domenica 19 aprile 2009

Vogliono scendere...

Il Pinar resta bloccato nel canale di Sicilia. Maroni: "Situazione sotto controllo". L'armatore: "Ci sono due donne incinte". Il mare agitato ostacola la guardia costiera. Il cargo degli immigrati ancora fermo. Malta: "Bruxelles ci appoggi. Soccorsi dall'equipaggio Viviano di Repubblica e altri giornalisti che tentavano di raggiungere la nave". Non hanno da mangiare e vogliono scendere. Sono da 10 giorni in mare. Un cadavere attira i gabbiani".

PALERMO - E' ancora fermo a sud di Lampedusa il cargo Pinar che, giovedì scorso, ha salvato 140 migranti su due barconi in balia del mare nel Canale di Sicilia. Mentre la polemica tra Italia e Malta si fa più aspra. Con il premier maltese che chiede "l'appoggio" di Bruxelles. Nuova missione di soccorso per l'equipaggio del mercantile: messi in salvo tre giornalisti, tra i quali Francesco Viviano di Repubblica, che tentavano di raggiungere la nave con il mare mosso e il motore fuori uso. "La situazione a bordo del Pinar è brutta - ha detto Viviano via radio -. Ci sono persone a piedi nudi, non hanno da mangiare e vogliono scendere sulla terra ferma. Sono ormai da dieci giorni in mare". Asik Tuygun, il comandante del mercantile a cui né l'Italia né malta hanno concesso l'approdo, è sempre in attesa di capire quale sarà la sorte dell'equipaggio e degli extracomunitari. Anche perché i viveri sempre più scarsi e le condizioni igieniche precarie rendono allarmante la situazione a bordo. L'armatore turco proprietario della nave, Baris Erdogdu, ha spiegato all'Ansa che tra gli immigrati ci sono anche due donne incinte. E aspettava un bimbo anche la giovane che ha perso la vita, il cui corpo è stato posto nella scialuppa di salvataggio per evitare infezioni a bordo. "In queste condizioni - ha proseguito - non so fino a che punto potranno resistere". In tutto le donne a bordo sono 37. La situazione degli immigrati, salvati dalla Pinar quattro giorni fa, sta diventando "insostenibile", ha assicurato Erdogdu. Due motovedette della guardia costiera stazionano accanto alla nave: a bordo del cargo sono saliti medici volontari e un team della guardia costiera per verificare la situazione generale e le condizioni di salute degli immigrati. Operazione resa difficile dalle pessime condizioni del mare che oggi è molto agitato. Le operazioni continueranno tutto il giorno. I medici ed i militari della guardia costiera hanno portato a bordo circa 1000 litri d'acqua. Nel pomeriggio un elicottero della guardia costiera tenterà di portare dei pasti caldi sul cargo. In attesa dello sblocco della vicenda, il ministro dell'Interno, Roberto Maroni definisce la situazione "assolutamente sotto controllo". Intervistato dall'Avvenire, il titolare del Viminale non risparmia critiche al governo di Malta colpevole, a suo dire, di una applicazione "non corretta" degli accordi internazionali e europei. "Per ora gli ospiti della nave sono al sicuro - dice Maroni - Se dovessero accadere dei fatti nuovi è chiaro che non lasceremo quelle persone in balia del mare". Malta, però, non ci sta e contrattacca chiedendo l'appoggio dell'Europa. "La procedura di soccorso effettuata da Malta - dice il primo ministro maltese Lawrence Gonzi,- è sempre stata la stessa. Abbiamo coordinato tutto come vuole la prassi in situazioni come queste. Ma il porto più vicino è Lampedusa, dunque devono essere trasferiti lì". "Malta sopporta - aggiunge Gonzi - l'enorme peso del fenomeno dell' immigrazione clandestina. Questo è un problema della Ue, e adesso tocca all'Unione appoggiare Malta in questa situazione". Intanto l'equipaggio del mercantile Pinar ha dovuto soccorrere un'altra imbarcazione. Si tratta di un gommone con a bordo tre giornalisti, Francesco Viviano di Repubblica, Karl Hoffman, giornalista di una tv tedesca e Luigi Pelazza del programma Le Iene, partiti da Lampedusa per raggiungere il cargo. Il mare è forza 4 e il gommone ha avuto il motore in avaria. "A bordo - ha raccontato Viviano dalla nave - ci sono anche due medici: dicono che la situazione è ingestibile e le persone non possono essere curate sulla nave. Ci sono diverse donne incinte ma non ci sono bambini a bordo. Poi c'è il cadavere della donna che è in putrefazione e attira i gabbiani. Mi pare che la protesta stia montando ed è giusto che queste persone siano sbarcate nel porto più vicino".

Il ping-pong e le regole di Vittorio Longhi

Chi deve accogliere i 153 migranti soccorsi in mare dal mercantile turco Pinar, l'Italia o Malta? Dove deve sbarcare la nave, a Lampedusa o a La Valletta? E che cosa prevedono gli accordi e le convenzioni internazionali invocate dai due paesi per giustificare il diniego allo sbarco? Il rimpallo di responsabilità tra Italia e Malta sulla sorte dei naufraghi e del mercantile che da tre giorni è al largo di Lampedusa si basa su interpretazioni degli accordi europei e su convenzioni internazionali che necessitano un chiarimento. Dopo le accuse del ministro Maroni al governo di Malta, il ministro degli Esteri Frattini ha rivolto un appello all'Unione europea affinché Frontex, l'agenzia per la gestione e il controllo delle frontiere esterne, assicuri una soluzione urgente alla vicenda del mercantile. In base agli accordi di Frontex lo stato che richiede l'avvio dell'operazione di pattugliamento delle acque se ne assume anche le responsabilità, inclusa la gestione, e quindi l'accoglienza, dei migranti soccorsi in mare. Ma secondo il ministro dell'Interno maltese Bonnici sarebbe proprio l'Italia ad avere bloccato le operazioni di questa agenzia nell'area, previste per aprile. "Esistono comunque le convenzioni che regolano il diritto internazionale marittimo", spiega Laura Boldrini, portavoce dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati, facendo riferimento all'Organizzazione marittima internazionale, Imo, agenzia autonoma delle Nazione unite. In particolare, in questi casi si fa riferimento alle Convenzioni per la sicurezza della vita in mare del 1974, Solas, e la convenzione sulla ricerca e soccorso in mare del 1979, Sar. Alcuni importanti emendamenti di queste convenzioni prevedono che all'obbligo del comandante della nave di prestare assistenza segua l'obbligo degli stati di cooperare nelle situazioni di soccorso, sollevando il comandante della responsabilità di prendersi cura dei sopravvissuti e consentendo ai migranti di essere trasferiti in un luogo sicuro. "Il problema è che questi emendamenti non sono stati firmati dal governo maltese e quindi è come se i due paesi facessero riferimento a due protocolli che non necessariamente combaciano", precisa Laura Boldrini. "Poiché queste situazioni si ripetono con una certa frequenza, mettendo a ulteriore rischio la vita dei migranti e in sicura difficoltà le navi che li soccorrono - aggiunge - sarebbe più efficace trovare in sede europea delle regole comuni e condivise a cui gli stati membri dell'Unione poi siano tenuti ad attenersi". Il contrasto tra Italia e Malta per l'assistenza ai migranti ha però anche un'altra origine, che riguarda la delimitazione degli spazi marittimi del Mediterraneo e le aspirazioni di Malta (si ricordi l'episodio della piattaforma Saipem II del 1980) ad essere titolare di una amplissima piattaforma continentale e di una ugualmente estesa "Zona Economica Esclusiva". In attesa di un accordo fra Italia, Tunisia, Libia e la stessa Malta sulle "Zee", i maltesi hanno allargato la loro zona Sar (Search and Rescue) in modo da precostituire una basa per le richieste economiche. Nella cartina si vede come la Zona Sar maltese, quella in cui uno stato deve prestare assistenza e soccorso, si sovrappone in più punti a quella italiana. Malta non ha i mezzi, oltre che l'interesse politico, a presidiare la sua Sar, e questo aggiunge una spiegazione al contenzioso di queste ore con le autorità italiane.

Ah, quindi Malta non ha i mezzi e di conseguenza è obbligatorio (con i mezzi o senza) che l'italia raccolga chiunque e dovunque.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Come c'era da aspettarsi:

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=345013&START=1&2col=&order=0#1

Artemisia

Elly ha detto...

Artemisia, ma mi pare che sapevamo già come sarebbe finita la pagliacciata, no? Tanto, voglio dire... la spagna spara, malta non li accetta... e noi? Per non passare da razzisti, raccogliamo. Detto tra noi, questo governo comincia a farmi schifo.

Anonimo ha detto...

sì, lo si apeva e anch'io comincio a essere schifata da questo governo.
Artemisia

100% Antikomunista ha detto...

Ma non si chiamano navi da guerra?

Le navi da guerra hanno i CANNONI e sparano.

Le navi che invece fanno la spola tra un porto e l'altro per far arrivare turisti in Italia si chiamano navi da CROCIERAMi dispiace solo per i ragazzi della Marina MIlitare, che L'IMBECILLITA' dei nostri governanti ormai ha ridotto a fare i camerieri di bordo dei futuri delinquenti