mercoledì 7 marzo 2012

Italia e lavoro


MILANO - In Italia non si può non richiedere «che si lavori di più, in più e più a lungo»: lo ha detto il governatore di Bankitalia Ignazio Visco precisando che «non si tratta di uno slogan ma di un percorso inevitabile da affrontare con determinazione, anche se con gradualità». Per Visco «non può esserne più rinviato l'inizio».

DIVARI - «Il nostro Paese è oggi impegnato in uno sforzo impegnativo sul piano della stabilità finanziaria; ad esso non può non accompagnarsi quello altrettanto importante sul fronte delle riforme strutturali» afferma il Governatore in apertura di un convegno dedicato alle donne nell'economia italiana. Riforme, dice Visco, «volte a recuperare una serie di divari» come quello della disuguaglianza di genere, per puntare a creare un'economia «in grado di crescere più velocemente in modo duraturo e di generale elevati livelli di occupazione e progresso sociale». Una crescita, sintetizza Visco, che deve essere intelligente, sostenibile e inclusiva.

RIFORMARE IL MERCATO DEL LAVORO - Il mercato del lavoro, insomma, va riformato per farlo funzionare meglio, e bisogna evitare resistenze al cambiamento. «Un migliore funzionamento del mercato del lavoro - ha detto Visco - con la capacità di accompagnare e non con la volontà di resistere al cambiamento - nelle tecnologie, nelle produzioni, nell'apertura dei mercati, nelle organizzazioni delle imprese - va di pari passo con mutamenti profondi nella struttura produttiva, dalla dimensione delle imprese manifatturiere alla concorrenza e all'efficienza dei servizi». «L'Italia non resista alla riforma del mercato del lavoro», è il monito del governatore.

PAESE ANZIANO - Molti i divari da recuperare: «L'Italia è innanzitutto un paese anziano. Questo rende la sfida della crescita economica non solo più difficile ma anche decisiva». Secondo il numero uno di palazzo Koch «il mantenimento stesso del livello di vita raggiunto nel nostro paese richiede che si innalzi l'intensità del capitale umano e riprenda a crescere la produttività totale di fattori».

DIVARI DI GENERE - Essenziale poi rimuovere i divari di genere, poiché «dal lavoro delle donne può venire un contributo potenzialmente rilevante» per la crescita. «L'obiettivo di conseguire una piena uguaglianza di genere - ha spiegato Visco - va ovviamente oltre la sola sfera economica. In molte aree i divari sono evidenti, su altre operano effetti indiretti (va di moda nell'economia e nella finanza parlare oggi di "unintended consequences") che vanno studiati e rimossi». Secondo il governatore, «recuperare i divari rispetto alla partecipazione del mercato del lavoro femminile, la mancata valorizzazione di queste competenze, trasformare una grave debolezza in una straordinaria opportunità, è un obiettivo che non possiamo non porci. Dalla strategia di Lisbona ad oggi è una delle aree da cui, non solo, ma soprattutto in Italia - ha osservato -, ci dobbiamo aspettare un contributo potenzialmente rilevante per a crescita economica e civile». Visco ricorda che in Italia «oltre due milioni di giovani oggi non studiano, non lavorano e non partecipano a un'attività formativa; di essi 1,2 milioni sono donne». Occorre quindi «ricercare le ragioni, e rimuoverle, per le quali è così bassa l'occupazione in parti importanti del nostro territorio, tra i giovani, tra le donne». Vanno rimossi gli ostacoli «anche se in qualche caso ciò significa contrastare rendite di posizione o interessi particolari. Bisogna avere la consapevolezza, però, che ne va del nostro futuro».

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