mercoledì 22 aprile 2009

Ipocriti e pretenziosi

Inutili le trattative con l'assessore Moioli. Bloccata la ferrovia. Residence di Bruzzano, tafferugli tra i rifugiati e la polizia: sette feriti. L'intervento degli agenti ha fatto scattare la protesta. Marcia al grido di «Yes, we can» fino al Paolo Pini

MILANO
- Binari occupati, tafferugli con la polizia, manganellate in testa, feriti e contusi. Poi la marcia sulla Milano-Meda e infine il ricovero provvisorio nel cortile dell'associazione Olinda. Martedì è stata una giornata di tensione a Bruzzano, dove è esplosa la situazione precaria dei circa 350 rifugiati politici provenienti da vari Paesi africani - 210 eritrei, il resto sudanesi, etiopi e somali, tra cui 28 donne e due bambini - che venerdì scorso avevano occupato il residence abbandonato «Leonardo da Vinci» di via Senigallia. Fin dalla notte di lunedì il residence era presidiato da agenti di polizia in tenuta antisommossa. A quanto riferito dalla polizia doveva essere un semplice controllo con i tecnici del Comune, per dare il via a una trattativa condivisa. Ma non è andata così. Una cinquantina di rifugiati, intorno alle 6 del mattino, sono usciti dal residence per mangiare qualcosa alla mensa della Caritas, almeno così raccontano. «Le forze dell'ordine erano già qui a quell'ora e ci hanno visti uscire - riferiscono - poi quando siamo ritornati ci hanno impedito di rientrare». Secondo le forze dell'ordine, invece, nessuno è uscito dal residence di prima mattina, e quindi quei 50 non fanno parte del gruppo che ha occupato venerdì scorso lo stabile. Il gruppo era accompagnato da una decina di giovani appartenenti a centri sociali della città e ha chiesto di entrare nello stabile, ma la polizia glielo ha impedito. Alcuni delegati del Comune hanno tentato di portare avanti una trattativa, che è fallita perché i rifugiati non avrebbero individuato fra loro un interlocutore.

IL SIT-IN - Gli immigrati si sono allora spostati alla vicina ferrovia e e si sono seduti sui binari, bloccando la circolazione dei treni. Durante il sit-in sui binari i manifestanti hanno sventolato permessi di soggiorno e carte d'identità per dimostrare la loro regolarità, ed esposto lenzuola su cui avevano scritto «We need peace», abbiamo bisogno di pace. L'azione di protesta è stata interrotta dalla polizia che ha portato via di peso gli immigrati. Alcuni, trascinati a terra dagli agenti, hanno avuto bisogno di cure mediche. La protesta degli immigrati ha provocato ritardi di circa mezz'ora ad alcuni treni sulla linea Milano-Asso, secondo quanto reso noto da un portavoce delle Ferrovie Le Nord. Sui binari c'è stata anche un'accesa discussione tra un capotreno e i manifestanti.

GLI SCONTRI - Nel primo pomeriggio gli agenti di polizia hanno compiuto un'azione di contenimento per impedire che i rifugiati rioccupassero i binari delle Ferrovie Nord. Nel tafferuglio sono rimasti feriti due immigrati di origine cingalese, trasportati dal 118 al Multimedica di Sesto San Giovanni, e un poliziotto, portato all’ospedale Niguarda. C'è poi stata un'altra carica: sette i feriti, di cui cinque trasportati in ospedale. Una decina di contusi, per paura, ha rifiutato di farsi portare via in ambulanza. Un immigrato, colpito al sopracciglio da una manganellata, è stato medicato sul posto dai sanitari del 118 perché perdeva molto sangue.

LA TRATTATIVA - Una delegazione degli immigrati ha nel frattempo incontrato l'assessore alle Politiche Sociali Mariolina Moioli, che ha offerto una sistemazione provvisoria per le donne e i bambini (una ventina) e per quelli che non sono ancora inseriti nel programma di protezione per i richiedenti aiuto umanitario. «Per gli altri ho proposto l'inserimento nel programma che prevede sei mesi a carico delle istituzioni durante i quali si impara l'italiano e si apprende un mestiere, ma hanno rifiutato l'offerta», ha riferito la Moioli. «Tra loro non ci sono solo richiedenti asilo o aiuto umanitario da poco in Italia, ma anche gente che è qui da cinque anni», ha aggiunto.

LA MARCIA - Saputo degli incidenti e delle intenzioni dell’Amministrazione e sorpresi per il comportamento della polizia, a questo punto tutti gli immigrati rimasti nel residence, circa 200, si sono messi in marcia sulla Milano-Meda verso il centro di Milano, al grido di «Yes, we can», scortati da un crescente numero di blindati di polizia e carabinieri. Gli immigrati si trovano ora su un ponte che sovrasta la statale, circondati e «contenuti» dalle forze dell’ordine in assetto antisommossa. Sul posto c’è anche il consigliere regionale del Prc Luciano Muhlbauer che parla di un «comportamento irresponsabile e inaccettabile» da parte delle Istituzioni milanesi e sottolinea che «gli immigrati stanno vagando bloccati di tanto in tanto a colpi di manganello dalle forze dell’ordine che non sanno che cosa fare, se non che non devono più rientrare nel residence». Gli immigrati dicevano di voler andare in Svizzera: «L’Italia non riconosce i nostri diritti di rifugiati politici e richiedenti asilo e dunque preferiamo andarcene per spostarci in un Paese civile».

ALL'EX PAOLO PINI - Dopo alcune ore di tensione, la marcia dei rifugiati si è conclusa all'ex Ospdale Psichiatrico Paolo Pini, in via Ippocrate: l'associazione Olinda, che organizza attività sociali e culturali, ha aperto loro i cancelli, consentendo al gruppo di stazionare all'interno del cortile. All'esterno gli agenti della Digos. A sostenerli i volontari del Naga, che hanno portato delle coperte, e i medici che si sono offerti di visitare e medicare le ferite di circa dieci persone che lamentavano dolori, causati dallo scontro con le forze dell'ordine. I rifugiati hanno dormito in un prato all'aperto. Il numero finale dei rifugiati che hanno rifiutato l'offerta del comune di passare la notte in dormitorio e che sono rimasti in via Ippocrate è di circa un centinaio. Nel gruppo di circa 200 eritrei che ieri manifestavano in strada c'erano anche alcuni bambini, due molto piccoli. I volontari riferiscono che le mamme hanno accettato di passare la notte da amici per non far stare i piccoli al freddo.

DE CORATO: REGIA OCCULTA - Il vicesindaco Riccardo De Corato esprime «piena solidarietà alle forze dell'ordine che in un contesto difficile hanno operato con la consueta professionalità. Una situazione resa ancora più tesa per la presenza dei centri sociali, registi occulti dell'occupazione abusiva, che si sono ritrovati sul posto per seminare zizzania, scatenando incidenti». De Corato ha aggiunto che il Comune ha offerto ospitalità ai presunti rifugiati, ma da loro è arrivato un rifiuto. «Milano di certo non può essere il ricettacolo per tutti coloro che sbarcano in Italia. Né può correre dietro a comitive di manifestanti che girovagano per la città pronti a provocare nuove tensioni. Se qualcuno pensa che qui, dove già si spendono 8 milioni all'anno per dare ospitalità a 300 asilanti, sia il Paese di Bengodi, stiamo freschi», conclude il vicesindaco.

IL PD: HANNO DIRITTO A UN POSTO - Marco Granelli e Andrea Fanzago, consiglieri in Comune a Milano del Pd, mettono l'accento sul tema della gestione dell'immigrazione a Milano: «Non possiamo pensare di gestire una realtà come emergenza. In questi anni, con i fondi del precedente Governo, il Comune ha aumentato i posti di prima accoglienza e così si chiede che sia trovato subito posto anche per queste persone, che ne hanno diritto in quanto regolari».

Milano, duri scontri tra rifugiati e polizia: 7 feriti

Milano - In mattinata si erano sdraiati per protesta sui binari del treno ma sono stati sollevati di peso e allontanati. Un breve tafferuglio tra forze dell’ordine e immigrati si è verificato nei pressi dell’ex residence Leonardo da Vinci di Bruzzano, alla periferia di Milano, occupato da alcuni giorni da centinaia di rifugiati e richiedenti asilo. Secondo la Questura, gli agenti presenti sul posto hanno compiuto un’azione di contenimento per impedire che i rifugiati rioccupassero i binari delle Ferrovie Nord nelle vicinanze, come era accaduto in mattinata. I feriti che finora si contano sono sette, di cui cinque trasportati in ospedale. L’ultima carica è avvenuta dopo che il precedente tafferuglio aveva lasciato sull’asfalto un uomo svenuto che è stato portato via in ambulanza. Si registrano circa una decina di contusi che per paura stanno rifiutando di farsi portare via in ambulanza.

La protesta degli immigrati. Circa 200 dei 300 immigrati - 210 eritrei, il resto sudanesi, etiopi e somali, tra cui 28 donne e due bambini - hanno iniziato a dirigersi verso il centro di Milano e poi si sono temporaneamente riuniti in assemblea in via Litta Modigliani, alla periferia nord della città, secondo quanto riferito dal consigliere regionale di Rifondazione Luciano Muhllbauer, che si trova con loro. "Ci hanno proposto di stare in altre strutture del Comune, ma intanto hanno mandato la polizia a sgomberarci con la forza", ha detto al telefono Paulus, un cittadino eritreo che ha preso parte all'incontro in prefettura.

Occupata la Milano-Meda. Altra piccola carica di alleggerimento della polizia all’imbocco di Bruzzano della Milano-Meda in direzione centro. Dopo qualche manganellata i 200 rifugiati che da stamani protestano contro il divieto di rientrare nell’ex residence di via Senigallia, a Bruzzano, sono fermi in mezzo alla superstrada. Un rifugiato sanguina in modo evidente dal volto. Dopo l’assemblea i duecento manifestanti si sono messi in marcia a partire da via Comasina.

"Hanno detto no all'accoglienza". Il Comune di Milano ha offerto una soluzione alle centinaia di immigrati. Lo ha detto l’assessore comunale alle politiche sociali Mariolina Moioli, che stamani ha partecipato a un incontro con una delegazione degli immigrati. "Ho offerto l’accoglienza subito in centri del Comune per le donne e i bambini (una ventina, ndr) e per quelli che non sono ancora inseriti nel programma di protezione per i richiedenti aiuto umanitario - ha spiegato la Moioli -. Per gli altri ho proposto l’inserimento nel programma, che prevede sei mesi a carico delle istituzioni durante i quali si impara l’italiano e si apprende un mestiere". Secondo l’assessore comunale, i rappresentanti degli immigrati hanno rifiutato l’offerta "perché in realtà molti di loro non vogliono entrare nel programma, ma vogliono la casa per poi andarsene in Germania o in Inghilterra". "Tra loro non ci sono solo richiedenti asilo o aiuto umanitario da poco in Italia, ma anche gente che è qui da cinque anni - ha aggiunto l’ assessore -. Noi comunque rimaniamo aperti al dialogo per trovare una soluzione".

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