martedì 28 aprile 2009

Toscana contro Brunetta

La Toscana prepara la legge pro-fannulloni di Antonio Signorini

Roma - Mettersi contro le riforme di Renato Brunetta è cosa difficile anche per i sindacati, che queste cose le fanno di mestiere. Se poi a decidere di opporsi è una Regione, cioè una delle istituzioni che l’opinione pubblica individua come l’origine di una buona fetta degli sprechi e delle inefficenze, l’impresa diventa ancora più temeraria. Prudenze che la giunta Toscana sembra non avere preso in considerazione, tanto che pochi giorni fa Il Tirreno, tra i provvedimenti che la giunta sta per varare, ne ha trovato uno che il quotidiano livornese, da sempre legato alla sinistra, ha chiamato «Anti-Brunetta» ma che molti altri - a partire dallo stesso ministro della Pubblica amministrazione - hanno ribattezzato «pro-fannulloni». A prepararlo il vicepresidente della giunta Federico Gelli, preoccupato che penalizzando l’assenteismo si «getti il bambino con l’acqua sporca» e si violino i «sacrosanti diritti dei lavoratori». Entusiasmo tra i sindacati. Anche troppo se è vero che poche ore dopo l’annuncio della norma che dovrebbe cancellare il taglio di parte dello stipendio per i primi giorni di malattia e per casi particolari, come la donazione del sangue le assemblee sindacali e gli incarichi politici, nel sito della Funzione pubblica Cgil della Toscana è stato inserito un collegamento al sito internet del Tirreno, dove accanto alla notizia, come spesso accade, c’è un sondaggio per dare modo ai lettori di dire la loro. Consultazione presa talmente sul serio dal sindacato, che è iniziato un tam tam nei forum, nei blog amici oltre che nei siti delle federazioni sorelle, per sostenere l’iniziativa anti-anti assenteismo. Il consenso alla legge regionale nel sito del giornale livornese è così schizzato al 90 per cento: quasi 8.000 voti contro. «Pensano di potersi fare una legge regionale per proteggere i fannulloni. E la Cgil li sostiene invitando a sottoscrivere un sondaggio on line. Però il Paese va tutto da un’altra parte, a destra come a sinistra e questi qui ci sono gli ultimi giapponesi», ha commentato Brunetta che nei giorni scorsi si trovava a Grosseto per sostenere il candidato locale del Popolo della libertà Alessandro Antichi. «Serve una bellissima guerra di liberazione. Liberiamoci da questi sinistri, lontani dalla gente e dai lavoratori. Burocrati autoreferenziali che hanno avuto il monopolio per troppo tempo». Un autogol politico secondo Brunetta e lo stesso Antichi: «I toscani stanno con chi lavora». Scontro politico duro, quindi. Ma c’è anche un problema giuridico. La giunta toscana ha messo in campo tutti i suoi giuristi per «depotenziare» la riforma Brunetta anti fannulloni, sfruttando le incertezze della riforma del titolo V della Costituzione. Il governo, però non intende abdicare e pretenderà l’applicazione della legge anti fannulloni in tutta Italia, comprese le regioni a statuto speciale. Se Firenze varasse la legge si creerebbe «una disparità di trattamento tra i dipendenti pubblici e il personale della Regione Toscana». Mentre la legge di Brunetta - spiegava ieri un comunicato del ministero - «mira proprio all’unitarietà dell’intero sistema nazionale finanziario e tributario». I risparmi andranno infatti a migliorare i saldi disastrati delle regioni. Insomma si tratta di materia finanziaria. E quindi le regioni hanno solo una competenza «concorrente». Fino ad oggi solo la Val d’Aosta ha varato una sua disciplina delle assenze e il governo l’ha già impugnata. Stessa sorte toccherebbe alla Toscana se - come ha annunciato Gelli - varasse una sua legge entro l’estate.

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