Napoli - Mancata trasmissione agli avvocati difensori dei file audio con le intercettazioni telefoniche. Per questo vizio formale è tornato in libertà Ettore Bosti, figlio di Patrizio Bosti, uno dei boss della camorra napoletana. Il giovane era stato arrestato con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio del 17enne Ciro Fontanarosa, punito con la morte per essersi rifiutato di far parte del clan. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano, ha disposto una verifica ispettiva per accertare se la vicenda relativa alla scarcerazione di Bosti sia stata determinata da eventuali negligenze.
La scarcerazione del boss. La scarcerazione è stata disposta ieri dal gip di Asti nel corso di una controversa vicenda giudiziaria ancora lontana dall’essere conclusa. Per la mancata trasmissione degli atti ai difensori (file audio e verbali di interrogatori di alcuni collaboratori di giustizia), già il Tribunale del Riesame di Napoli nelle scorse settimane aveva dichiarato l’inefficacia dell’ordinanza di custodia in carcere sia nei confronti di Bosti sia del presunto esecutore materiale del delitto. Per "sanare" la situazione i magistrati della Dda di Napoli avevano emesso un provvedimento di fermo che era stato eseguito prima che Bosti lasciasse il carcere di Asti. Chiamato a pronunciarsi sulla convalida del fermo il gip di Asti ha respinto la richiesta dei pm riportandosi alle motivazioni alla base dell’annullamento disposto dal Riesame.
Verso una nuova ordinanza. I magistrati antimafia di Napoli, una volta approfondite le motivazioni del Riesame e del gip, decideranno se richiedere l’emissione di una nuova ordinanza, disporre un nuovo fermo oppure proseguire l’indagine con l’indagato in stato di libertà. Ciro Fontanarosa fu ucciso il 24 aprile 2009 in via Pietro Lettieri, una traversa di corso Garibaldi, non lontano dalla Stazione centrale. L’8 marzo scorso i carabinieri arrestarono Ettore Bosti, 30 anni e Vincenzo Capozzoli, di 34 anni, il primo con l’accusa di aver ordinato l’omicidio di Fontanarosa e il secondo con l’accusa di essere l’esecutore materiale del delitto. Fontanarosa fu ucciso con sette colpi di pistola. Terzo arrestato, con l’accusa di favoreggiamento, Cristian Barbato, di 22 anni, cugino della vittima e testimone dell’agguato.
La ricostuzione dei fatti. Secondo il collaboratore di giustizia Vincenzo De Feo, Ettore Bosti in un primo momento aveva tentato di affiliare il 17enne al proprio clan perchè lo riteneva una persona capace sotto il profilo criminale. Fontanarosa - secondo il pentito - non aveva accettato la proposta perchè voleva continuare a fare il "mariuolo" fuori dal sistema. Il giovane era specializzato infatti nei furti di orologi e diceva che se proprio avesse dovuto scegliere un clan, avrebbe scelto il clan Licciardi, al quale era vicino suo padre. L’omicidio di Fontanarosa rappresentò, secondo gli inquirenti, anche un monito nei confronti dei piccoli delinquenti della zona per evitare che decidessero di agire autonomamente senza sottostare alle direttive del clan. La scarcerazione di Bosti segue quella dei giorni scorsi del presunto killer, Capozzoli, e di Barbato.
Gli ispettori del Guardasigilli. "E' una scarcerazione che avviene per motivi formali, provocata dai tempi tecnici ristretti per accludere numerosi atti a una urgente richiesta di convalida di fermo al gip di Asti, seguita da una scarcerazione, sempre per motivi formali, da parte del Riesame di Napoli", ha spiegato il procuratore capo di Napoli, Giovan Domenico Lepore. L’ispezione ministeriale riguarderà sia gli uffici giudiziari di Napoli che quelli di Asti.
0 commenti:
Posta un commento