Il presidente Obama ha saggiamente deciso di visitare la Turchia durante il suo primo viaggio ufficiale in Europa. Gli Stati Uniti hanno bisogno della cooperazione della Turchia – in Iraq e in Afghanistan così come con l’Iran e negli sforzi di mediazione nel processo di pace in Medio Oriente. Ma ci sono anche dei trend preoccupanti nelle relazioni della Turchia con l’Europa e nella sua politica interna. Obama deve fare tutto ciò che gli è possibile per invertire questi trend e ancorare con più fermezza Ankara all’Occidente. Il “Partito della Giustizia e dello Sviluppo” è stato rieletto con un impressionante risultato nel 2007 proseguendo in una politica di apertura al mercato che ha innescato la crescita economica e maggiori legami commerciali con l’UE. Il partito conservatore turco ha anche ampliato i diritti umani e legato più strettamente la legge turca agli standard europei. Da allora queste riforme sono in una condizione di stallo – in parte per l’opposizione delle forze civili nazionaliste e dei generali che esercitano ancora un peso influente nella vita politica turca (il processo a 86 persone accusate di aver complottato un colpo di stato militare ci ricorda la “metà oscura” della politica di Ankara). Anche il primo ministro Recep Tayyip Erdogan sembra aver perso entusiasmo verso l’offerta della UE e verso le riforme che sono il prezzo dell’ammissione in Europa. Soprattutto il presidente francese Sarkozy non è stato d’aiuto, chiarendo che farà tutto il possibile per lasciare fuori la Turchia dall’Unione Europea. Obama deve persuadere Sarkozy e gli altri che ammettere la Turchia – una democrazia musulmana – in Europa è nell’interesse di tutti. E deve convincere Ankara che le riforme richieste serviranno a rafforzare la democrazia turca e a darle maggiore stabilità e crescita economica. Siamo preoccupati dall’incremento delle tendenze autocratiche del governo Erdogan. La sua decisione di colpire il magnate della comunicazione Aydin Dogan con un provvedimento fiscale che è costato a Dogan circa 500 milioni di dollari è stata una sorta di ritorsione contro la stampa indipendente che aveva raccontato con successo la corruzione governativa. La disponibilità di Ankara nel dare aiuto per la ricostruzione delle scuole in Afghanistan è certamente benvenuta ma la situazione che c’è da quelle parti è terribile e la NATO ha anche bisogno di truppe e soprattutto dell’accesso alle basi militare turche per facilitare il trasporto e l’equipaggiamento dei soldati americani diretti in Afghanistan o che stanno tornando dall’Iraq. Ankara sta giocando un ruolo positivo come mediatore indiretto nei colloqui tra Siria e Israele. Con l’incoraggiamento di Washington, Erdogan potrà anche sfruttare le sue relazioni con l’Iran, il Sudan e Hamas per spingerli ad avere un comportamento migliore. La cooperazione della Turchia con il Kurdistan iracheno va largamente appoggiata. Ci sono anche report che indicano come le relazioni tra la Turchia e l’Armenia potrebbero normalizzarsi presto.
Abbiamo criticato a lungo la Turchia per la sua autodistruttiva negazione del massacro degli armeni durante la Prima Guerra mondiale. Ma mentre il Congresso degli Usa sta di nuovo contemplando la possibilità di una risoluzione che denunci quell’evento come un genocidio, si potrebbero fare molte cose per migliorare la situazione sia in Armenia che in Turchia, se il Congresso decidesse di ritirare la sua mozione. Obama, che in campagna elettorale ha mostrato di riconoscere il massacro degli armeni come un genocidio, potrebbe anche astenersi. La disastrosa guerra in Iraq del presidente Bush ha soffiato sul fuoco di un distruttivo antiamericanismo che cova in Turchia. E’ probabile che la visita di Obama servirà anche a calmare questi sentimenti ostili. Ma il presidente deve andare oltre tutto questo per mettere al sicuro le relazioni con un importante alleato e con una importante democrazia che corre il pericolo di ricadere negli errori del passato.
Tratto da The New York Times - Traduzione di Bernardino Ferrero
Usa. Obama: "Non siamo e non saremo mai in guerra con l'Islam"
"Gli Stati Uniti non sono e non saranno mai in guerra con l'islam". A dichiararlo rivolto ai parlamentari turchi ad Ankara è stato il presidente americano, Barack Obama. "La nostra partnership con il mondo islamico è fondamentale nel respingere un'ideologia marginale che gente di tutte le fedi rifiuta", ha sottolineato Obama puntualizzando: "Voglio essere chiaro sul fatto che la relazione tra Stati Uniti e mondo islamico non può e non sarà basata sull'opposizione ad Al Qaeda. Vogliamo invece un impegno su ampia scala fondato su interesse e rispetto reciproci. Ascolteremo attentamente, supereremo le incomprensioni e cercheremo il terreno comune. Saremo rispettosi, anche quando non concorderemo". "Ed esprimeremo il nostro profondo apprezzamento nei confronti della fede islamica che ha fatto tanto in tanti secoli per rendere il mondo migliore, ivi compreso il mio paese. Gli Stati Uniti sono stati arricchiti dai musulmani americani. Molti altri americani hanno musulmani nelle loro famiglie o sono vissuti in paesi a maggioranza musulmana, lo so perchè sono uno di loro". Parlando del rapporto che gli Stati Uniti intendono stabilire con il mondo islamico, Obama ha poi spiegato che ci si concentrerà a fare "ciò che possiamo fare, in partnership con la gente nel mondo islamico, per promuovere i nostri comuni obiettivi e i nostri comuni sogni. E quando si guarderà indietro a questo periodo, si dica dell'America che abbiamo teso la mano dell'amicizia".

2 commenti:
Probabilmente sono ignorante o forse prevenuta, ma mi piacerebbe sapere che cosa ha fatto "la fede islamica" per rendere migliore il mondo.
ArtemisiaP.
P.S.
Mr.Obama mi piace sempre meno
Stupri? Violenze? Schiavitù femminile?
Ps: a me Obama non è mai piaciuto a dire il vero.
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