BARI - Sono stati tutti scarcerati a Bari i 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga nei confronti dei quali sono scaduti i termini di durata massima della custodia cautelare previsti a decorrere dalla lettura della sentenza di primo grado. L'ennesimo caso di "giustizia lumaca" che ha suscitato polemiche e sul quale il ministero della Giustizia, Angelino Alfano, ha mobilita gli ispettori per "accertamenti preliminari". Il Guardasigilli - si legge in una nota - "ha incaricato l'Ispettorato di verificare, con tempestività, i motivi per i quali la sentenza, emessa nei confronti degli imputati, all'esito di un giudizio abbreviato, celebrato nel gennaio del 2008, non sia stata ancora depositata". "L'Ispettorato - prosegue la nota - ha immediatamente richiesto al presidente della Corte di Appello di Bari di procedere con la relativa verifica e di riferirne al più presto gli esiti, al fine di valutare l'eventuale sussistenza di condotte negligenti, rilevanti sotto il profilo disciplinare". I 21 presunti affiliati al clan Strisciuglio di Bari (13 erano agli arresti domiciliari, otto in carcere) sono tornati in libertà perché il giudice che ha emesso il dispositivo della sentenza di primo grado il 16 gennaio 2008, Rosa Anna De Palo, non ha ancora depositato le motivazioni. Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro dell'Interno Roberto Maroni che in una telefonata ad Alfano si è detto "molto preoccupato poiché si tratta di un fatto grave, che rischia di avere conseguenze ancor più gravi". E anche il Csm avvierà un'istruttoria sul caso di Bari. Il presidente della Prima Commissione Ugo Bergamo (laico Udc) ha annunciato l'intenzione "di far aprire un fascicolo sulla questione". A suo parere, la Commissione che presiede potrebbe cominciare a discutere del caso già domani. "Faremo un'istruttoria - ha anticipa - e chiederemo informazioni alla procura generale". Dal tribunale di Bari arriva la presa di posizione del presidente dell'ufficio gip-gup, Giovanni Leonardi, secondo il quale "la procura dovrebbe evitare di istruire i maxiprocessi". "Non è possibile per un solo giudice, del quale sono note le straordinarie capacità tecniche, giudicare - ha detto ancora Leonardi - 160 persone accusate di 53 capi d'imputazione nei tempi previsti dal Codice". Dalla procura ufficialmente non c'è stata risposta, ma in tanti hanno fatto capire che le regole previste dal Codice di procedura penale sono altre, e che il processo è stato un successo per la Dda perché si è concluso con 150 condanne e con dieci sole assoluzioni. Anche sui tempi per scrivere la sentenza nessuno ha fatto dichiarazioni, ma qualcuno ha lasciato intendere che 15 mesi non sono pochi e che il giudice avrebbe potuto farsi esonerare dagli altri procedimenti, anche dopo la lettura del dispositivo.
giovedì 16 aprile 2009
Licenziamento!
Ventuno i detenuti tornati in libertà perché non sono state depositate le motivazioni della sentenza di primo grado pronunciata nel gennaio del 2008. Scarcerati presunti mafiosi a Bari. Il ministro Alfano manda gli ispettori. Anche il Consiglio superiore della magistratura aprirà un fascicolo sulla vicenda. Il presidente dell'ufficio gip-gup del capoluogo pugliese: "Colpa del maxiprocesso"
BARI - Sono stati tutti scarcerati a Bari i 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga nei confronti dei quali sono scaduti i termini di durata massima della custodia cautelare previsti a decorrere dalla lettura della sentenza di primo grado. L'ennesimo caso di "giustizia lumaca" che ha suscitato polemiche e sul quale il ministero della Giustizia, Angelino Alfano, ha mobilita gli ispettori per "accertamenti preliminari". Il Guardasigilli - si legge in una nota - "ha incaricato l'Ispettorato di verificare, con tempestività, i motivi per i quali la sentenza, emessa nei confronti degli imputati, all'esito di un giudizio abbreviato, celebrato nel gennaio del 2008, non sia stata ancora depositata". "L'Ispettorato - prosegue la nota - ha immediatamente richiesto al presidente della Corte di Appello di Bari di procedere con la relativa verifica e di riferirne al più presto gli esiti, al fine di valutare l'eventuale sussistenza di condotte negligenti, rilevanti sotto il profilo disciplinare". I 21 presunti affiliati al clan Strisciuglio di Bari (13 erano agli arresti domiciliari, otto in carcere) sono tornati in libertà perché il giudice che ha emesso il dispositivo della sentenza di primo grado il 16 gennaio 2008, Rosa Anna De Palo, non ha ancora depositato le motivazioni. Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro dell'Interno Roberto Maroni che in una telefonata ad Alfano si è detto "molto preoccupato poiché si tratta di un fatto grave, che rischia di avere conseguenze ancor più gravi". E anche il Csm avvierà un'istruttoria sul caso di Bari. Il presidente della Prima Commissione Ugo Bergamo (laico Udc) ha annunciato l'intenzione "di far aprire un fascicolo sulla questione". A suo parere, la Commissione che presiede potrebbe cominciare a discutere del caso già domani. "Faremo un'istruttoria - ha anticipa - e chiederemo informazioni alla procura generale". Dal tribunale di Bari arriva la presa di posizione del presidente dell'ufficio gip-gup, Giovanni Leonardi, secondo il quale "la procura dovrebbe evitare di istruire i maxiprocessi". "Non è possibile per un solo giudice, del quale sono note le straordinarie capacità tecniche, giudicare - ha detto ancora Leonardi - 160 persone accusate di 53 capi d'imputazione nei tempi previsti dal Codice". Dalla procura ufficialmente non c'è stata risposta, ma in tanti hanno fatto capire che le regole previste dal Codice di procedura penale sono altre, e che il processo è stato un successo per la Dda perché si è concluso con 150 condanne e con dieci sole assoluzioni. Anche sui tempi per scrivere la sentenza nessuno ha fatto dichiarazioni, ma qualcuno ha lasciato intendere che 15 mesi non sono pochi e che il giudice avrebbe potuto farsi esonerare dagli altri procedimenti, anche dopo la lettura del dispositivo.
BARI - Sono stati tutti scarcerati a Bari i 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga nei confronti dei quali sono scaduti i termini di durata massima della custodia cautelare previsti a decorrere dalla lettura della sentenza di primo grado. L'ennesimo caso di "giustizia lumaca" che ha suscitato polemiche e sul quale il ministero della Giustizia, Angelino Alfano, ha mobilita gli ispettori per "accertamenti preliminari". Il Guardasigilli - si legge in una nota - "ha incaricato l'Ispettorato di verificare, con tempestività, i motivi per i quali la sentenza, emessa nei confronti degli imputati, all'esito di un giudizio abbreviato, celebrato nel gennaio del 2008, non sia stata ancora depositata". "L'Ispettorato - prosegue la nota - ha immediatamente richiesto al presidente della Corte di Appello di Bari di procedere con la relativa verifica e di riferirne al più presto gli esiti, al fine di valutare l'eventuale sussistenza di condotte negligenti, rilevanti sotto il profilo disciplinare". I 21 presunti affiliati al clan Strisciuglio di Bari (13 erano agli arresti domiciliari, otto in carcere) sono tornati in libertà perché il giudice che ha emesso il dispositivo della sentenza di primo grado il 16 gennaio 2008, Rosa Anna De Palo, non ha ancora depositato le motivazioni. Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro dell'Interno Roberto Maroni che in una telefonata ad Alfano si è detto "molto preoccupato poiché si tratta di un fatto grave, che rischia di avere conseguenze ancor più gravi". E anche il Csm avvierà un'istruttoria sul caso di Bari. Il presidente della Prima Commissione Ugo Bergamo (laico Udc) ha annunciato l'intenzione "di far aprire un fascicolo sulla questione". A suo parere, la Commissione che presiede potrebbe cominciare a discutere del caso già domani. "Faremo un'istruttoria - ha anticipa - e chiederemo informazioni alla procura generale". Dal tribunale di Bari arriva la presa di posizione del presidente dell'ufficio gip-gup, Giovanni Leonardi, secondo il quale "la procura dovrebbe evitare di istruire i maxiprocessi". "Non è possibile per un solo giudice, del quale sono note le straordinarie capacità tecniche, giudicare - ha detto ancora Leonardi - 160 persone accusate di 53 capi d'imputazione nei tempi previsti dal Codice". Dalla procura ufficialmente non c'è stata risposta, ma in tanti hanno fatto capire che le regole previste dal Codice di procedura penale sono altre, e che il processo è stato un successo per la Dda perché si è concluso con 150 condanne e con dieci sole assoluzioni. Anche sui tempi per scrivere la sentenza nessuno ha fatto dichiarazioni, ma qualcuno ha lasciato intendere che 15 mesi non sono pochi e che il giudice avrebbe potuto farsi esonerare dagli altri procedimenti, anche dopo la lettura del dispositivo.
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