Roma - L’appetito vien mangiando. E talvolta, piuttosto che saltare dalla finestra, è meglio mangiare la minestra, specie se è quella del contadino di Montenero di Bisaccia. Sarà per il parlare schietto e rurale di Antonio Di Pietro, sarà perché sulla sua bocca anche le frasi fatte sembrano strafatte, sarà perché tante alternative, alla fin fine, non ci sono, ma ecco che tra Italia dei valori e Cgil è tutto un fiorire di rose. Anzitutto va premesso che, sparita la sinistra radicale, per l’area di sinistra cigiellina l’orizzonte dipietrista era più che scontato. E, dopo aver imbarcato il grosso della truppa, l’ex Pm ha aperto da tempo le porte di Idv a Maurizio Zipponi, già operaio bresciano reso noto da trasmissioni televisive degli anni Novanta e infine gratificato da Bertinotti di un seggio parlamentare nella scorsa legislatura. Il bresciano Zipponi, gran stakanovista (mai in fabbrica, semmai nel sindacato), è presto diventato responsabile lavoro dell’Italia dei valori e in questi mesi ha infittito una rete di relazioni tra il partito di Di Pietro e il maggiore sindacato italiano. Prova ne sia, per gli attenti esegeti del dipietro-pensiero, una sensibilità nuova dell’ex magistrato per i problemi economici. In particolar modo per quelli del lavoro. Anche dopo la sconfitta elettorale alle Regionali, chi si fosse imbattuto in Di Pietro su Repubblica tv non ha potuto fare a meno di notare che, in quasi tutte le risposte al filo diretto con i telespettatori, Tonino infarciva il suo italiano zoppicante di frasi che sarebbero state bene sulla bocca di Guglielmo Epifani. E nella sede nazionale della Cgil si è pronti a scommettere che il capofila del prossimo sciopero generale (dovrebbe essere a maggio) sarà proprio Di Pietro, lestissimo ad approfittare dei disorientamenti e distinguo del Pd. La batosta elettorale renderà ancora più imbalsamato Bersani, pensano molti dirigenti cigiellini, e la sponda dipietrista non potrà che essere grasso che cola. Qualcuno, negli uffici di corso Italia, s’è divertito persino a costruire in un fotomontaggio il futuro embrasson-nous tra Idv e Cgil, così che il palazzo del sindacato figura già in «corso Italia dei Valori» (e non corso Italia). Con la comparsa sulla scena dei «grillini», infine, all’ex Pm non è parso vero di poter abbandonare la sinistra estrema giustizialista per cercare una via che consolidi il partito alla sinistra del Pd. Riguardo il suo italiano approssimativo, fanno notare alla Cgil, non c’è alcun problema: anche il fondatore Di Vittorio bisticciava spesso con la lingua madre.
sabato 3 aprile 2010
Il giustizialista e la Cgil
Tonino da giustizialista a sindacalista Il suo nuovo alleato è la Cgil di Epifani
Roma - L’appetito vien mangiando. E talvolta, piuttosto che saltare dalla finestra, è meglio mangiare la minestra, specie se è quella del contadino di Montenero di Bisaccia. Sarà per il parlare schietto e rurale di Antonio Di Pietro, sarà perché sulla sua bocca anche le frasi fatte sembrano strafatte, sarà perché tante alternative, alla fin fine, non ci sono, ma ecco che tra Italia dei valori e Cgil è tutto un fiorire di rose. Anzitutto va premesso che, sparita la sinistra radicale, per l’area di sinistra cigiellina l’orizzonte dipietrista era più che scontato. E, dopo aver imbarcato il grosso della truppa, l’ex Pm ha aperto da tempo le porte di Idv a Maurizio Zipponi, già operaio bresciano reso noto da trasmissioni televisive degli anni Novanta e infine gratificato da Bertinotti di un seggio parlamentare nella scorsa legislatura. Il bresciano Zipponi, gran stakanovista (mai in fabbrica, semmai nel sindacato), è presto diventato responsabile lavoro dell’Italia dei valori e in questi mesi ha infittito una rete di relazioni tra il partito di Di Pietro e il maggiore sindacato italiano. Prova ne sia, per gli attenti esegeti del dipietro-pensiero, una sensibilità nuova dell’ex magistrato per i problemi economici. In particolar modo per quelli del lavoro. Anche dopo la sconfitta elettorale alle Regionali, chi si fosse imbattuto in Di Pietro su Repubblica tv non ha potuto fare a meno di notare che, in quasi tutte le risposte al filo diretto con i telespettatori, Tonino infarciva il suo italiano zoppicante di frasi che sarebbero state bene sulla bocca di Guglielmo Epifani. E nella sede nazionale della Cgil si è pronti a scommettere che il capofila del prossimo sciopero generale (dovrebbe essere a maggio) sarà proprio Di Pietro, lestissimo ad approfittare dei disorientamenti e distinguo del Pd. La batosta elettorale renderà ancora più imbalsamato Bersani, pensano molti dirigenti cigiellini, e la sponda dipietrista non potrà che essere grasso che cola. Qualcuno, negli uffici di corso Italia, s’è divertito persino a costruire in un fotomontaggio il futuro embrasson-nous tra Idv e Cgil, così che il palazzo del sindacato figura già in «corso Italia dei Valori» (e non corso Italia). Con la comparsa sulla scena dei «grillini», infine, all’ex Pm non è parso vero di poter abbandonare la sinistra estrema giustizialista per cercare una via che consolidi il partito alla sinistra del Pd. Riguardo il suo italiano approssimativo, fanno notare alla Cgil, non c’è alcun problema: anche il fondatore Di Vittorio bisticciava spesso con la lingua madre.
Roma - L’appetito vien mangiando. E talvolta, piuttosto che saltare dalla finestra, è meglio mangiare la minestra, specie se è quella del contadino di Montenero di Bisaccia. Sarà per il parlare schietto e rurale di Antonio Di Pietro, sarà perché sulla sua bocca anche le frasi fatte sembrano strafatte, sarà perché tante alternative, alla fin fine, non ci sono, ma ecco che tra Italia dei valori e Cgil è tutto un fiorire di rose. Anzitutto va premesso che, sparita la sinistra radicale, per l’area di sinistra cigiellina l’orizzonte dipietrista era più che scontato. E, dopo aver imbarcato il grosso della truppa, l’ex Pm ha aperto da tempo le porte di Idv a Maurizio Zipponi, già operaio bresciano reso noto da trasmissioni televisive degli anni Novanta e infine gratificato da Bertinotti di un seggio parlamentare nella scorsa legislatura. Il bresciano Zipponi, gran stakanovista (mai in fabbrica, semmai nel sindacato), è presto diventato responsabile lavoro dell’Italia dei valori e in questi mesi ha infittito una rete di relazioni tra il partito di Di Pietro e il maggiore sindacato italiano. Prova ne sia, per gli attenti esegeti del dipietro-pensiero, una sensibilità nuova dell’ex magistrato per i problemi economici. In particolar modo per quelli del lavoro. Anche dopo la sconfitta elettorale alle Regionali, chi si fosse imbattuto in Di Pietro su Repubblica tv non ha potuto fare a meno di notare che, in quasi tutte le risposte al filo diretto con i telespettatori, Tonino infarciva il suo italiano zoppicante di frasi che sarebbero state bene sulla bocca di Guglielmo Epifani. E nella sede nazionale della Cgil si è pronti a scommettere che il capofila del prossimo sciopero generale (dovrebbe essere a maggio) sarà proprio Di Pietro, lestissimo ad approfittare dei disorientamenti e distinguo del Pd. La batosta elettorale renderà ancora più imbalsamato Bersani, pensano molti dirigenti cigiellini, e la sponda dipietrista non potrà che essere grasso che cola. Qualcuno, negli uffici di corso Italia, s’è divertito persino a costruire in un fotomontaggio il futuro embrasson-nous tra Idv e Cgil, così che il palazzo del sindacato figura già in «corso Italia dei Valori» (e non corso Italia). Con la comparsa sulla scena dei «grillini», infine, all’ex Pm non è parso vero di poter abbandonare la sinistra estrema giustizialista per cercare una via che consolidi il partito alla sinistra del Pd. Riguardo il suo italiano approssimativo, fanno notare alla Cgil, non c’è alcun problema: anche il fondatore Di Vittorio bisticciava spesso con la lingua madre.
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