giovedì 15 marzo 2012

Lavoro

Un commento: "Giustissimo, prof.! Pensi a quanto sono retrogradi i Paesi che offrono incentivi fiscali, tassazioni ridotte, aree per costruire industrie, burocrazia troppo snella! Ma noi siamo i furbi. Geniale, il nostro sistema. In un colpo solo, due piccioni con una fava: niente più industrie, niente più dipendenti! Due problemi risolti. Figuriamoci se spetta al governo "dire alle imprese cosa.....non devono fare".... "

Fiat, la Fornero frena: "Non spetta a noi dire alle imprese che fare". Domani incontro tra Monti e Marchionne sugli investimenti Fiat in Italia. Fornero: "Non spetta al governo dire alle imprese cosa fare né aiutarle a tirare avanti" di Sergio Rame

Domani si incontreranno il presidente del Consiglio Mario Monti e l’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne previsto. Un vertice importante durante il quale verranno chiariti diversi punti sulla presenza e sul futuro del Lingotto in Italia. "Il governo ha avuto dalla Fiat rassicurazioni sul mantenimento dell’attuale piano di investimenti e sulla permanenza in Italia", ha ribadito il ministro del Lavoro, Elsa Fornero nel corso di una informativa a Palazzo Madama replicando così a chi, negli ultimi giorni ha chiesto un intervento dell'esecutivo. Tuttavia, la titolare del Welfare ha subito precisato che, per quanto il governo ritenga le imprese vitali per il Paese ma, non gli spetta il compito di dir loro cosa devono o non devono fare.

"Non spetta al governo aiutare le imprese a tirare avanti magari galleggiando". Nell'informativa al Senato, la Fornero ha voluto mettere un punto fermo su una polemica che va avanti da diversi giorni. Nelle scorse settimane il governo ha avuto ripetuti contatti con la dirigenza del colosso torinese per vagliare la possibile chiusura di stabilimenti industriali ipotizzata da diversi organi di stampa. "Abbiamo raccolto le rassicurazioni dei vertici", ha spiegato la Fornero rassicurando sul mantenimento del piano industriale annunciato tempo fa dallo stesso Marchionne. Domani il Professore incontrerà nuovamente i vertici della Fiat. Subito dopo si terrà un incontro con i ministri dello Sviluppo economico e del Lavoro. "La richiesta di informativa sulla materia - ha voluto, però, sottolineare il ministro del Lavoro - sottende un’idea che non attiene a questo governo". La Fornero ha, infatti, ribadito chiaramente che, "sebbene le imprese siano vitali per il Paese", non spetta al governo "dire alle imprese cosa devono o non devono fare. Non spetta al Governo - ha continuato - aiutare le imprese a tirare avanti magari galleggiando, non è conveniente per l’economia, per l’occupazione e per la sostenibilità e economicità delle prestazioni". Viceversa il governo si pone come primo obiettivo quello di creare "un ambiente favorevole alle imprese", non solo per quelle che ci sono ma anche per quelle che se ne sono andate e quelle che potrebbero investire. "A questi principi è ispirata la riforma del mercato lavoro - ha concluso la Fornero - un prerequisito per il buon funzionamento dell’economia".


Economia. Imprese contro la Fornero Disdiciamo tutti i contratti. Rete Imprese Italia contro la riforma del ministro: il costo del lavoro diventa insostenibile. Ma il governo va avanti per la sua strada

Le imprese si ribellano ad Elsa Fornero. Il messaggio che arriva da Rete Imprese Italia (Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna e Casartigiani) è chiarissimo: se aumenterà il costo del lavoro, le piccole e medie imprese, potrebbero decidere di disdettare i contratti collettivi di lavoro. "E' un'eventualità che stiamo valutando". Il Governo, almeno per ora, non sembra intenzionato a fermarsi e va avanti per la sua strada lungo il solco tracciato: propri oggi, giovedì 15 marzo, ha diffuso una nota che fissa un vertice per martedì 20 marzo proprio sulla riforma del mercato del lavoro "sarà l'occasione per tirare le somme di un percorso di dialogo avviato a Palazzo CHigi il 23 gennaio 2012 e che porterà a una conclusione entro la fine di marzo". Insomma, si va aventi lungo il solco tracciato. Ecco i quatto punti della riforma del lavoro.

2 commenti:

Josh ha detto...

certo che quella dice e combina una paccata di stronzate una dietro l'altra

samuela ha detto...

Bah, in questo caso il più pulito c'ha la rogna. Le imprese italiane -soprattutto quelle medio-grandi-da almeno quarant'anni non fanno che vivere di rendita sulle spalle dello Stato -che dovremmo essere noi- e giocano al ribasso esigendo una libertà che non è altro che farsi i cavoli loro sulla pelle del Paese e succhiare soldi. Non innovano, non investono in ricerca, tira(va)no a campare. Quando la mucca è spremuta fino al sangue se ne vanno. Non tutte certo, ma proprio per questo anche in questo caso si sarebbe dovuto fare selezione. Chi non riusciva a stare sul mercato perchè produceva robaccia o scialaquava i soldi non doveva essere salvato ad ogni costo. Si fosse fatto vent'anni fa forse il lavoro in Italia non sarebbe la tragedia che è.
La Fiat è emblematica, e io di sentire friganre la Emma non ne posso pù.