Roma - Una volta s’aspettava il primo maggio, per la scampagnata «rossa e proletaria»: gran comizio rituale a San Giovanni, e poi tutti fuori porta, a fave col pecorino e bottiglioni di Frascati. Colpa della «spoliticizzazione», che ha trasformato la festa della voro in un megaconcerto giovanile, cancellando dal menù sindacale anche le fave col pecorino. Inevitabile dunque, che almeno la Cgil ricorresse ad una megamanifestazione, per ripristinare la scampagnata primaverile. Ma perché prendersela col ministro Brunetta, sommergerlo di anatemi e vituperi, se saluta la manifestazione di ieri – che ha bloccato Roma con cinque cortei, mica due o tre come per gli scioperi unitari – quale benefica «scampagnata» che dà ossigeno all’economia, facendo lavorare bar e trattorie, treni e pullman, benzinai e ambulanti, venditori di gadget e bandiere? Per non dire della grande opportunità offerta alle tivù di mostrare agli italiani che non tutti gli scomparsi sono morti. Se non ci pensava Epifani ieri, avreste dimenticato le fattezze di Veltroni, di Diliberto, di Bertinotti e di tutti i cancellati dalla scena politica. Più che una manifestazione di protesta, è stata una grande puntata di Chi l’ha visto? Un megashow e un gran monumento all’effimero. Siamo seri, si può scendere in piazza «contro la crisi»? E contro il governo del Cavaliere nero, quando nemmeno Obama, Putin e il cinese messi insieme – che siano un poco più potenti di Berlusconi, ne converrà anche Epifani – non sanno che inventarsi per venirne fuori? Cortei contro lacrisi, ma gonfiati anch’essi dai titoli tossici sino a scoppiare, se questa volta la consueta discrepanza sui numeri tra questura e organizzatori, è stratosferica. Mediamente, sindacati e partiti accreditano il doppio di quanto riconosce il potere costituito,dotato di elicotteri, rilevatori ed esperienza. Ma come può essere che per la giornata di ieri la questura dica duecentomila, e la Cgil due milioni e sette? Roba da bond argentini, altro che Lehman Brothers. Senza tema di finire come la rana di Fedro, la Cgil s’allarga anche alla «piazza mediale»: i manifestanti superano quota tre milioni aggiungendo il «boom di contatti, stimati in circa 417 mila», al portale internet. E volete crocifiggere Brunetta, perché commenta che «se qualcuno fa una scampagnata in più male non fa, neanche all’economia poiché muove risorse, ristoranti, autobus, quindi è un fatto positivo per la ripresa economica»? Ma se è la stessa Cgil a vantare la mobilitazione di 4.800 pullman, 40 treni speciali, due navi, migliaia e migliaia di macchine dalle Alpi al Mongibello, un milione e mezzo di volantini, 12 megaschermi, 26 torri, 7 chilometri di cablaggi, ettolitri di bevande, quintali di panini. Con un encomio speciale per gli studenti che han lanciato le scarpe contro il ministero dell’Istruzione: han proseguito a marciare scalzi, o ne avevano un paio di scorta? Comunque una mano santa, anzi un piede, per l’industria calzaturiera. E poi gente che viaggia, si muove, conosce altra gente e sta su col morale. Niente fave col pecorino però: il prelibato baccello non è ancora maturo. In ogni caso un gran movimento economico, meglio della rottamazione. Da sollecitare la Cgil a farne una ogni settimana. Non tutte a Roma però: è bene che si sturbino anche i milanesi, i torinesi e gli altri italiani di città. Ma vuoi mettere la fortuna di riveder così tanti desaparecidos? I tigì, chissà perché, titolano su «Franceschini da Epifani», come se fosse una scoperta che l’erede di Veltroni ne segue pedissequamente le orme. Semmai, la notizia sarebbe che il Pd s’è inimicato definitivamente Cisl e Uil. Ma Veltroni che finalmente si riaffaccia, dice «bella manifestazione» e a metà corteo se ne va, come ormai è suo uso? Tutti lì, D’Alema e Bersani ma pure Diliberto e la Francescato, Bertinotti e Fassino, Cofferati e Ferrero, Giordano e Vendola, pure Bassolino, Marrazzo e le onnipresenti truppe di Di Pietro, Morando e Ferrando, Damiano e Fava, er Piotta e Giulietti. Epoi l’Arci e la Federconsumatori, il Sunia, l’Adusbec e i circoli gay, l’Onda, la Rete e l’Udu, pure i gloriosi partigiani e tutti a cantar con loro O bella ciao, ciao, ciao. Signora mia, perché non ci sono più i garibaldini?
domenica 5 aprile 2009
A volte tornano...
Da Bertinotti a Veltroni, lo show degli scomparsi come a "Chi l'ha visto?" di Gianni Pennacchi
Roma - Una volta s’aspettava il primo maggio, per la scampagnata «rossa e proletaria»: gran comizio rituale a San Giovanni, e poi tutti fuori porta, a fave col pecorino e bottiglioni di Frascati. Colpa della «spoliticizzazione», che ha trasformato la festa della voro in un megaconcerto giovanile, cancellando dal menù sindacale anche le fave col pecorino. Inevitabile dunque, che almeno la Cgil ricorresse ad una megamanifestazione, per ripristinare la scampagnata primaverile. Ma perché prendersela col ministro Brunetta, sommergerlo di anatemi e vituperi, se saluta la manifestazione di ieri – che ha bloccato Roma con cinque cortei, mica due o tre come per gli scioperi unitari – quale benefica «scampagnata» che dà ossigeno all’economia, facendo lavorare bar e trattorie, treni e pullman, benzinai e ambulanti, venditori di gadget e bandiere? Per non dire della grande opportunità offerta alle tivù di mostrare agli italiani che non tutti gli scomparsi sono morti. Se non ci pensava Epifani ieri, avreste dimenticato le fattezze di Veltroni, di Diliberto, di Bertinotti e di tutti i cancellati dalla scena politica. Più che una manifestazione di protesta, è stata una grande puntata di Chi l’ha visto? Un megashow e un gran monumento all’effimero. Siamo seri, si può scendere in piazza «contro la crisi»? E contro il governo del Cavaliere nero, quando nemmeno Obama, Putin e il cinese messi insieme – che siano un poco più potenti di Berlusconi, ne converrà anche Epifani – non sanno che inventarsi per venirne fuori? Cortei contro lacrisi, ma gonfiati anch’essi dai titoli tossici sino a scoppiare, se questa volta la consueta discrepanza sui numeri tra questura e organizzatori, è stratosferica. Mediamente, sindacati e partiti accreditano il doppio di quanto riconosce il potere costituito,dotato di elicotteri, rilevatori ed esperienza. Ma come può essere che per la giornata di ieri la questura dica duecentomila, e la Cgil due milioni e sette? Roba da bond argentini, altro che Lehman Brothers. Senza tema di finire come la rana di Fedro, la Cgil s’allarga anche alla «piazza mediale»: i manifestanti superano quota tre milioni aggiungendo il «boom di contatti, stimati in circa 417 mila», al portale internet. E volete crocifiggere Brunetta, perché commenta che «se qualcuno fa una scampagnata in più male non fa, neanche all’economia poiché muove risorse, ristoranti, autobus, quindi è un fatto positivo per la ripresa economica»? Ma se è la stessa Cgil a vantare la mobilitazione di 4.800 pullman, 40 treni speciali, due navi, migliaia e migliaia di macchine dalle Alpi al Mongibello, un milione e mezzo di volantini, 12 megaschermi, 26 torri, 7 chilometri di cablaggi, ettolitri di bevande, quintali di panini. Con un encomio speciale per gli studenti che han lanciato le scarpe contro il ministero dell’Istruzione: han proseguito a marciare scalzi, o ne avevano un paio di scorta? Comunque una mano santa, anzi un piede, per l’industria calzaturiera. E poi gente che viaggia, si muove, conosce altra gente e sta su col morale. Niente fave col pecorino però: il prelibato baccello non è ancora maturo. In ogni caso un gran movimento economico, meglio della rottamazione. Da sollecitare la Cgil a farne una ogni settimana. Non tutte a Roma però: è bene che si sturbino anche i milanesi, i torinesi e gli altri italiani di città. Ma vuoi mettere la fortuna di riveder così tanti desaparecidos? I tigì, chissà perché, titolano su «Franceschini da Epifani», come se fosse una scoperta che l’erede di Veltroni ne segue pedissequamente le orme. Semmai, la notizia sarebbe che il Pd s’è inimicato definitivamente Cisl e Uil. Ma Veltroni che finalmente si riaffaccia, dice «bella manifestazione» e a metà corteo se ne va, come ormai è suo uso? Tutti lì, D’Alema e Bersani ma pure Diliberto e la Francescato, Bertinotti e Fassino, Cofferati e Ferrero, Giordano e Vendola, pure Bassolino, Marrazzo e le onnipresenti truppe di Di Pietro, Morando e Ferrando, Damiano e Fava, er Piotta e Giulietti. Epoi l’Arci e la Federconsumatori, il Sunia, l’Adusbec e i circoli gay, l’Onda, la Rete e l’Udu, pure i gloriosi partigiani e tutti a cantar con loro O bella ciao, ciao, ciao. Signora mia, perché non ci sono più i garibaldini?
Roma - Una volta s’aspettava il primo maggio, per la scampagnata «rossa e proletaria»: gran comizio rituale a San Giovanni, e poi tutti fuori porta, a fave col pecorino e bottiglioni di Frascati. Colpa della «spoliticizzazione», che ha trasformato la festa della voro in un megaconcerto giovanile, cancellando dal menù sindacale anche le fave col pecorino. Inevitabile dunque, che almeno la Cgil ricorresse ad una megamanifestazione, per ripristinare la scampagnata primaverile. Ma perché prendersela col ministro Brunetta, sommergerlo di anatemi e vituperi, se saluta la manifestazione di ieri – che ha bloccato Roma con cinque cortei, mica due o tre come per gli scioperi unitari – quale benefica «scampagnata» che dà ossigeno all’economia, facendo lavorare bar e trattorie, treni e pullman, benzinai e ambulanti, venditori di gadget e bandiere? Per non dire della grande opportunità offerta alle tivù di mostrare agli italiani che non tutti gli scomparsi sono morti. Se non ci pensava Epifani ieri, avreste dimenticato le fattezze di Veltroni, di Diliberto, di Bertinotti e di tutti i cancellati dalla scena politica. Più che una manifestazione di protesta, è stata una grande puntata di Chi l’ha visto? Un megashow e un gran monumento all’effimero. Siamo seri, si può scendere in piazza «contro la crisi»? E contro il governo del Cavaliere nero, quando nemmeno Obama, Putin e il cinese messi insieme – che siano un poco più potenti di Berlusconi, ne converrà anche Epifani – non sanno che inventarsi per venirne fuori? Cortei contro lacrisi, ma gonfiati anch’essi dai titoli tossici sino a scoppiare, se questa volta la consueta discrepanza sui numeri tra questura e organizzatori, è stratosferica. Mediamente, sindacati e partiti accreditano il doppio di quanto riconosce il potere costituito,dotato di elicotteri, rilevatori ed esperienza. Ma come può essere che per la giornata di ieri la questura dica duecentomila, e la Cgil due milioni e sette? Roba da bond argentini, altro che Lehman Brothers. Senza tema di finire come la rana di Fedro, la Cgil s’allarga anche alla «piazza mediale»: i manifestanti superano quota tre milioni aggiungendo il «boom di contatti, stimati in circa 417 mila», al portale internet. E volete crocifiggere Brunetta, perché commenta che «se qualcuno fa una scampagnata in più male non fa, neanche all’economia poiché muove risorse, ristoranti, autobus, quindi è un fatto positivo per la ripresa economica»? Ma se è la stessa Cgil a vantare la mobilitazione di 4.800 pullman, 40 treni speciali, due navi, migliaia e migliaia di macchine dalle Alpi al Mongibello, un milione e mezzo di volantini, 12 megaschermi, 26 torri, 7 chilometri di cablaggi, ettolitri di bevande, quintali di panini. Con un encomio speciale per gli studenti che han lanciato le scarpe contro il ministero dell’Istruzione: han proseguito a marciare scalzi, o ne avevano un paio di scorta? Comunque una mano santa, anzi un piede, per l’industria calzaturiera. E poi gente che viaggia, si muove, conosce altra gente e sta su col morale. Niente fave col pecorino però: il prelibato baccello non è ancora maturo. In ogni caso un gran movimento economico, meglio della rottamazione. Da sollecitare la Cgil a farne una ogni settimana. Non tutte a Roma però: è bene che si sturbino anche i milanesi, i torinesi e gli altri italiani di città. Ma vuoi mettere la fortuna di riveder così tanti desaparecidos? I tigì, chissà perché, titolano su «Franceschini da Epifani», come se fosse una scoperta che l’erede di Veltroni ne segue pedissequamente le orme. Semmai, la notizia sarebbe che il Pd s’è inimicato definitivamente Cisl e Uil. Ma Veltroni che finalmente si riaffaccia, dice «bella manifestazione» e a metà corteo se ne va, come ormai è suo uso? Tutti lì, D’Alema e Bersani ma pure Diliberto e la Francescato, Bertinotti e Fassino, Cofferati e Ferrero, Giordano e Vendola, pure Bassolino, Marrazzo e le onnipresenti truppe di Di Pietro, Morando e Ferrando, Damiano e Fava, er Piotta e Giulietti. Epoi l’Arci e la Federconsumatori, il Sunia, l’Adusbec e i circoli gay, l’Onda, la Rete e l’Udu, pure i gloriosi partigiani e tutti a cantar con loro O bella ciao, ciao, ciao. Signora mia, perché non ci sono più i garibaldini?
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