mercoledì 21 marzo 2012

Esserci, farci, rincoglionimenti senili


L'allarme era già stato lanciato nei giorni scorsi: l'economia italiana è in recessione tecnica. Intervenendo all’assemblea annuale di Ibc, il presidente dell’Istat Enrico Giovannini ha ribadito oggi che la crescita del Belpaese è sotto lo zero: "Sappiamo già che il pil nel primo trimestre del 2012 non è andato bene a causa della caduta dei consumi". Secondo i dati pubblicati dall'istituto di statistica, la variazione media annua già acquisita per il 2012 è, infatti, -0,5%. "Bisogna proseguire su questa strada", ha commenhtato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano invitando il governo a "non uscire dal sentiero più virtuoso e responsabile" che è stato imboccato negli ultimi mesi.

Il primo trimestre dell'anno non è andato bene. Non c'è stata un'inversione di tendenza: il prodotto interno lordo ha continuato a calare seguendo il trend di fine 2011. All'assemblea di Ibc, Giovannini ha sottolineato che in questa fase "la recessione si caratterizza per un calo dei consumi, non degli investimenti grazie a una domanda estera che fa da calmiere". Il presidente dell’Istat ha, quindi, ricordato che dopo i dati negativi del pil nell’ultima parte del 2011 "la variazione media annua già acquisita per il 2012 è -0,5%". Tuttavia Napolitano ha fatto presente che bisogna continuare su questa strada. Ricordando l’accordo sul fiscal compact firmato a livello europeo il primo marzo scorso, il capo dello Stato ha ricordato l'importanza di avere nella Costituzione il pareggio di bilancio: "Non possiamo che continuare su questa strada, ma sappiamo che i tagli alla spesa pubblica hanno conseguenze recessive sull’economia e quindi dobbiamo porci il problema delle politiche per la crescita e soprattutto per l’occupazione dei giovani".

Secondo il presidente della Repubblica, le misure di austerity sono state imposte da una situazione molto delicata di crisi dei debiti sovrani: "Se pensiamo alla crisi finanziaria mondiale e alle ricadute sull’economia europea dobbiamo cogliere cause e dimensioni molteplici, non solo quelle relative al debito, ma di certo questo è diventato il punto dolente, di emergenza, sia per chi ha accumulato stock pesanti come l’Italia, che per chi di recente ha dovuto far fronte alla crisi del 2008". Napolitano ha sottolineato molto il peso di un "debito pubblico senza precedenti" definendo "ineludibile" le misure per ridurlo. Naturalmente, ha aggiunto il primo inquilino del Quirinale, si dice austerity perché si tratta di politiche che "comportano tagli alla spesa pubblica e riforme non prive di conseguenze delicate, come quella sulle pensioni". Ma non c’è altra strada, è il ragionamento del capo dello Stato. Va da sé che "queste politiche richiedono anche uno sviluppo conseguente del mercato pubblico europeo", una prospettiva di cui Monti è stato tra "i più convinti sostenitori anche quando era presidente della Commissione europea".

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