Ancora poche ore e la regione Sicilia batterà un record planetario: su 3.450 dipendenti, ai Beni Culturali, ci saranno 770 dirigenti. Il triplo dell'intero parco dirigenziale della regione Lombardia. Il tutto grazie a un'infornata di assunzioni e promozioni che vedrà l'ente isolano regalarsi, a dispetto della Corte dei Conti che aveva denunciato come abnorme la presenza di un «colonnello» ogni 8,4 «soldati semplici», altri 500 nuovi dirigenti in un colpo solo. Certo, non è solo la Sicilia a essere di manica larga. Spiegava l’anno scorso uno studio dell’Università di Milano, che dai dati 2006 risultava una media nazionale di un dirigente ogni 15 dipendenti ma che questa media era composta da realtà assai differenti: da un minimo di un dirigente ogni 31 sottoposti in Puglia a uno ogni 7,7 nel Lazio. Numeri aggiornati meno di un mese fa, sulla base dei dati della Ragioneria Generale dello Stato, dal Sole 24 ore: un dirigente ogni 25 dipendenti scarsi nelle Marche, ogni 22 in Emilia Romagna, ogni 17 circa in Lombardia e nel Veneto, ogni 18 in Liguria, ogni 16 in Piemonte... Fino agli eccessi: uno ogni 8,3 in Molise e ancora ogni 7,7 nel Lazio. Vogliamo rileggere l’atto di accusa lanciato nel 2008 dalla Corte dei Conti alla Sicilia? «I dipendenti a carico del bilancio regionale raggiungono la notevole cifra di 21.104 unità (erano 20.781 nel 2006), di cui 2.320 dirigenti (erano 2.150 nel 2005, anno a cui risale l’ultimo rilevamento nazionale pubblicato in tabella), con un rapporto di un dirigente ogni 8,4 dipendenti. Il confronto con altre realtà regionali è improponibile sol che si consideri che in Sicilia vi è un dipendente ogni 239 abitanti, in Lombardia uno ogni 2.500 lombardi». Conosciamo l’obiezione: la Sicilia gode di uno statuto speciale quindi ha tutta una serie di competenze che le regioni a statuto ordinario non hanno. Giusto. La stessa tabella del Sole riporta però il dato, per fare un esempio, del Friuli Venezia Giulia. Anche quella è una regione autonoma. Ma ha un dirigente ogni 28 dipendenti. Prova provata che l’autonomia forse c’entra con le competenze, e non c’è dubbio che le regioni a statuto ordinario ne hanno di meno, ma non c’entra un fico secco con la gerarchia interna. Che nell’isola non è solo speciale ma specialissima. Basti dire che non solo la Sicilia ha tanti «regionali» quanto Piemonte, Lombardia, Lazio, Veneto, Emilia Romagna, Friuli e Liguria messe insieme. Ma che oltre alle figure di dirigenti prima e di seconda fascia, la Regione ha inventato quella di terza fascia. Il risultato lo spiega Marcello Minio dei Cobas/ Codir, che insieme con altri due sindacati autonomi (Sadirs e Siad) ha denunciato l’infornata in arrivo di assunzioni e promozioni: su 18.508 dipendenti regionali (ai quali vanno aggiunti quelli a carico dell’Ars, l’assemblea regionale più altri ancora) ci sono oggi un dirigente di prima fascia, 199 di seconda e 2.146 di terza per un totale di 2.346. Vale a dire che c’è un colonnello ogni 7,8 «marmittoni». Ma questo solo se si contano i 4.571 precari. Tolti quelli, il rapporto sarebbe ancora più assurdo: un dirigente ogni 5,9 dipendenti. Cosa farebbe, davanti a un panorama così, il «buon padre di famiglia» tante volte invocato da Silvio Berlusconi? Cercherebbe di dare un «drizzone», per usare una parola sbandierata qualche mese fa dal Cavaliere. Macché. La manovra intitolata «Disposizioni programmatiche e correttive per l’anno 2009» che è firmata dal presidente Raffaele Lombardo e dall’assessore al Bilancio Michele Cimino e arriva domani in aula dopo avere ottenuto qualche giorno fa il via libera in Commissione Bilancio, allarga la manica ulteriormente. Avvia infatti la sistemazione come dirigenti di seconda fascia (un paradosso: quelli di terza fascia furono inventati con l’impegno che si trattava di un provvedimento non rinnovabile, quindi non se ne possono fare altri) di 55 precari un tempo a busta paga di due aziende parastatali (Italter e Sirap) sciolte perché improduttive e rimasti per anni a carico prima dello Stato e poi della Regione. Più un’altra cinquantina di dipendenti di altre amministrazioni da tempo distaccati all’Assessorato regionale al Bilancio. Più altre 250 persone dichiarate idonee anni fa al concorso per storici dell’arte, architetti, fisici, archeologi e archivisti. Più altri 150 vincitori di questo concorso già inquadrati ai beni Culturali con contratti da funzionari direttivi. Per un totale, appunto, di circa 500 nuovi dirigenti. Che porteranno a un nuovo rapporto interno: un colonnello ogni 6,6 dipendenti. Tolti i soliti precari, che hanno anzianità di precariato a volte intorno ai venti anni, uno ogni 4,9. Numeri da brivido. Che diventeranno ancora più incredibili, come dicevamo, al dipartimento dei Beni culturali: un dirigente ogni dipendenti e mezzo. «Un vero e proprio assalto alla diligenza», denuncia il comunicato dei tre sindacati autonomi, «che trasformerebbe la Regione Siciliana in una macchina clientelare al servizio d’una classe politica capace di varare soltanto norme per i propri accoliti». Ma passeranno anche in aula queste scelte, che il governo regionale motiva con la necessità di chiudere col passato, sanare quanto va sanato e chiudere i contenziosi aperti? E’ probabile. Anche perché una parte non secondaria dei promossi sarebbe vicina alla sinistra. Che avrebbe grosse difficoltà a mettersi di traverso. Si vedrà... Certo è che la scelta, accusa il presidente della commissione Antimafia siciliana Calogero Speziale, arriva in un momento in cui la Regione non trova la copertura finanziaria per la legge varata solo sei mesi fa per combattere la piovra mafiosa. «Non c’è un euro», come scrive Emanuele Lauria su Repubblica, a sostegno degli sgravi contributivi e fiscali alle imprese che denunciano il racket. E non ci sono risorse per diffondere la cultura nelle scuole e alimentare il fondo di rotazione per i beni confiscati alla mafia. E meno male che quella legge era stata salutata come «una svolta epocale»...
Gian Antonio Stella
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