012
Quando certi alti prelati dovrebbero pregare...
MILANO - «Non ce lo meritavamo». Antonio Silvestri, padre del sergente Michele Silvestri, ucciso in un attentato contro la base italiana Fob «Ice» in Afghanistan, non aggiunge altro. Troppo forte è il dolore per la perdita di quel figlio che in paese, a Monte di Procida e anche nella vicina Bacoli, tutti consideravano un bravo ragazzo e anche un eroe, tanto era nota la sua propensione a partecipare alle missioni internazionali di peacekeeping. Era in casa, il signor Antonio, quando sono arrivati i militari per comunicare la notizia della morte del figlio: lui e la moglie non avevano seguito i notiziari tv del pomeriggio che avevano parlato dell'attentato. Quando hanno saputo cosa fosse successo si sono visti il mondo crollare addosso.
IL MALORE DELLA MOGLIE - Anche la moglie del sergente, Nunzia Carannante, non ha retto alla notizia. Prima ha pianto a dirotto, poi è stata colta da malore. La donna è uscita di casa proprio mentre stava arrivando il tenente colonnello Gaetano D'Agostino per portarle la tragica notizia. Non c'è stato bisogno di parole: Nunzia ha capito e ha iniziato a piangere. Nello stesso edificio vivono il padre e la madre, il fratello e la sorella del sergente Silvestri.
UN PAESE IN LUTTO - A Monte di Procida tutto il paese si è stretto nel dolore. Nel piccolo centro della zona flegrea, a nord di Napoli, un comune di 14mila abitanti concentrati in poco più di tre chilometri quadrati, si conoscono un po' tutti, e il sergente Silvestri era stimato e apprezzato come veterano nelle missioni all'estero. Michele viveva con la moglie Nunzia e il figlioletto nel confinante comune di Bacoli. Ma quando partiva per una missione, la moglie e il bambino si trasferivano a Monte di Porcida, nella palazzina popolare di via Cappella dove vivono sia i genitori della donna sia quelli di Michele. Ed è qui che si sono presentati i militari incaricati di annunciare quanto accaduto.
DAL KOSOVO ALL'IRAQ - Una sottotenente psicologa ha accompagnato il colonnello D'Agostino, per offrire sostegno nel momento dello shock. Silvestri si era arruolato nel 1997, ed aveva partecipato da allora a sei missioni all'estero: la prima in Kosovo, poi più volte in Afghanistan ed anche in Iraq. «Sorrideva sempre, era solare e più di tutto ti dava l'impressione della forza - dice di lui il sindaco, che si è recato in serata dai familiari - quella forza positiva, di chi credeva nei propri sogni».
«IL SUD PAGA TROPPO» - Sull'accaduto è intervenuto anche il vescovo di Pozzuoli, mons. Gennaro Pascarella, che ha espresso il cordoglio della diocesi invitando alla preghiera ma che non ha rinunciato a sottolineare come non sia la prima volta che l'area flegrea piange uno dei suoi figli, caduto durante una missione militare. Alfonso Trincone, originario di Pozzuoli, aveva perso infatti la vita in un attentato durante la missione in Iraq. «In questo momento di dolore - ha commentato il vescovo - una considerazione va anche fatta: la nostra Comunità e la terra del Sud pagano questi tributi di morte perché‚ i giovani sono spinti a sfidare i grandi rischi che comportano le missioni militari per motivi di lavoro. Un fatto che deve farci riflettere tutti, in quanto non trovando i giovani sbocchi occupazionali scelgono la strada di arruolarsi e partecipare poi alle missioni internazionali».
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1 commenti:
Chiagni e fotti e Ave Maria...
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