venerdì 24 aprile 2009

Le bugie indelebili

L'Italia, una Repubblica fondata sulla bugia di Davide Giacalone

...La Repubblica italiana è in gran parte fondata sulla bugia. Falsificazioni storiche che, a forza d’essere ripetute, snocciolando il rosario dell’ipocrisia, sono scambiate per verità. Domani è il 25 aprile, e noi ancora lamentiamo l’inesistenza di una “storia condivisa”, ancora dobbiamo fare i conti con Salò o con la guerra civile. Capita perché si è costruito sulla bugia. Ho letto, con molta attenzione, il discorso del Presidente Napolitano, pronunciato a “difesa” della Costituzione. Vi ho trovato tutti i segni della storia letta con occhiali ideologici, quindi irreale. L’uniformità dei successivi commenti, il ridursi di tutto alla polemicuzza quotidiana, dà il senso di quanto quel veleno abbia assopito le menti. Il punto principale è quello iniziale, sede d’equivoco e bugia, dove Napolitano individua le fondamenta su cui poggia la Costituzione: “l’opposizione al fascismo e la Resistenza”. Nulla d’originale, solo che ci manca un pezzo e quel che c’è non regge. La nostra Costituzione, la democrazia nella libertà, si fonda, prima di tutto, sulla conferenza di Yalta, conclusa l’11 febbraio del 1945. Anche i polacchi o gli ungheresi ebbero antifascisti e resistenti, ma non ebbero né democrazia né libertà. La differenza sta in Yalta: quegli europei finirono sotto la dittatura comunista, noi nel mondo atlantico, che ci stava ancora liberando. Cancellando questa verità si cancella l’orizzonte internazionale dalle nostre vicende storiche e, per reggere un racconto bugiardo si moltiplicano le fanfaluche. Riflettano, Napolitano ed i tanti che precedono e ripetono a pappagallo: se l’origine della nostra libertà e della nostra Costituzione fosse in antifascismo e Resistenza, ne deriverebbe che la democrazia appartiene ad una minoranza d’italiani. La grande maggioranza era fascista. Fascisti perché italiani. Per far finta di fondare la Repubblica sui valori e le idee di una minoranza, facendola passare per quasi totalità, si è falsificata anche la storia pregressa, che, difatti, ancora torna a gola, che dovrà essere vomitata, che non potrà mai essere “condivisa”, perché bugiarda. Secondo Napolitano la Costituzione “non fu mai intesa come manifesto ideologico o politico di parte”. Lo è. Proprio nella sua prima parte, quella che nessuno dice di volere toccare, che tutti sono pronti ad osannare. Lì è antiliberale ed antindividuale, subordina l’interesse di ciascuno a quello collettivo (indefinito ed indefinibile), privilegia il sociale sul personale. La definirei cattocomunista, o forse, per maggiore precisione storica, vaticantogliattiana. E’ naturale, quindi, che abbia strutturato un sistema istituzionale in cui il governo conta poco ed il Parlamento molto. Non è (solo) perché si era appena usciti da una dittatura, ma perché Togliatti era un realista, cinico. Capì che dopo Yalta non c’era spazio né per la rivoluzione (roba cui poteva credere un Pajetta) né per il governo, quindi barattò la copertura della bugia fondativa con lo spostarsi del potere in Parlamento. Così, da allora ad oggi, chiunque voglia darsi un tono ed impartirti una lezione costituzionale, ti ripete le solite fesserie, con l’aria compresa di chi ha appena pensato cose profonde. Il che porta a formidabili abbagli: citando Bobbio lo stesso Napolitano ha detto che “la denuncia dell’ingovernabilità tende a suggerire soluzioni autoritarie”. Siccome la storia ha puntualmente e sempre dimostrato il contrario, ovvero che sono i governi rassegnati alla debolezza (modello Facta) a spianare la strada alle dittature, quel che in realtà si vuol dire è: chi denuncia le nostre bugie desidera tornare al fascismo. Invece si può essere antifascisti ed anticomunisti, amanti della libertà e della democrazia, pur non aderendo al club della bugia. Adorando la dea menzogna, purtroppo, si costringe tutti a vivere il presente come tempo in cui regolare il passato, sopprimendo il futuro. Si proclama intoccabile una Costituzione che è già stata cambiata quindici volte, scassandola, per giunta fuori da sedi e contesti organici, senza clima costituente, procedendo a spizzichi e bocconi e riducendo la Carta a cassetta degli attrezzi, senza valori ideali viventi. Ecco: questi sono i nemici della Costituzione, che domani diranno le solite sciocchezze tonitruanti, ad imperitura memoria e gloria delle bugie.

1 commenti:

demiurgo77 ha detto...

Questo articolo non mi piace: che la mitologia resistenziale repubblicana sia infarcita di falsi e silenzi è una sacrosanta verità. Che alcuni articoli della Costituzione abbiano voluto imbavagliare alcuni testimoni sopravvissuti, più che garantire una vera democrazia (la famosa disposizione transitoria, contestata persino dall'azionista Calamandrei, fervente antifascista) è altro dato di fatto inoppugnabile. Che la Costituzione abbia tanti difettucci, pace. Ma dire che la prima parte della Carta è antiliberale ed antindividuale mi sembra una grossa fanfaronata! Non per altro: basta leggerla! Certo la proprietà privata è regolata dalla legge per garantirne la funzione sociale e così pure l'iniziativa economica privata: ma entrambe sono garantite! Il che significa che, se una legge dovesse sopprimerle o restringerle fino a svuotarne il significato, nazionalizzando tutti i beni presenti sul territorio, quella legge sarebbe irrimediabilmente destinata alla più severa censura della Corte (è già successo innumerevoli volte). In ogni caso "la libertà personale è inviolabile" (personale = individuale), le formazioni sociali, tra cui la famiglia, sono riconosciute in quanto funzionali allo sviluppo della personalità umana (individuale E sociale), le libertà civili garantiscono l'individuo nel suo "io spirituale e fisico". Il principio personalista è il fulcro di tutta l'interpretazione. La prima parte della costituzione è liberale E sociale: e questo anche perchè l'esperienza fascista aveva evidenziato molti pregi e punti di forza dello stato liberale E sociale! Per smentire le menzogne di pochi, per gravi che siano, non occorre costruire nuovi inganni!