venerdì 9 marzo 2012
Soldi pubblici ai clandestini
Di fronte a certe cifre, stupisce che il Governo Monti non ci abbia ancora messo mano. I 30 milioni di euro spesi dallo scorso aprile per dare ospitalità in Lombardia a circa 3 mila immigrati che hanno fatto richiesta di asilo nel nostro Paese, sembrano infatti la classica voce su cui intervenire in una fase di tagli e austerità come quella avviata dall’Esecutivo. Invece, mentre “dagli enti locali fino ai Ministeri è tutto un parlare di tagli, sull’ingente esborso economico che lo Stato sta sostenendo per mantenere in Lombardia e nelle altre regioni i richiedenti asilo provenienti dalla Libia, c’è silenzio pressoché totale”. A lanciare l’allarme è l’assessore regionale alla Protezione civile, Romano La Russa, il quale sottolinea come “attualmente siano quasi 3 mila, più precisamente 2.940, i profughi ospitati in Lombardia da strutture di vario tipo”.
Dagli alberghi alle case di accoglienza, dalle associazioni di volontariato ai dormitori comunali, sono tantissime le strutture che ormai da quasi un anno ospitano gli immigrati, il cui costo medio giornaliero per le casse dello Stato è di 46 euro solamente tra vitto e alloggio. A questo, si devono poi sommare gli eventuali costi per i trasporti, l’assistenza sanitaria e altri interventi che fanno parte dell’accoglienza agli immigrati, il cui arrivo in Lombardia si è svolto con ondate successive a partire dalla scorsa primavera, fino a raggiungere quota 4 mila la scorsa estate. Un numero tanto alto da mettere in crisi la commissione prefettizia che si occupa delle domande di asilo, attrezzata per esaminare un migliaio richieste all’anno. Nonostante l’attivazione di una seconda commissione straordinaria, perché tutte le domande vengano evase si dovrà quindi aspettare perlomeno fino alla prossima estate.
Mentre in Libia il colonnello Gheddafi rappresenta ormai solo un ricordo, in Italia siamo infatti ancora alle prese con le pratiche dei profughi fuggiti durante la guerra. Con buona pace dei soldi pubblici, la maggior parte dei quali, peraltro, è destinata a finanziare la presenza sul nostro territorio di immigrati che vedranno rigettata la propria domanda di asilo. Solo una minima percentuale di richieste di asilo, infatti, viene accolta. Due domande su tre si concludono invece con una bocciatura. “Come avevamo previsto, molti di questi profughi non hanno i requisiti. - conferma Stefano Bolognini, assessore alla Protezione civile della Provincia di Milano - Si sarebbe dovuto dare con fermezza il segnale che non eravamo disponibili ad accogliere chiunque. Invece, la sinistra ha lanciato il messaggio opposto, facendo in questo modo parecchi danni”. Spesso, infatti, gli immigrati rimangono in Italia anche dopo la bocciatura della domanda di asilo. “Se lo status di rifugiato non viene concesso, si può fare ricorso al tribunale”, spiega Rocco Pinto, sindaco di Pieve Emanuele, comune dell’hinterland che ha ancora in carico il 20% dei 910 immigrati ospitati in provincia di Milano. “E tra chi è stato accolto qui, diversi l’hanno già fatto”.
di Marco Ferrari
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