lunedì 20 aprile 2009

Nichilismi

L’ideologia della colpa alla Casa Bianca di Oggettivista

Oh, fantastico: dopo l’inchino con genuflessione a re Abdullah dell’Arabia Saudita, il tasto “reset” con la Russia, le dichiarazioni di amicizia per l’Iran di Ahmadinejad, le promesse alla Siria, la dichiarazione sul “reciproco rispetto” con il Sudan del criminale Omar Bashir, la stretta di mano calorosa a Hugo Chavez e la promessa a Cuba di una “nuova era” (fine dell’embargo?), che cosa ci dobbiamo aspettare da Barack Obama? Che inviti Bin Laden alla Casa Bianca? Noi scherziamo, ma poco ci manca: il tanto sventolato dialogo con i Talebani “moderati” (che lapidano e mozzano le mani) è quanto di più vicino ci sia all’apertura con Al Qaeda, visto che l’ideologia dei due gruppi è la stessa. E’ difficile riuscire a capire che cosa si nasconda nella testa di Obama. Gli scettici pensano che si tratti di un presidente che, a parole, soddisfa i media pacifisti, ma nei fatti continuerà una politica come quella seguita da George W. Bush. Non credo proprio che sia così. Semmai è vero il contrario: è George W. Bush che, negli ultimi due anni di presidenza (dopo la vittoria dei Democratici alle elezioni del 2006 e il rimpasto dell’amministrazione), ha abbandonato la sua politica per adottarne una nuova, praticamente indistinguibile da quella voluta dai liberal. E’ sempre ingenuo, poi, credere che vi sia una dicotomia tra fatti e parole. Non è così: le parole hanno un senso e ogni discorso tenuto in pubblico crea delle conseguenze pratiche. Se Obama si inginocchia di fronte al monarca assoluto Abdullah, non ci troviamo solo di fronte a una “gaffe”, ma ad un gesto che è destinato a far sentire forte come non mai il regno saudita. Grazie a quel gesto avremo un’Arabia Saudita meno timida, più assertiva nel promuovere l’Islam radicale sunnita nel mondo e a negare riforme occidentali. Cosa, per altro, già visibile oggi con le nuove leggi che vietano alle donne di mostrarsi in televisione e le corti islamiche che legittimano i matrimoni combinati fra minorenni. Il tasto “reset” regalato al ministro degli Esteri russo Lavrov non è solo uno scherzo, pronto a diventare gadget nei migliori negozi di tutto il mondo. E’ un simbolo che induce la Russia a sentirsi vincitrice nella sua precedente sfida con Bush e a rilanciare la sua politica imperiale. Mosca ha già fatto sloggiare la base americana dal Kirghizistan, impone alla Romania di non proteggere i liberali della Moldavia, lancia nuovi faraonici programmi di armamenti per tornare ai “fasti” dell’Urss. Le parole di caloroso augurio di buon anno nuovo persiano, l’invito di rappresentanti di Teheran all’Aja, non sono solo degli atti di cortesia. Sono visti dal regime dei mullah come un’approvazione della loro politica. E puntualmente, in barba a tutte le risoluzioni Onu, Ahmadinejad vara in pompa magna nuovi impianti nucleari. Di fatto sta mostrando ai media la costruzione dell’ordigno con cui incenerirà Israele, nell’impunità più completa. Le visite di John Kerry alle cricche al potere in Siria e in Sudan, non sono solo dei viaggi in paesi esotici. Sono intese dai diretti interessati come una protezione dai tribunali internazionali che incombono. Assad, che potrebbe benissimo essere processato per l’omicidio di Rafiq Hariri del 2005 e per tutti i crimini commessi in Libano e contro Israele, ora si sente con le spalle coperte dagli Usa. Omar Bashir, che sfida il mandato di cattura internazionale viaggiando impunemente per paesi arabi e africani suoi amici, ora si sentirà protetto anche dalla superpotenza americana. E continuerà a sterminare le popolazioni innocenti del Darfur. Hugo Chavez, che sta spremendo il suo paese come un limone, che ha già distrutto l’economia del suo popolo per lanciare una donchisciottesca sfida contro tutto il mondo capitalista, ora si sentirà incoraggiato ad andare avanti su questa strada dopo la calorosa stretta di mano di Obama. Non oso nemmeno immaginare quali effetti potrebbe provocare la fine dell’embargo su Cuba: probabilmente altri 50 anni di regime comunista imposto alla popolazione. Queste elencate sopra sono le conseguenze concrete di una politica reale, non di una serie di azioni di facciata. Si illudono i democratici alla Casa Bianca se credono che questi gesti non costino nulla. Costano e costeranno ancora di più nei prossimi anni e Obama ne ha piena responsabilità. Ma non penso proprio che i democratici siano così illusi, soprattutto quelli più navigati. Queste politiche, con tutta probabilità, sono scientemente deliberate e rispondono coerentemente a un’ideologia. E’ l’ideologia della colpa, quella che caratterizza da sempre i liberal, i libertari, i paleoconservatori, buona parte dei sedicenti “realisti”, tutti coloro che non condividono affatto gli ideali che sono alla radice degli Stati Uniti, né la loro politica di promozione della libertà nel mondo avviata a partire dal 1917. Robert Gates, che è visto erroneamente come un contrappeso repubblicano a Obama, è invece in prima fila fra gli autoflagellanti al potere. Durante la Guerra Fredda era dirigente della Cia, si vergognava delle operazioni anticomuniste in America centrale, riteneva un errore la “retorica” reaganiana dell’Impero del Male, voleva un rapporto di equilibrio con il regime più criminale del mondo. Sulla fine della Guerra Fredda, nelle sue memorie, non riconosce alcun merito a Reagan, ma premia solo Gorbachev. Adesso che è a capo della Difesa negli Stati Uniti, mantiene il solito fastidioso atteggiamento. Al Giappone che è minacciato dai missili della Corea del Nord risponde dicendo “arrangiatevi, noi difendiamo solo il nostro territorio, quando e se è minacciato”. Sull’Afghanistan è convinto che prima si vada via e meglio è. La Russia? Si prenda pure tutto quello che vuole. E’ un po’ come il poliziotto che non vuole avere grane: il crimine ci sia pure, basta che non sia nella zona di mia responsabilità. Al fianco del nichilista Gates troviamo l’idealista Clinton, con tutta la sua tribù di lobbisti, avvocati, accademici. Sono persone che, per tutti gli otto anni di Bush, hanno gridato allo scandalo per concetti come “esportazione della democrazia”. Non ne vogliono nemmeno sentir parlare: gli Usa, per loro, devono essere amici di regimi totalitari come la Cina e i Paesi arabi, con cui è possibile fare affari (di cui godono solo i governi, non i privati). Ma bisogna anche capire che dietro tutta questa gente al potere negli Usa, alla base della loro formazione, in tutti gli anni della loro militanza democratica, c’è un humus culturale fatto di giornalisti, professori, artisti, sedicenti “attivisti per i diritti umani” a cui fa veramente schifo l’America e tutto il suo impianto di valori. Sono persone innanzitutto collettiviste, che rigettano il diritto di proprietà individuale su cui si fonda la giustizia americana. Persone che sottovalutano (o interpretano in tutt’altro modo) la libertà in patria e inorridiscono se vedono un tentativo di esportarla all’estero.Persone che accusano l’America (paese anticolonialista dal 1776) di avere un passato di potenza bianca, arrogante e colonialista. Persone a cui vengono i brividi se solo pensano che l’America ha schiantato quel paradiso monolitico socialista chiamato Urss (creando “caos” geopolitico in tutto il mondo). Persone che celebrano o quantomeno rispettano Fidel Castro e la sua “giusta” causa contro l’embargo americano per poter esportare la sua santa rivoluzione in tutta l’America Latina, contro regimi “corrotti” dagli yankee. Persone che credono che Chavez sia veramente un benefattore del popolo. Persone che pensano veramente che il terrorismo islamico sia causato dalla povertà e dalla “arroganza criminale” di Israele. E pensano veramente che si possa porre termine al terrorismo coprendo d’oro i popoli musulmani e abbandonando Israele al suo destino. Sono persone, in genere, che non credono all’esistenza del Male, né a quella del Bene, ma solo al “bene” e al “male” rigorosamente messi tra virgolette, giusto per ridicolizzare i concetti: per loro non c’è libero arbitrio, non c’è, di conseguenza, né bene né male. Ci sono problemi risolvibili pagando risarcimenti. Perché se una persona uccide, dal loro punto di vista, lo fa perché ha problemi sociali e questi problemi vanno risolti cambiando la società e, al contempo, riconoscendo all’assassino lo status di vittima da risarcire. E’ questa l’ideologia al potere negli Usa, alla testa del mondo occidentale. Non aspettiamoci sorprese: pensano così, agiranno di conseguenza. Loro si sentono in colpa, aspettiamoci che si scusino anche con Bin Laden, perché le Torri Gemelle erano troppo alte e di conseguenza un simbolo di arroganza da abbattere.

Il teatrino degli imbecilli: i delegati Ue e di altri paesi occidentali scappano a gambe levate mentre Ahmadinejad straparla. No, perchè a quanto pare, Ahmadinejad ha sempre straparlato senza tra l'altro cambiare idea. Lo sapevano, perchè allora è stato invitato? E mi viene da pensare che lì sono in tanti ad essere imbecilli, soprattutto gli organizzatori di tale inutile evento.

1 commenti:

100% Antikomunista ha detto...

Hanno osato fare il verso della scimmia al nero Balotelli... campo della Juve squalificato

linkChi va allo stadio può accoltellare, uccidere poliziotti, lanciare motorini dalle gradinate, tirare razzi, prendere a sassate autobus, devastare i treni e le stazioni...

MA GUAI SE E' RAZZISTA!