In Barriera di Milano si costruirà una nuova moschea con i soldi del Marocco. Il progetto è rimasto sotto traccia per due anni, ma la decisione del governo di Rabat di destinare un finanziamento al luogo di culto islamico ha riacceso le polemiche. Il centrodestra, in testa la Lega Nord, è pronto a fare le barricate per evitare che si realizzi il centro. «Ci sembra di capire che la giunta Chiamparino non sia all´oscuro della vicenda - dicono i consiglieri comunali Mario Carossa, Antonello Angeleri e l´onorevole Elena Maccanti - perché non hanno presentato il progetto?» E aggiungono: «Ci muoveremo per impedire la costruzione di questa moschea a Torino. Se fosse necessario avvieremo a una raccolta firme o a un referendum tra i cittadini». Il capogruppo Carossa, in particolare, ricorda le parole del cardinale Severino Poletto: «Mi associo a quello che disse lo scorso gennaio l´arcivescovo: non è ora di affiancare i minareti ai campanili». L´esponente del Carroccio, che ha chiesto le comunicazioni al sindaco, e il cardinale possono stare tranquilli: il minareto non ci sarà. «Sappiamo che i tempi non sono maturi - dice Abdel Aziz Khounati, presidente e imam del centro islamico di corso Giulio Cesare 6 - a Rabat e a Casablanca abbiamo due grandi chiese cattoliche di cui siamo orgogliosi. Simbolo di integrazione religiosa. Ci piacerebbe avere a Torino un minareto, che sarebbe allo stesso modo un segno di fratellanza, ma attendiamo un segno di apertura da parte della comunità cattolica». Khounati è uno dei sostenitori del progetto che verrà realizzato dall´Umi, l´Unione Musulmani d´Italia, onlus che ha già acquistato la struttura. Per ora non si vuole indicare con precisione dove si trovi l´edificio: sull´asse di corso Principe Oddone, area Spina. «Una struttura indipendente - spiega Khounati - con ingressi separati, in una zona poco abitata. Oltre alla moschea, che potrà ospitare 500-600 persone, ci sarà una foresteria, un centro conferenze, una struttura anche per sostegni sociali. Un luogo degno, trasparente e di pace». Meglio della moschea di corso Giulio Cesare 6 che verrà chiusa quando sarà inaugurata la nuova. Costo? Due milioni e mezzo, metà finanziato dal ministero per gli affari religiosi di Rabat. «L´Italia non finanzia luoghi di culto - aggiunge Khounati - per questo ci siamo rivolti al Marocco». Da Palazzo Civico sono arrivati pareri tecnici positivi e fra qualche mese partiranno i lavori. Non sono necessarie varianti urbanistiche: «Pratiche che riguardano gli uffici - dice Ilda Curti - giunta e consiglio non si dovranno esprimere, anche se sono d´accordo con il progetto».
martedì 21 aprile 2009
Torino
La Moschea di Torino finanziata dal Marocco. Il governo di Rabat ha deciso di finanziare il progetto di un luogo di culto islamico in città. L'Unione dei musulmani italiani ha già comprato un edificio da ristrutturare sulla Spina a Barriera Milano. "Sarà un luogo trasparente", garantiscono gli islamici. La Lega insorge: "Lo impediremo". Mentre il sociologo dell´Islam Guolo legge la mossa dello stato marocchino come una mano tesa all'Islam di Stato di Diego Longhin
In Barriera di Milano si costruirà una nuova moschea con i soldi del Marocco. Il progetto è rimasto sotto traccia per due anni, ma la decisione del governo di Rabat di destinare un finanziamento al luogo di culto islamico ha riacceso le polemiche. Il centrodestra, in testa la Lega Nord, è pronto a fare le barricate per evitare che si realizzi il centro. «Ci sembra di capire che la giunta Chiamparino non sia all´oscuro della vicenda - dicono i consiglieri comunali Mario Carossa, Antonello Angeleri e l´onorevole Elena Maccanti - perché non hanno presentato il progetto?» E aggiungono: «Ci muoveremo per impedire la costruzione di questa moschea a Torino. Se fosse necessario avvieremo a una raccolta firme o a un referendum tra i cittadini». Il capogruppo Carossa, in particolare, ricorda le parole del cardinale Severino Poletto: «Mi associo a quello che disse lo scorso gennaio l´arcivescovo: non è ora di affiancare i minareti ai campanili». L´esponente del Carroccio, che ha chiesto le comunicazioni al sindaco, e il cardinale possono stare tranquilli: il minareto non ci sarà. «Sappiamo che i tempi non sono maturi - dice Abdel Aziz Khounati, presidente e imam del centro islamico di corso Giulio Cesare 6 - a Rabat e a Casablanca abbiamo due grandi chiese cattoliche di cui siamo orgogliosi. Simbolo di integrazione religiosa. Ci piacerebbe avere a Torino un minareto, che sarebbe allo stesso modo un segno di fratellanza, ma attendiamo un segno di apertura da parte della comunità cattolica». Khounati è uno dei sostenitori del progetto che verrà realizzato dall´Umi, l´Unione Musulmani d´Italia, onlus che ha già acquistato la struttura. Per ora non si vuole indicare con precisione dove si trovi l´edificio: sull´asse di corso Principe Oddone, area Spina. «Una struttura indipendente - spiega Khounati - con ingressi separati, in una zona poco abitata. Oltre alla moschea, che potrà ospitare 500-600 persone, ci sarà una foresteria, un centro conferenze, una struttura anche per sostegni sociali. Un luogo degno, trasparente e di pace». Meglio della moschea di corso Giulio Cesare 6 che verrà chiusa quando sarà inaugurata la nuova. Costo? Due milioni e mezzo, metà finanziato dal ministero per gli affari religiosi di Rabat. «L´Italia non finanzia luoghi di culto - aggiunge Khounati - per questo ci siamo rivolti al Marocco». Da Palazzo Civico sono arrivati pareri tecnici positivi e fra qualche mese partiranno i lavori. Non sono necessarie varianti urbanistiche: «Pratiche che riguardano gli uffici - dice Ilda Curti - giunta e consiglio non si dovranno esprimere, anche se sono d´accordo con il progetto».
In Barriera di Milano si costruirà una nuova moschea con i soldi del Marocco. Il progetto è rimasto sotto traccia per due anni, ma la decisione del governo di Rabat di destinare un finanziamento al luogo di culto islamico ha riacceso le polemiche. Il centrodestra, in testa la Lega Nord, è pronto a fare le barricate per evitare che si realizzi il centro. «Ci sembra di capire che la giunta Chiamparino non sia all´oscuro della vicenda - dicono i consiglieri comunali Mario Carossa, Antonello Angeleri e l´onorevole Elena Maccanti - perché non hanno presentato il progetto?» E aggiungono: «Ci muoveremo per impedire la costruzione di questa moschea a Torino. Se fosse necessario avvieremo a una raccolta firme o a un referendum tra i cittadini». Il capogruppo Carossa, in particolare, ricorda le parole del cardinale Severino Poletto: «Mi associo a quello che disse lo scorso gennaio l´arcivescovo: non è ora di affiancare i minareti ai campanili». L´esponente del Carroccio, che ha chiesto le comunicazioni al sindaco, e il cardinale possono stare tranquilli: il minareto non ci sarà. «Sappiamo che i tempi non sono maturi - dice Abdel Aziz Khounati, presidente e imam del centro islamico di corso Giulio Cesare 6 - a Rabat e a Casablanca abbiamo due grandi chiese cattoliche di cui siamo orgogliosi. Simbolo di integrazione religiosa. Ci piacerebbe avere a Torino un minareto, che sarebbe allo stesso modo un segno di fratellanza, ma attendiamo un segno di apertura da parte della comunità cattolica». Khounati è uno dei sostenitori del progetto che verrà realizzato dall´Umi, l´Unione Musulmani d´Italia, onlus che ha già acquistato la struttura. Per ora non si vuole indicare con precisione dove si trovi l´edificio: sull´asse di corso Principe Oddone, area Spina. «Una struttura indipendente - spiega Khounati - con ingressi separati, in una zona poco abitata. Oltre alla moschea, che potrà ospitare 500-600 persone, ci sarà una foresteria, un centro conferenze, una struttura anche per sostegni sociali. Un luogo degno, trasparente e di pace». Meglio della moschea di corso Giulio Cesare 6 che verrà chiusa quando sarà inaugurata la nuova. Costo? Due milioni e mezzo, metà finanziato dal ministero per gli affari religiosi di Rabat. «L´Italia non finanzia luoghi di culto - aggiunge Khounati - per questo ci siamo rivolti al Marocco». Da Palazzo Civico sono arrivati pareri tecnici positivi e fra qualche mese partiranno i lavori. Non sono necessarie varianti urbanistiche: «Pratiche che riguardano gli uffici - dice Ilda Curti - giunta e consiglio non si dovranno esprimere, anche se sono d´accordo con il progetto».
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
SE se la pagano di tasca propria, SE garantiscono trasparenza e rispettabilità, SE l'ucoi non è coinvolta e SE è stata scelta una zona privata, lontana dal centro storico e compatibile con l'assetto del territorio, che abbiano un posto dove pregare! Certi no a volte fan più danni dei sì sensati!
D'altra parte, la proprietà privata serve appunto a questo: garantire a ciascuno di far quel che vuole a casa propria senza esser di peso alla collettività!
Il problema sono le moschee imposte e finanziate dalle amministrazioni comunali (Firenze, Bologna, Genova, Padova).
Per quanto possano diventare "trasparenti" le moschee, le prediche si fanno nella loro lingua e comunque... ce ne sono anche troppe in giro per l'italia.
Posta un commento