Ankara - Il presidente americano Barack Obama ha detto oggi ad Ankara che gli Stati Uniti sostengono con la massima forza la richiesta della Turchia di diventare un membro dell’Unione Europea. E lo ha fatto con decisione nel promo giorno della sua visita ufficale. La Turchia, ha sottolineato il presidente Usa, è un "alleato critico" degli Stati Uniti e una "parte importante dell'Europa". Parlando davanti al Parlamento turco Obama ha detto che gli Usa "non sono in guerra con l’Islam". Nel primo grande discorso in una capitale musulmana, ha voluto quindi sottolineare con forza questo punto, che i lunghi anni di guerra al terrorismo avevano reso delicatissimo. Obama aveva anticipato subito dopo la sua elezioni di voler mettere tra le sue priorità la ricostruzione dei rapporti tra gli Stati Uniti e l’occidente e il mondo islamico. L’ingresso della Turchia nell’Unione Europea "allargherebbe e rafforzerebbe" le fondamenta dell’Ue. Obama - le cui osservazioni sono state accolte dal primo applauso a lui dedicato dai parlamentari - ha toccato l’argomento quasi all’inizio del discorso, tornando così a difendere la causa dell’ingresso di Ankara nell’Unione, come già aveva fatto ieri parlando al vertice Usa-Ue di Praga, suscitando la reazione negativa del presidente francese, Nicolas Sarkozy. Obama ha sottolineato che gli Stati Uniti non parlano certo in quanto membri dell’Ue ma come "stretti amici della Turchia e dell’Europa"; la Turchia ha aggiunto è unita all’Europa "da più ponti oltre a quelli sul Bosforo".
Lotta al terrorrismo. Turchia e Stati Uniti sono alleati di lungo corso, e possono produrre una "alleanza modello" perché la Turchia è membro della Nato e il dialogo con Ankara è essenziale, ha ribadito Obama, sottolinenando di voler costruire su quelle che sono "già forti fondamenta", fin qui definite soprattutto in termini militari e di sicurezza, ma che in futuro dovranno espandersi anche nel settore economico. Obbiettivo numero uno di questo dialogo è tuttavia la lotta al terrorismo: "abbiamo discusso su come dare maggiore supporto su questo fronte, ma è chiaro per noi che il terrorismo è sempre inaccettabile". Per Obama, la cosa essenziale "nei rapporti turco americani è il riconoscimento che i due paesi possono creare una alleanza modello, che fra le nazioni occidentali da un lato e un paese a cavallo fra due continenti dall’altro, è possibile creare una comunità moderna prospera, sicura". Quindi esempio del dialogo "fra le culture, ed è una cosa di estrema importanza per me". La Turchia paese islamico nella visione di Obama diviene perno della diffusione del dialogo: il presidente Usa ha aggiunto che «se est ed ovest saranno uniti nel trasmettere questo messaggio al mondo, penso che avremo un impatto straordinario».
Questione armena: non mi intrometto. "Le mie opinioni sono di pubblico dominio, non vi ho rinunciato, ma non voglio interferire in alcun modo con i negoziati fra Turchia e Armenia, che potrebbero dare risultati molto presto": il presidente degli Stati Uniti Barack Obama - come era nelle previsioni - ha eluso ogni menzione del genocidio degli armeni nel corso della conferenza stampa congiunta con l’omologo turco Abdullah Gul. In campagna elettorale Obama si era impegnato a denunciare il genocidio senza mezzi termini: "Non è un’accusa, un punto di vista o un’opinione personale, ma un fatto documentato da un gran mole di prove storiche", aveva scritto sul suo blog. Per non rischiare di danneggiare il riavvicinamento in corso delle relazioni turco-armene, la Casa Bianca ha scelto ora la discrezione, ma resta da vedere cosa farà il Congresso di fronte alla risoluzione di condanna che come ogni anno verrà presentata tra pochi giorni in occasione del 24 aprile, giornata del ricordo per gli armeni di tutto il mondo. "È in corso un processo tra Armenia e Turchia per risolvere delle annose questioni, voglio incoraggiarlo dato che sta facendo progressi e potrebbe dare frutti molto presto: non voglio quindi concentrarmi sulle mie opinioni ma su quelle dei popoli turco e armeno, non ho intenzione di minare accordi o annunci che potrebbero essere fatti nel prossimo futuro", ha spiegato Obama rispondendo alla domanda di una giornalista.
Gul: vicende storiche, non politiche. Da parte ilpresidente turco sua ha ribadito che la questione non è "politica ma storica": "Il contesto è quello del 1915, quando l’Impero Ottomano combatteva su quattro fronti: molte persone persero la vita ma anche la popolazione musulmana soffrì grandemente e nello stesso tempo. Dovremmo lasciare che siano gli storici a sedersi a un tavolo, siamo pronti ad affrontare qualsiasi realtà" storica, ha continuato il Presidente turco ricordando di aver proposto la creazione di una commissione storica congiunta - aperta anche ad altri Paesi come Stati Uniti o Francia - e di aver messo a disposizione gli archivi di Ankara. "Abbiamo iniziato dei colloqui con l’Armenia per normalizzare i nostri rapporti, e quando avremo raggiunto una conclusione credo che avremo dato soluzione a molte questioni", ha concluso Gul.
Nucleare, l'Iran critica Obama. Intanto l’Iran ha criticato il presidente Obama per avere ripetuto, durante un discorso tenuto ieri a Praga, che il programma nucleare della Repubblica islamica rappresenta "una minaccia" per gli Usa e i suoi alleati. "È la ripetizione di affermazioni che sono in contrasto con le promesse di un cambiamento nella politica americana", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Hassan Qashqavi. Qashqavi ha ripetuto quanto sempre affermato dalle autorità di Teheran, secondo le quali il programma nucleare del Paese ha fini esclusivamente pacifici. Ieri Obama aveva detto che fino a quando vi sarà la "minaccia" del programma nucleare iraniano, è giustificato il progetto degli Usa di allestire un sistema anti-missile in Europa orientale. "In realtà - ha risposto il portavoce iraniano - ogni tecnico di qualsiasi parte del mondo sa che questo progetto ha come vero obiettivo quello di mantenere la superiorità nucleare americana sulla Russia".

6 commenti:
Basta vedere come un decennio laburista ha ridotto la Gran Bretagna (ormai a tutti gli effetti uno stato islamico) per capire i danni che attendono l'America da questa sciagurata presidenza...
Non vuole interferire con i negoziati fra Turchia e Armenia , ma vuole ficcare il naso nelle decisione dell'Europa.
Non credo assolutamente nella sua buona fede, non penso che sia così beota da non comprendere il danno che ce ne verrebbe
ArtemisiaP.
No, Artemisia, non credo nemmeno io alla buona fede di Obama. Infondo dice di essere "cristiano" ma non lo è.
Antikom, Obama ci sta rovinando invece che tirarci fuori dalla sua melma. Ma gli scettici Obamiani lo sapevano. Altro che salvatore del mondo.
Obama....la mia opinione su di lui è sempre stata bassissima ed a rfagione, a quanto vedo.
Eudora
Ciao Eudora, bhe considerato il fatto che dice "noi non siamo in guerra con l'islam"... e infatti le torri gemelle sappiamo bene che le hanno fatte crollare gli americani. E' probabile magari che gli occidentali non siano in guerra con l'islam ma è l'islam che è in guerra con l'occidente. E come dicevo ad Artemisia in un post più sopra, io di Obama non mi sono fidata fin dall'inizio. Forse perchè è musulmano.
L' islam (volutamente in minuscolo)
è in guerra con il mondo intero. Dovunque si formi una comunità islamica arrivano i problemi: ai buddisti rompono le palle, agli indù rompono le suddette.....qui non si tratta di essere razzisti, come blaterano le anime belle, ma queste sono constatazioni di fatti.
eudora
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