mercoledì 1 aprile 2009

Afghanistan

Fiaccolata a Montecitorio. Souad Sbai: "Karzai non può continuare a prendere in giro l'Occidente" intervista a Souad Sbai di Fabrizia Maggi

Abbiamo raggiunto Souad Sbai, la deputata del Pdl e giornalista italiana che si batte da anni per i diritti delle donne arabe e musulmane in Italia. Volevamo sentire che ne pensa della legge che attenta alla vita quotidiana delle donne afghane, sottoscritta dal presidente Karzai. "Spero che sia solo uno scherzo". Souad Sbai è una giornalista italiana, eletta nel 2008 in Parlamento con il Popolo della Libertà. Cittadina italiana dal 1981, Sbai scrive - tra gli altri - per "Avvenire" e "L'Occidentale". Si occupa della condizione delle donne arabe in Italia. Nel 2005 è stata eletta presidente della Associazione Donne Marocchine in Italia.

Come commenta le notizie che arrivano dall'Afghanistan? Spero solo che sia uno scherzo. Se è vero, si tratta di una situazione davvero drammatica perché significa che negli ultimi anni non siamo riusciti a fare niente in quel Paese. Sono fiduciosa che il nostro ministro degli Esteri Frattini interverrà immediatamente e fermamente per capire se Karzai è un amico dell’Occidente o un talebano. Non può continuare a prendere in giro il mondo occidentale che lo sta aiutando nella ripresa del Paese. Ricordo che stiamo parlando di un uomo che ha firmato accordi per diventare presidente e che deve rispettare gli impegni contratti. Tra questi ci sono certamente i diritti della donna. Se è vero che questa legge sarà approvata dal Parlamento, state certi che ogni giorno manifesteremo di fronte all’ambasciata afghana. Karzai deve farci capire da che parte sta.

Domani ha organizzato assieme all’associazione Acmid-Donna una fiaccolata di protesta in piazza Montecitorio. Invito tutte le donne e tutti gli uomini, non solo afghani, che combattono per la libertà e la dignità della donna a venire a manifestare con noi contro delle pratiche inconcepibili e aberranti che avvengono in alcune zone remote del mondo islamico e che non sono scritte da nessuna parte. Dall’Afghanistan ci stanno chiedendo aiuto. Esistono i diritti umani anche nell’Islam, ma questi vengono troppo spesso ignorati. Così come è successo in Nord Africa, dove le donne stanno facendo grandi passi nella battaglia per i loro diritti, dobbiamo aiutare donne e uomini a liberarsi da questo male. Sì, anche gli uomini, perché ci sono tantissimi uomini che non ci stanno ad accettare questa aberrazione. La manifestazione era stata infatti inizialmente organizzata per chiedere la liberazione del giornalista afgano Sayed Perwiz Kambakhsh, un ragazzo di 23 anni arrestato e condannato a 20 anni di carcere solo per aver scritto un articolo in favore della libertà delle donne nel suo Paese. La notizia della nuova legge sul diritto di famiglia si aggiunge alle nostre richieste: la libertà e il rispetto della dignità delle donne.

Ma alcune deputate afghane hanno sostenuto che la nuova legge rappresenterebbe un passo avanti, perché impone il limite di 16 anni per le spose minorenni e rende illegali i matrimoni temporanei... Mi preoccupa anche questo. Significa che queste donne hanno preferito scendere a patti con quelle frange estremiste per poter vedersi riconosciuti dei diritti, dovendo rinunciare ad altri. Non ci voglio credere che nella società afghana la maggior parte delle donne e degli uomini sono d’accordo a sottostare a questo ricatto sotto forma di legge. Ho parlato con alcune colleghe afghane e mi hanno confermato che si sta tornando indietro, molto lontano dal rafforzamento dei diritti umani e delle donne. Non dobbiamo accettare questa violenza ed è proprio per questa ragione che domani saremo in piazza a manifestare.

Perché l’Italia dovrebbe mobilitarsi per una legge approvata da un Parlamento legittimato a farlo e che interessa una società così diversa dalla nostra? Il diritto all’autodeterminazione della donna in Afghanistan è un principio che deve interessare ciascuno di noi perché questi pensieri estremisti potrebbero arrivare anche in Italia attraverso quei fondamentalisti che hanno simpatia per queste misure e che vogliono replicare queste pratiche aberranti anche nel nostro territorio. Bisogna ricordare poi che l’Italia si è impegnata in primo piano nella ricostruzione dell’assetto giuridico del Paese. L’Italia deve quindi far valere quei principi internazionali sottoscritti anche dall’Afghanistan in sedi internazionali, come la Carta dei diritti dell’Uomo. Se approvata, questa legge diventa un insulto non solo per le donne afgane, ma per quelle del mondo intero e rischia di diventare il fallimento di chi, come noi e come l’Italia si batte per i diritti delle donne nel mondo musulmano.

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