giovedì 30 aprile 2009

Euroscetticismo

L’esempio di Václav Klaus, per l’Europa dei popoli

Il presidente ceco Václav Klaus, noto per il suo euroscetticismo - fu uno di quelli che espressero giubilo per la bocciatura irlandese al Trattato di Lisbona - oltre che per le sue posizioni molto conservatrici, ha rinunciato lo scorso 6 dicembre a Praga alla carica di presidente onorario del Partito liberale (Ods), di cui egli e' stato li leader dal 1991 al 2002.La carica di presidente onorario gli era stata attribuita quando nel 2003 era diventato presidente della repubblica. L'Ods e' stato guidato da Mirek Topolanek, ex capo del governo noto a differenza di Klaus per un maggiore filo-europeismo. ''Da tempo non riesco ad identificarmi con molte posizioni sostenute dall'Ods e piuttosto dai suoi dirigenti'', ha detto Klaus nel corso di un congresso del partito.Questo a suo parere ''da partito civico e di destra si e' trasformato in una formazione centrista che difende i lobbisti''. Klaus non ha detto esplicitamente quali sono i motivi di contrasto con Topolanek, ma e' chiaro che la sua decisione e' connessa con il suo pervicace rifiuto dell'Europa Unita lungo le linee centraliste e integrazioniste tracciate dall'Europarlamento basato sull'aspirazione sovranista degli Stati Uniti d'Europa. A febbraio Klaus e' intervenuto in veste di presidente di turno UE alzando la voce contro il deficit democratico dell'Europarlamento, alcuni eurodeputati hanno abbandonato l'aula, quelli euroscettici lo hanno applaudito. A gennaio era già nato l'Sso composto dai "miliziani" cechi anti Bruxelles, ispirati dal presidente Václav Klaus, sfruttando con sapiente tempismo i riflettori puntati su Praga durante questo semestre ceco di presidenza Ue, è stato così presentato ufficialmente il Partito dei cittadini liberi (Strana svobodnych obcanu, Sso). Lo stemma che li rappresenta raffigura un montone rampante e bianco su sfondo verde. "Abbiamo scelto il montone perché vogliamo dare un'idea di forza, di sfida di energia, e soprattutto di consapevolezza degli obiettivi che vogliamo colpire" ha spiegato Petr Mach, l'economista di 33 anni, riga in mezzo anni '70 (ma che da queste parti evidentemente va ancora di moda), stretto collaboratore del presidente Klaus. L'incontro con la stampa è avvenuto a Praga nell'Autoclub della Repubblica ceca, proprio davanti alla stazione centrale e a pochi passi dalla Piazza Venceslao. Il primo obiettivo che il montone deve raggiungere, e possibilmente abbattere, è il Trattato di Lisbona. "Questo Trattato darebbe alla Ue la possibilità di attribuirsi nuovi poteri senza il consenso degli Stati membri" ha affermato il giovane Mach, parlando su una pedana dominata dal montone rampante. "Dobbiamo fare di tutto - ha aggiunto - per impedirne la ratifica del Patto di Lisbona e contribuire alla creazione di un nuovo statuto europeo, che in modo sintetico e comprensibile assicuri la democrazia in tutti gli stati che compongono la Ue". Al suo fianco gli altri quattro componenti del comitato fondatore del nuovo partito: Jiri Payne, un ex deputato dell'Ods, Jaroslav Bachora, responsabile della fondazione di Václav Klaus e della moglie Livia, Miloslav Bednar, filosofo, e Benjamin Kuras, scrittore e giornalista. E' proprio quest'ultimo a ribattere seccamente a una giornalista che gli chiede, con tono di rimprovero, di spiegare questa sua scelta, "di un intellettuale schierato a destra, con una formazione euroscettica", che quindi in qualche modo tradisce l'orientamento politico indicato agli intellettuali dal drammaturgo britannico, recentemente scomparso, Harold Pinter. "Pinter - continua - nel 1988 disse che gli Stati Uniti occupavano la Gran Bretagna allo stesso modo con il quale l'Urss occupava la Cecoslovacchia. E' da quel tempo che per me le posizioni politiche di Pintner non hanno alcuna rilevanza". Subito dopo la conferenza stampa, poi, Kuras così precisa ad Apcom la sua posizione euroscettica: "Sono scappato a Londra dalla Cecoslovacchia appena invasa dai russi nel 1968. Nella mia patria sono potuto rientrare solo dopo la Rivoluzione di velluto nel 1989. Ho lavorato per anni alla Bbc, e ho vissuto anche in Italia e in Francia, tanto quanto basta per non dover prendere lezioni di Europa e di democrazia dai burocrati di Bruxelles, sempre più lontani dagli effettivi bisogni della gente, dei popoli che compongono l'Europa. Burocrati che con la loro arroganza, sembrano sempre più dei dittatori. La Repubblica ceca non è il solo paese dove la gente si sta stufando. Francesi e Olandesi si sono già espressi contro questo modo di costruire l'Europa, così come lo hanno fatto anche gli Irlandesi".

(fonti: Ansa, Apcom)

Rep.ceca/ Eurodissidente Klaus incombe su finale presidenza Ue. Voci su rinvio Vertice europeo giugno, nervosismo a Praga

Praga, 29 apr. (Apcom - Nuova Europa) - La possibilità che l'eurodissidente Vaclav Klaus, il presidente ceco che rifiuta di esporre la bandiera dell'Ue, odia il Trattato di Lisbona e non crede ai piani di stimolo fiscale contro la crisi, domini il resto della presidenza ceca dell'Ue turba i sonni degli euroburocrati di Bruxelles. Ma anche nei palazzi del potere di Praga è evidente la poca disponibilità a commentare l'ipotesi che Klaus presieda il Consiglio europeo del 18-19 giugno. Tuttavia, la diplomazia ceca nega che per evitare l'incognita Klaus il vertice Ue verrà spostato a luglio sotto presidenza della Svezia, e sostiene che le critiche alla gestione Ue di Praga sono frutto di gelosie e ripicche di qualche partner Ue. A prospettare la possibilità che Klaus voglia sfruttare la caduta del governo di Mirek Topolanek - che verrà sostituito dal 'tecnico' Jan Fischer il 9 maggio - per ritagliarsi il ruolo di primo piano a Bruxelles che finora gli è stato negato è stata la stampa locale ceca. Le voci sono state raccolte da un giornalista del Financial Times, Tony Barber, il quale ha avanzato l'ipotesi del rinvio del vertice Ue per impedire a Klaus di "rovinare" il summit di aprile, che dovrebbe sancire la conferma di José Manuel Barroso alla guida della Commissione europea e fornire all'Irlanda le garanzie giuridiche richieste per rivotare sul Trattato di Lisbona. Tale ipotesi, smentita fermamente dal portavoce ceco a Bruxelles Jan Sliva, è stata però subito commentata con durezza dai fedelissimi di Klaus. "Nell'Ue non esiste alcuna opposizione concreta ed efficace, come le conosciamo nelle normali democrazie. I burocrati di Bruxelles e i leader europei si sono ormai abituati a questo andazzo, per il quale non accettare altre opinioni se non quelle della cosiddetta maggioranza" afferma Peter Mach, leader del Partito dei cittadini liberi, lo schieramento anti Ue fondato dai fedelissimi di Klaus. "Il nostro presidente è un politico esperto e sarebbe una notizia assolutamente positiva per la Ue se fosse proprio lui a presiedere il summit di giugno" continua Mach, sorvolando sul fatto che il ruolo di un presidente di turno Ue è di trovare una posizione comune dei Ventisette, non di rappresentare una "opposizione concreta ed efficace". "In politica esistono differenti punti di vista e questo i leader Ue dovrebbero saperlo. Se ci fosse un solo punto di vista, allora sarebbe assolutamente inutile organizzare questi vertici", continua il leader dei 'cittadini liberi' cechi. Secondo gli accordi stipulati con Topolanek prima della sua caduta (in cui si sospetta ci sia lo zampino di Klaus), l'unica apparizione del presidente ceco a Bruxelles sarebbe dovuta essere l'allocuzione al Parlamento europeo il 19 febbraio, in cui ha accusato l'eurocamera di non essere un'istituzione democratica. Inoltre Klaus è previsto rappresentare l'Ue nei vertici previsti a maggio con Giappone, Russia, Corea del sud e Cina. Ora però la 'divisione dei ruoli' europei è tutta da rinegoziare con Fischer, capo dell'ufficio statistico nazionale che guiderà una 'grande coalizione' tra l'Ods di Topolanek e l'opposizione socialdemocratica del Cssd. "Il capo del governo Topolanek non è in grado di sapere cosa succederà durante il vertice Ue del 18 giugno. Rimane però ferma l'opinione da lui stesso espressa lo scorso gennaio: il presidente Klaus sa come si fa a coordinare un vertice della Ue, indica Frantisek Potuznik, portavoce del premier dimissionario. Prima di parlare con il presidente Klaus del vertice Ue di giugno, il premier Fischer preferisce aspettare che il suo governo riceva la fiducia del Parlamento" taglia corto il portavoce Roman Prorok. Da Palazzo Cernin, sede del ministero degli Esteri, arriva la reazione sbrigativa ma chiaramente imbarazzata di Zuzana Opletalova, portavoce del ministro Karel Schwarzenberg: "Non è nostra abitudine commentare anticipazioni di stampa, né tanto meno notizie di presunti nervosismi in sede Ue, di cui non abbiamo alcun segnale". Ieri l'agenzia France presse ha diffuso un lancio in cui, citando fonti diplomatiche di Belgio e Finlandia, ha sostenuto che "la presidenza ceca ha perso il controllo su numerosi dossier", prendendo ad esempio la mancanza di coordinamento Ue sulla conferenza Onu sul razzismo 'Durban 2', le polemiche con la Commissione europea su Israele e la "scarsa preparazione" del vertice del 7 maggio a Pragav sul 'Partenariato per l'Est'. Per una fonte diplomatica ceca a Bruxelles, si tratta dell'ennesimo 'sgarro' da Parigi, il cui presidente Nicolas Sarkozy aveva sparato a zero contro Praga all'inizio del suo semestre europeo. Mentre per quanto riguarda gli attacchi dal Belgio, si tratterebbe di "una ripicca" per il fatto che non gli è stata concessa la parola al summit Ue-Usa del 5 aprile con il presidente Barack Obama. "Da allora il ministro degli Esteri Karel de Gucht non perde occasione per sparare contro di noi", racconta la fonte, sostenendo che il Belgio ha interesse ad affossare la presidenza ceca in modo che il suo semestre europeo, tra un anno, non possa sfigurare al confronto.

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