sabato 18 aprile 2009

Italia dei valori

L'Italia dei valùr di Filippo Facci

Giancarlo Perna ha già raccontato come il meridionalista Di Pietro, che raccoglie la maggioranza dei suoi voti al Sud, si sta improvvisando leghista al Nord: l’ha disseminato di manifesti identici a quelli della Lega di fine anni Ottanta (storici) con la gallina che depone le uova nella cesta di una matrona meridionale. «Lumbard tas!» era lo slogan leghista, «Sveglia padano!» è quello dipietrista. Molti non sanno che alle spalle del più ovvio intento dipietresco (spacciare idee altrui) c’è addirittura una strategia: la si apprende nel saggio «L’Italia dei valori» di Pino Pisicchio, presunto intellettuale dipietrista. Il dettaglio è che al partito di Di Pietro manca il sale dell’esperienza leghista: il radicamento sul territorio, ciò che Bossi ha ormai in esclusiva rispetto a qualsiasi altro partito. Il bello, poi, è che con giri di parole tortuosissimi (Pisicchio, poveretto, è un ex democristiano ed ex mastelliano) il libro lo ammette anche. E annota: «Di Pietro ha prodotto a suo favore la trasmutazione del girotondismo e dei molti rivoli culturali che componevano la piazza: militanti dell’associazionismo, porzioni di cittadinanza attiva, frange del Pd, frange della sinistra extra parlamentare, segmenti del grillismo e del travaglismo, singoli cittadini sospinti da civile indignazione». Insomma, sempre più chiaro dove prende i voti: ad «Annozero».

Curiosità, a quanto pare il buon Di Pietro sembra essere il più invitato in tv.

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