MAZARA DEL VALLO - Per il presidente della Camera, Gianfranco Fini, la legge Bossi-Fini sull'immigrazione «continua a essere valida nell’impianto generale ma alla luce delle esperienze relative e di alcune questioni applicative della legge, alcuni correttivi credo si rendano necessari». Intervenendo a Mazara del Vallo (Trapani) alla presentazione di un libro del candidato sindaco in pectore del centrodestra Cristaldi, Fini ha sottolineato come siano necessarie delle correzioni in merito al rilascio del permesso di soggiorno per poter rinnovare il contratto di lavoro: «È assurdo chiedere a un immigrato di tornare nel Paese di origine e poi tornare in Italia».
LE OPPOSIZIONI - Fini «ha perfettamente ragione», commenta il leader dell'Idv Antonio Di Pietro, perchè agli immigrati «in questo modo si chiede davvero l'impossibile». La Bossi-Fini, prosegue, faceva acqua da tutte le parti sin dall'inizio anche perchè «è sempre stata un incentivo alla clandestinità», ma comunque «meglio tardi che mai...». E soddisfatta è anche il capogruppo del Pd in commissione Affari Sociali della Camera, Livia Turco, che punta comunque il dito contro «la destra che ha perso tanto tempo nel fare demagogia su un tema così delicato come l'immigrazione invece di governarlo con serietà». E mentre, secondo il segretario del Prc Paolo Ferrero, la legge sull'immigrazione andrebbe cambiata in toto sin dalle fondamenta, la Turco ricorda che è ancora in vigore il decreto legislativo 286 del 1998 attuativo di un'altra legge analoga, la Turco-Napolitano, poi cambiata dalla Bossi-Fini su due punti: le espulsioni e gli ingressi per motivi di lavoro. Ed è proprio quest'ultimo punto che Fini vorrebbe cambiare di nuovo.
LEGA: CAMBIARE MA PIU' SEVERITA' - Decisamente perplessa, invece, la Lega che, attraverso il responsabile Giustizia Matteo Brigandì, si chiede come mai Fini, nel suo ruolo di presidente della Camera, abbia deciso di pronunciarsi così nel merito di una legge. Con il rischio di condizionare chi poi verrà chiamato a cambiare il provvedimento. E, comunque, sottolinea Brigandì, se la Bossi-Fini dovrà proprio subire dei mutamenti, questi dovranno essere «senz'altro in tono più restrittivo».
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