domenica 18 marzo 2012

E daje...

Anche se è stata una delle partite più mediocri mai viste, Noi, abbiamo giocato male ma loro (gli scozzesi) hanno giocato peggio ... stare all'olimpico con altre circa 73 mila persone e gridare, incitare, disperarsi essere felici per la vittoria e fare la ola è stato grandioso lo stesso. E come sempre, vincitori e vinti restano fianco a fianco senza mai insultarsi. Poi, oltretutto, stare seduti sulla tribuna montemario a due passi dalla zona vip... è troppo divertente.



ROMA - Dopo quattro sconfitte, l'Italia batte la Scozia e spedisce a Edimburgo il famigerato «cucchiaio di legno», il trofeo al contrario riservato a chi perde tutte la partite del Torneo: in un Olimpico gremito da 73 mila tifosi (sarà la casa dell'Italrugby anche il prossimo anno), gli azzurri di Jacques Brunel hanno sconfitto gli highlander 13-6 (3-3 all'intervallo) al termine di una partita a lungo dominata, ma poi sofferta oltre ogni previsione nel finale. Squadra trascinata dal pilone Martin Castrogiovanni, al rientro (con grande arrabbiatura scozzese) dopo la costola fratturata 5 settimane fa contro l'Inghilterra, e dal solito capitano, Sergio Parisse, ma una volta tanto ben condotta anche dalla mediana Burton-Gori. Splendida la meta di Venditti, in apertura di secondo tempo, l'unica dell'incontro e la seconda del ragazzo aquilano, appena 21enne, dopo quella rifilata agli inglesi a febbraio.

DOMINIO E SOFFERENZA - Fin qui l'essenza del match. Volendo andare oltre, però, risulta incredibile come l'Italia si sia complicata la vita rischiando di gettare al vento anche questa occasione per mettere una vittoria in carniere (questa contro la Scozia è appena la nona nel Sei Nazioni, in 13 partecipazioni, a fronte di ben 55 sconfitte): la Scozia arrivata a Roma, forse fiaccata dal sole capitolino così come i cugini inglesi erano stati galvanizzati dal gelo di febbraio, è stata di gran lunga la peggiore mai vista da queste parti. Inconsistente nelle proiezioni offensive, fragile in mediana e addirittura scandalosa in touche. Il XV del Cardo è stato apprezzabile solo in mischia chiusa, mentre anche le terze linee, sugli scudi soprattutto con Denton e Rennie nelle altre quattro uscite, hanno di gran lunga perso il confronto diretto con Parisse, Zanni e Barbieri (e poi Wosawai).

LA PRIMA FRAZIONE - Nel primo tempo l'Italia non ha avuto difficoltà a dominare il gioco con un avversario così incerto. Eppure, i primi 40' si sono chiusi con un improbabile 3-3, frutto dei calci di Mirco Bergamasco (che ne ha gettati al vento altri due) e di Laidlaw, a un minuto dal termine, con un piazzato da quasi 45 metri. Si trattava praticamente della seconda sortita blu nella nostra metà campo in un intero tempo. Insomma, tanto lavoro per un misero raccolto.

LA META PIÙ BELLA - Per nostra fortuna, l'inflessibile arbitro irlandese Alain Rolland, sul finire del primo tempo, aveva sparigliato i ranghi, mostrando un giusto giallo allo scozzese De Luca (al terzo sin bin in 4 match: un record pure questo). In superiorità numerica l'Italia trovava la forza per andare in meta, in apertura di ripresa (45') con una bella azione insistita conclusa tra i pali dall'ottimo Venditti. Burton non aveva difficoltà a trasformare: 10-3 e quasi un intero tempo da giocare. Nel frattempo, Castro continuava a placcare con grinta e trascinare avanti i nostri, Parisse suonava la carica e Masi, Bergamasco e Canale non facevano mancare il sostegno agli attacchi azzurri. Però, il distacco rimaneva contenuto e la Scozia, per quanto contratta, prendeva coraggio. La nostra mischia, complice il calo fisico di Castro, Ongaro e Lo Cicero, cominciava a regalare troppe punizioni agli avversari. Laidlaw rimontava tre punti con un'altra punizione, malgrado un altro giallo rimediato dai suoi (Hamilton): 10-6.

LA PAURA E IL TRIONFO - Con soli 4 punti di vantaggio gli azzurri si complicavano la vita con il giallo mostrato da Rolland a Zanni al 65' e l'infortunio lampo a Botes (spalla), appena entrato per Gori. Toniolatti, unico romano in campo, prendeva le redini della mediana, coronando il suo sogno di bambino, ma il serbatoio dei ragazzi di Brunel era quasi in rosso. Le sfuriate scozzesi si spegnevano nell'ennesima touche persa nei nostri 22 (la terza su tre) a meno di dieci minuti dalla fine. Con le ultime energie, Kris Burton concludeva con un drop azzeccatissimo una bella azione azzurra nei 22 scozzesi (13-6) mentre Manoa Wosawai, il principe figiano prestato alla causa azzurra, conquistava un paio di palloni preziosi come l'oro. Passata al grande paura, l'Italia si ritrovava a festeggiare con i 73 mila degli spalti la prima vittoria nel Sei Nazioni 2012, all'ultima occasione utile. E a celebrare l'addio al rugby internazionale di Fabio Ongaro, dopo oltre 80 presenze in azzurro, con le belle parole di Castrogiovanni a fine match: «Mi ha insegnato tanto rugby e anche a vivere. Abbiamo perso spesso, ma abbiamo anche vinto tante battaglie come questa. Ciao Fabio, ci mancherai».

FESTA GALLES - Il Torneo è andato ai dragoni gallesi, che a Cardiff hanno battuto la Francia per 16-9 vendicando l'amara sconfitta nella semifinale del Mondiale neozelandese, nello scorso ottobre (9-8). Con il quinto successo in cinque match il Galles, in meta con il solito Cuthberth, uno dei migliori giocatori di questa edizione del Sei Nazioni, hanno anche ottenuto il «Grande Slam».

Paolo Ligammari

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